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Recensione
10-05-2018 : GINTAS K
GINTAS K
Tra le sue tante uscite discografiche, il lituano Gintas K propone questa sperimentazione estrema che prende vita a partire dal concetto di musica acusmatica (per i cui retaggi storici vi rimando alle dovute ricerche), espletata destrutturando in particelle sonore minime i componenti audio di un tema sonoro fino al livello più elementare e primordiale. In pratica una decostruzione del suono, riorganizzata - se così si può dire - in una forma fossile e cristallizzata. Di fatto i nove episodi del disco hanno le fattezze di flussi tonali che tendono a perdere il nesso logico e in cui è possibile solo registrare poche....
 
Recensione
19-04-2018 : AIDAN BAKER, GARETH DAVIS
AIDAN BAKER, GARETH DAVIS
Collaborazione tra due arditi sperimentatori, "Invisible Cities" veniva registrato durante il 2016 trovando un melange importante tra la vena dronico-ambientale del prolifico Aidan Baker e i temi di clarinetto di Gareth Davis. Il punto chiave dell'intera opera, costituita da quattro ampie tracce, sta nel superamento di rischiose derive jazz in considerazione della strumentazione usata, a favore di un mood ambientale e calmo capace di unire tonalità classiche (fiati, chitarre) all'elettronica e alle field recordings per dare vita ad una moderna musica da camera, riflessiva, delicata ed emozionante. I movimenti dei brani sono....
 
Recensione
04-04-2018 : RUTGER ZUYDERVELT with ILIA BELORUKOV and RENÉ AQUARIUS
RUTGER ZUYDERVELT with ILIA BELORUKOV and RENÉ AQUARIUS
Tra le sue tantissime uscite sotto monicker diversi, l'olandese Rutger Zuydervelt propone anche questa singolare colonna sonora concepita per un documentario firmato dalla connazionale Jessica Gorter dal titolo "The Red Soul". Si tratta di un approfondimento su come la popolazione russa percepisce oggi la figura di Stalin: spietato dittatore o simbolo di una nazione unita. L'approccio di Rutger è poliedrico come al solito, in grado di unire piccoli rumori evocativi e suoni strumentali (all'opera partecipano anche un sassofonista e un percussionista) cercando di enfatizzare, sottolineare, commentare immagini e concetti.....
 
Recensione
04-04-2018 : ECHOES OF YUL
ECHOES OF  YUL
Arriviamo a parlare con colpevole ritardo di questo lavoro firmato dal progetto polacco Echoes Of Yul , uscito in cassetta nel 2015 per la Tar Trail e poi ristampato in CD nel giugno del 2017, contenente una sequela di "outtakes & sketches" registrati tra il 2013 e il 2015 e ricavati da "The Healing", probabilmente l'album più significativo del duo. L'opera, adeguatamente rimasterizzata, vede un mix stilistico e strumentale che porta all'utilizzo sia di macchinari elettronici che di strumenti, passando per un sound d'atmosfera a tratti misterioso, spesso rilassante, figlio, più che delle derive....
 
Recensione
13-03-2018 : NOTCHNOI PROSPEKT
NOTCHNOI PROSPEKT
I Notchnoi Prospekt sono uno degli act più longevi della scena elettronica russa, visto che sono nati nel 1985 e hanno esordito 5 anni dopo con l'ottimo "Sugar". Alla frenetica attività che ha caratterizzato i primi anni è seguito un progressivo diradamento delle uscite, dovuto anche alle alterne vicende che hanno interessato la line-up con continui cambiamenti. Dopo sette anni dall'ultimo lavoro, ecco che ritornano con questo "Polyurythane", dove l'intento sembra quello di trovare nuove vie alla propria arte. Va subito detto che l'obiettivo è raggiunto solo a metà. La tracklist di....
 
Recensione
13-03-2018 : DEADROW77
DEADROW77
È difficile recensire una uscita come questo "Dark Waves For Little Greys" del progetto Deadrow77, alias Fabien Della Roma, disco che esce a dodici anni dal precedente "Mi-Figue / Mi-Raisin". Il nuovo disco è in realtà una doppia raccolta di pezzi scritti nel 2013 e nel 2014. Due ore di musica strumentale per 29 brani che traggono ispirazione dalla darkwave, dall'industrial e dalla musica elettronica. Un lavoro monumentale in termini di quantità, anche se le composizioni sembrano nascere da sperimentazioni improvvisate, senza un filo logico che le unisca. Si tratta quindi di piccole foto che....
 
Recensione
01-12-2017 : STEVE ROACH
STEVE ROACH
Concepito nel 2016 ma di fatto messo a punto solo in tempi recenti, "Long Thoughts" segna il ritorno del decano Steve Roach ad una struttura sonora unica, non divisa in tracce. L'album è di fatto un solo grande brano concepito senza un vero e proprio inizio e senza una fine precisa, ma con le sembianze di un'emanazione costante e perpetua non soggetta a cambi drastici o a variazioni eclatanti, sorretto da un'evoluzione perpetua traducibile in moti astrali e viaggi all'interno della mente umana. Stratificazioni di synth e fluttuazioni morbide conducono verso una space-ambient anni '70 in cui regnano mistero, calma, riflessione....
 
Recensione
17-11-2017 : GÜNTER SCHLIENZ
GÜNTER SCHLIENZ
Il tedesco Günter Schlienz conferma l'unicità curiosa e ispirata del suo progetto artistico anche con questa uscita, ristampa su CD di un vinile pubblicato in due limitatissime edizioni nel corso del 2016. "Book Of Dreams" rimane aderente ai canoni fondanti dell'autore, basati su minimalismi elettronici di stampo sinfonico che sembrano voler fondere suoni cosmici con nenie o ninna nanne per bambini. I nove pezzi del disco godono di toni tranquilli e sereni, costantemente velati di un'aura notturna che sa cullare quanto basta per avvolgere l'ascoltatore in un mondo onirico e fiabesco. Alla base agiscono synth dai toni....
 
Recensione
17-11-2017 : PENNY RIMBAUD
PENNY RIMBAUD
L'ex Crass Penny Rimbaud mette a punto il secondo di una serie di progetti risalenti al 2005 e composti come introduzione ad uno dei poemi dell'autore: "In The Beginning". Nella fattispecie, "Kernschmelze II" è una grande suite che accorpa rumori teatrali ad un peculiare lavoro sulla voce di Eve Libertine (ex Crass anche lei), con l'assistenza tecnica di Charles Webber. L'improvvisazione ha un ruolo centrale, così come la scelta dei toni e dei suoni, basati su flussi continui, riverberi squassanti, tonfi reiterati, clangori metallici ed una gran quantità di emissioni sonore oscure: uno sfondo onirico e....
 
Recensione
30-10-2017 : STEVE ROACH
STEVE ROACH
Mastodontica opera del maestro decano Steve Roach, che imbastisce una sinfonia di marca analogica di rara raffinatezza. "Nostalgia For The Future" si ricollega indubbiamente alla scuola minimal americana, rivissuta con schemi e supporti elettronici che guardano dritto agli anni '70. L'evoluzione del genere - in tal senso - era già stata operata da Roach in altri lavori giungendo alla creazione di un'ambient music sui generis, in parte figlia di Eno e Schultze, in parte degli spunti e delle ricerche costanti dell'autore stesso. Nell'universo sterminato di toni distensivi che si rincorrono e si riversano su loro stessi appare....
 
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