22-09-2015
JO QUAIL
"Caldera"
(autoproduzione)
Time: CD (52:01)
Rating : 8
Della talentuosa violoncellista inglese ci siamo occupati poco tempo fa, segnatamente in occasione del debut di Rasp, progetto che l'ha vista fianco a fianco a quel Matt Howden la cui maestria col violino è ben nota a chi segue la scena dark-folk. È quindi con piacere che torniamo a parlare della creativa artista londinese, andando a recuperare - sebbene sia uscita da circa un anno - la sua seconda opera solista "Caldera", che segue il bell'esordio del 2010 "From The Sea". Realizzato in una magnifica confezione a mò di libro con pagine in cartoncino spesso ed incavo per alloggiare il dischetto (inizialmente vi fu anche un'edizione limitata a soli 50 pezzi, comprensiva di DVD e foto, racchiusa in una borsa di carta rossa), l'album amplia il discorso intrapreso col debut, per un suono costruito con modalità simili a quelle impiegate dall'amico e collega Howden, ma senza cantati, se non per le poche vocals degli ospiti intervenuti. Proprio come il buon Matt, anche Jo costruisce sagacemente le proprie ritmiche per poi lasciar librare il suo archetto e cesellare le melodie principali, subito ariose ed intense col giusto pathos nell'opener "Jhanoem The Witch". La Quail sa come sfruttare ogni sfumatura del proprio strumento per trarne soluzioni mai statiche o ripetitive, piegando il suono finanche verso tessiture ambientali nella sottile "Amberay" (con ospite alla voce Lucie Dehli, fra sussurri e tenui cantati) e nella scura "Volcano", dove intervengono - con voci e percussioni - Evi Stergiou e Spyros Giasafakis degli ottimi Daemonia Nymphe. Non mancano momenti più 'ortodossi' per quanto concerne la classicità del violoncello, come le due parti di "The Hidden Forest" (austera la prima, più mesta la seconda), o l'esile e malinconica "Eila's Song", o ancora il pacato atto finale "South West Night", mentre l'estro dell'abile strumentista emerge al meglio sia in "Adder Stone", fra solide percussioni e possanza melodica, che soprattutto in "Laurus", dove una melodia sontuosa si posa su di una ritmica davvero creativa. L'indiscutibile maestria tecnica della Nostra viaggia in parallelo col grande pathos infuso a livello compositivo, ed alla fine appare naturale l'accostamento con un artista del calibro di Matt Howden, viste le molte affinità oltre al lavoro comune svolto per Rasp. Album consigliatissimo, non soltanto a chi ama il suono del violoncello, ma a chiunque apprezzi l'arte musicale basata sui più sinceri sentimenti.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/JoQuailCello