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Room 109
22-05-2014
CAPRICORN 12
"Sometimes I Dream About Lilith"
(autoproduzione)
Time: (48:41)
Rating : 7.5
Capricorn 12 è il progetto solista dell'italiano Andrea Girardelli, all'esordio con questo demo autoprodotto. Gli otto brani, realizzati tra il 2012 e il 2013, propongono una musica d'atmosfera generata tramite sintetizzatori, figlia sia del grande mondo post-industriale e oscuro che delle tipiche strutture da soundtrack. È lo stesso autore a spiegarci che le sue radici affondano nella scuola scandinava della Cold Meat Industry (Brighter Death Now, Raison D'Être ed altri ancora), variata dalla passione per sperimentatori come Nurse With Wound e per alcuni compositori di nicchia come Ligeti, Saariaho e Manoury. Ma nel complesso il disco si discosta dalla classica dark ambient (così come dal cut-up sonoro) per procedere verso un sound sottile, a suo modo cupo e al tempo stesso dotato di una profonda personalità. I titoli sembrano navigare all'interno di un sogno che assume spesso le fattezze di un incubo. I suoni appaiono uniformi, non ci si discosta mai da una certa linea compositiva, figlia di alcune colonne sonore sci-fi, ma venata anche di un gusto retrò vagamente gotico, utile ad evocare le atmosfere spettrali di autori come Poe o Lovecraft. L'ottima resa audio vede un dosaggio esemplare dei toni ed aiuta non poco ad amplificare l'effetto sonoro, trovando un bilanciamento efficace tra perizia tecnica ed ispirazione creativa. Le lugubri partiture melodiche (notevoli quelle di "The Music She Played For The Wolves" e di "Inside The Old School Building By Night") vengono praticamente fuse ad un impianto orrorifico minimale e metallico, conciliando l'interesse dell'autore per i compositori sperimentali della seconda metà del '900 e quello per la scena industriale. La cover di un pezzo della "Researched Music" di Ligeti, posta a chiusura del disco, assume le fattezze tanto di un tributo quanto di una sintesi stilistica che mette in evidenza un'ipnotica austerità. Un'ottima scoperta di cui si sentirà presto parlare.
Michele Viali