17-01-2020
HEARTLAY
"Attack & Agony"
(autoproduzione)
Time: CD (42:43)
Rating : 7
Nato nel 2014 come progetto del musicista e produttore Aaron Sadrin, l'act francese ha esordito sulla lunga distanza nell'estate del 2017 con l'album "Close To Collapse" a seguito di un paio di EP, diventando strada facendo un quartetto a tutti gli effetti e giungendo a fine novembre al suo secondo full-length "Attack & Agony". La formula che ha già garantito critiche positive ai parigini non muta nella sostanza: un industrial metal profondamente venato di alternative rock e corredato di elettronica dal discreto potenziale commercia(bi)le, a cavallo fra Nine Inch Nails, Front Line Assembly, Strapping Young Lad ed ultimi Necro Facility con un gusto tipicamente 90s. Racchiuso in un essenziale digipack, l'album mostra subito le proprie credenziali con "All That We Get", esemplificativa di uno stile che alterna strofe piuttosto accessibili a retaggi chitarristici più duri ed incisivi all'altezza dei refrain, sfruttando l'elettronica senza però farne mai il perno della scrittura. Forte di una produzione adeguata (cui però manca quel retrogusto cyber che non avrebbe guastato, assieme ad una maggior dose di durezza), il disco denota compattezza nel songwriting, passando agilmente dalle incisive ed incalzanti "The Sharpest One" e "Torn In Two" a brani più ariosi e melodici come "acrookeddream" ed "Hourglass (Save Me From Myself)". Bene la solida "Bloodright (No Way To Hide)", che col suo beatwork scattante rimanda a stilemi più moderni, ed una "You're Not What You Claim" che piace per il suo eclettismo, sfruttando bene una vocalità più rabbiosa che andrebbe impiegata maggiormente; c'è spazio anche per il pathos nella più matura e drammatica "Dirge", mentre l'atto finale "The Curse We Know" fa il suo dovere alternando porzioni soffuse alle consuete esplosioni rock dettate dalla chitarra. Pur senza reinventare alcunché, gli Heartlay dicono la propria con qualità e la giusta convinzione nei propri mezzi, ben figurando con un lavoro che conferma le buone impressioni destate col debut album: se in futuro il combo transalpino saprà osare maggiormente, liberandosi da determinati schemi ed ampliando la gamma di soluzioni disponibili grazie ad un uso meno complementare dell'elettronica, potranno senza dubbio crescere ulteriormente, (ri)partendo da una base già solida.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://heartlay.bandcamp.com/