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Room 109

23-08-2014

BE MY ENEMY

"The Enemy Within"

Cover BE MY ENEMY

(autoproduzione)

Time: (53:51)

Rating : 7

A quasi quattro anni dall'esordio del suo nuovo progetto Be My Enemy con l'album "This Is The New Wave", rilasciato via Bitriot Records, il celeberrimo chitarrista ex Cubanate e producer Phil Barry sceglie la via dell'autoproduzione per proseguire nel suo cammino. Se il debut era stato ben accolto in virtù di un electro-rock solido, energico, accattivante e tagliente, con la nuova fatica Barry spinge verso un suono più duro e freddo, a partire da una voce ora più rabbiosa e veemente, infarcendo i brani con acidi synth vorticosi e bordate ritmiche spesso debitrici di certa drum'n'bass, sullo sfondo di un guitar-work sempre più metallico. L'importante eredità dei Cubanate è legata a doppio filo al songwriting di Phil, il quale dà una piccola ma sensibile sferzata al nuovo corso attraverso una serie di pezzi serratissimi, come dimostra da subito un trittico esplosivo che deflagra con la fragorosa "No Escape From The Prism", la più lavorata "Kill Your Television" (realizzata con Bee Teknofiend) e la nervosa "Money Is Your God". Una sorta di crocevia fra Prodigy, KMFDM e Front Line Assembly, con lo spettro dei Cubanate a vigilare dall'alto, ma senza l'ossessione di dover sfornare ad ogni costo il singolo per le charts, anche se a conti fatti il granitico e poderoso mid-tempo "To Protect And To serve" (uscito a gennaio come file quale anticipazione dell'album), col suo refrain anthemico, ha il potenziale della hit. Testi che sono accese invettive contro una società allo sbando, riconducibili più alla scuola EBM che non al retaggio punk, sono il degno complemento ad un sound che scorre bene fra la sfrontatezza rock di "We Own The Night", la nervosa sofferenza di "We Become Gods", la tiratissima sfuriata "Party Monster" (l'altra anticipazione pre-album sotto forma di EP digitale in febbraio) e via dicendo, passando per una "The Raven" senza troppa convinzione (unico vero momento di debolezza in un lavoro molto compatto), fino allo scattante finale di "Deprogram". Un ritorno ben assortito e riuscito sul piano dell'intensità, che conferma come Phil Barry abbia ancora in corpo la giusta rabbia da tramutare in ispirazione e da riversare in un percorso creativo sempre dignitoso: chi ne segue le gesta fin dai tempi dei Cubanate, non potrà certo mancare a questo appuntamento.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://bemyenemy.co.uk/

http://bemyenemy.bandcamp.com/