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Room 109

18-06-2023

DEVIATE DAMAEN

"Soqquadro Tanz - Our Danceable, Subversive And Explicit Cumshot Against All Woke Fluffers Of Cancel Culture"

Cover DEVIATE DAMAEN

(autoproduzione)

Time: CD (74:28)

Rating : 7.5

Senza affrettare i tempi, come loro consuetudine, i romani DD tornano con "Soqquadro Tanz" dopo "In Sanctitate..." di fine 2019, autoproducendo la nuova fatica nelle mille copie del jewel-case corredato da ampio libretto. Laddove il precedente opus si presentava a trazione metal, con tutto il carico di trasversale eclettismo tipico di G/Ab e sodali, stavolta le coordinate si spostano verso un impianto electro piuttosto ampio, edificato sui macchinari di Ark e puntellato dalla graffiante chitarra di Zoggaman, quest'ultimo anche curatore dei pattern ritmici. Un assetto che permette a G/Ab di sfoderare tutto il suo grande e rinomato istrionismo vocale, fatto di forte teatralità e, per l'occasione, supportato dalla vocalità più estrema di Messor, in un turbinio di ugole che s'intrecciano con efficacia. Questa formazione a quattro, supportata dal consueto manipolo di ospiti ed amici, confeziona quello che non esitiamo a definire il lavoro migliore del progetto, in quanto stilisticamente meglio incanalato, con il tipico concept lirico senza peli sulla lingua che, al solito, non risparmia tutto il disprezzo dei Nostri (vedi l'esplicito sottotitolo) per quel mondo "dem" e "woke" tanto amato da quella "generazione Z" in larghissima parte priva di spina dorsale, fatto di devoti della "scienza" da salotto tv, fanatici del dirittismo senza confini, seguaci dell'inclusività ad ogni costo e tifosi dei "cambiamenti climatici", tutti perfettamente proni alla (dis)informazione mainstream, nonché per quella sedicente e dissennata "cancel culture" i cui riverberi censori hanno colpito anche gli stessi DD, segnatamente con la rimozione da certe piattaforme di distribuzione musicale. Il combo capitolino sviluppa il concept da par suo, incarnando volutamente e fino in fondo ciò che la vulgata popolare chiamerebbe "politicamente scorretto", con quei tipici toni sprezzanti e fieramente volgari, uniti ad una veste grafica che se ne frega dell'eleganza, ed ovviamente con la sfrontatezza di certe invettive musicali. Tuttavia queste ultime sono divenute episodi sporadici, tant'è che, nei quindici brani (più una ghost track) del disco, i momenti irriverenti e goliardici si riducono allo scanzonato piglio rock dell'opener "Proudly Boomer" e di "Rigira La Visiera, Dai!", alla tarantella "Taranta e Scagazza" ed alla sgroppata extreme metal "Soya Blackster", quest'ultima un autentico schiaffone a quei blacksters dalle mille ipocrisie. Al netto di queste poche tracce, il grosso dell'album è altra storia, con la sua trazione electro trasversale e a tinte scure, ben fornita di chitarre dure e taglienti, sulla quale l'istrionismo delle vocals funziona ottimamente. Spesso e volentieri i brani - fra cui due buone riletture di pezzi dei Deviate Ladies datati primi anni '90 - prendono le mosse dai sintetismi, che si tratti di techno oscura, dark-electro, austerità Laibachiana o electropop ballabile, per poi crescere d'intensità con l'ingresso della sei corde ed evolversi in forme intriganti. I DD dimostrano a quegli scettici che li hanno sempre visti come dei "caciaroni" di saper suonare, mettendo in campo varianti di tutto rispetto, come il lugubre e teatrale notturno "Narcisiko Emoskambio", la dura power-electro di "Fuck That 'Heavenly' Mask!" (invettiva contro le odiate mascherine "salvavita" tristemente note), l'appassionata "Danza Di Lava" per piano, voce e lievi sintetismi, l'audace rilettura del tema de "Il Lago Dei Cigni" di "No, Non Cancellerò!", l'ambient poetica di "L'Infinito Sussurro Di Foglie Cadenti" (con annessa cover a cappella della mitica "Neverending Story"!) e l'afflato dronico della lenta ghost track "Un Dito Al Culo". La nostra impressione è che la strada imboccata con questo nuovo assetto sia quella giusta (ammesso che la band intenda seguirla anche coi prossimi lavori) e che, viceversa, quei momenti più sfrontati e goliardici di cui sopra, per quanto tipici del combo capitolino, comincino a rappresentare una sorta di zavorra per la quale i DD potrebbero riservare un'altra sede, onde snellire e convogliare meglio il messaggio - senza rischiare di annacquarlo - in una forma stilisticamente più compatta ed efficace, cui abbinare poi una veste grafico/estetica più sottile, cercando sostanzialmente di lavorare più "di fino", ma rimanendo egualmente sferzanti e "anti". Forse tutto questo non accadrà mai per deliberata scelta della band, o forse un giorno sì, ma l'odierno è "Soqquadro Tanz", ed il dato significativo è che si tratta del miglior lavoro delle Dame Deviate fino ad oggi, con buona pace dei detrattori.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

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