08-09-2020
JAGGERY
"Having It Out With Melancholy"
(autoproduzione)
Time: CD (32:54)
Rating : 8.5
Rilasciata a fine gennaio in confezione digifile, "Having It Out..." è la prima uscita ufficiale firmata Jaggery dopo il terzo album "Crux" della primavera 2016, e vede il combo di Boston cimentarsi con le musiche composte per l'occasione dal concittadino Michael J. Veloso, il cui lavoro musicale ad ampio raggio viene solitamente creato per ensemble classici, rappresentazioni teatrali e videogiochi. Un incontro fortunato e proficuo che, sulla scorta di testi basati sul ciclo di poemi di Jane Kenyon che porta il titolo assegnato anche all'opera in esame, vede la band splendidamente guidata dall'eccelsa cantante e pianista Singer Mali proseguire con successo in quel suo discorso artistico unico e personale, capace di incrociare magicamente musica da camera, jazz, darkwave, avanguardismo rock e molto altro in una formula semplicemente ammaliante. Non un salto nel buio nell'esplorazione di suoni differenti per l'act americano, dunque, come dimostra sin dalle prime battute la fiabesca "In The Nursery", dolce ed appassionata sia nell'interpretazione canora che in quella musicale, ma capace di una frenetica porzione jazzata di grande effetto, proprio come i Jaggery ci hanno abituati. Se il talento genuino della band del Massachusetts è fuori discussione, altrettanto vale per quel coraggio nell'osare che permette a Mali e soci di creare momenti squisitamente teatrali ed istrionici come "Bottles" e la nervosa e vorticosa "Pardon", ampiamente esemplificativi delle enormi possibilità strumentali e vocali di un progetto quanto mai libero da paletti di sorta. È l'arpa di Tanya Phillips a scandire la dolce melodia di "Suggestion From A Friend", con la viola di Rachel Jayson sempre puntuale nel fornire il suo apporto ad un suono che si abbevera ripetutamente alla fonte della tradizione classica, sia che si tratti dei più suadenti minimalismi di "Often", sia quando i temi si colorano di sfumature jazz d'estrema finezza. A dir poco splendida anche la luminosa "Once There Was Light", con la sua magnifica porzione finale per sola voce, mentre tocca alla profonda passionalità di "Wood Thrush" far calare il sipario su di un'opera sicuramente concisa, ma di enorme intensità e completezza. Un altro centro per una band impeccabile e realmente straordinaria, assolutamente da scoprire se ancora non lo aveste fatto.
Roberto Alessandro Filippozzi