30-09-2012
TEMPLE OF VENUS
"Messiah Complex"
(Autoproduzione)
Time: (54:06)
Rating : 7.5
Ufficialmente nati nel lontanissimo 1984, in pieno fermento new wave, i bolognesi Temple Of Venus vantano una lunghissima carriera costellata di autoproduzioni e CDr, ed è ancora nel ramo delle release in proprio che li ritroviamo a distanza di ben 28 anni. Dopo una vita di devozione a quella new wave cui appartengono di diritto, Piero Lonardo ed Alessandro Montillo (quest'ultimo dimissionario dopo l'uscita di "Messiah Complex", ma già rimpiazzato da Federico Vanzini alla chitarra ed Alessandra Perri ai cori) guardano al futuro dando una svolta electro-oriented al proprio sound, colorando un approccio consolidato con le tinte dell'electro-goth, mescolate alla graffiante elettricità della sei corde. Non una virata netta quella di "Messiah Complex" (uscito nel 2011, per la cronaca), magari verso gli Xymox più elettronici, bensì un canovaccio meglio assortito dove i ritmi sintetici giocano un ruolo molto importante pur sfruttando suoni non nuovi, mentre l'elettronica fornisce la sottile ma presente base per una chitarra ispirata e tagliente, con Piero abile ad arrangiare partiture vocali che si sposano al flusso ipnotico, avvolgente e groovy dei brani. Piace la fisicità delle porzioni strumentali che il duo ama predisporre a più riprese, spesso e volentieri sotto forma di crescendo d'intensità funzionali sia alle piste deputate che all'ascolto privato, ed in ciò gioca un ruolo fondamentale l'apporto mai banale della chitarra di Alessandro. Proprio questo non essere mai banali, pur sfruttando soluzioni conosciute per suoni ed arrangiamenti, è l'arma in più dei Nostri, che riescono così a sfornare un prodotto variegato e completo, dalle splendide strutture sontuose di "Hide & Seek" alla sofferta "Goodnight", dalla ritmata e carismatica "Sugar Sandman" alla più wave-oriented "Metropolitan", passando per la costruzione estrosa di "Love's A Thing You Can't Heal From" sino alla conclusiva "Tonight Can Be Done", più smaccatamente electro ed innervosita nei ritmi. Tutti episodi che funzionano molto bene e che hanno ciò che serve per coinvolgere appieno gli appassionati del settore, col picco dell'opera rappresentato da una "Anything Inside Me" che colpisce per maturità e creatività in ogni sua parte. La strada imboccata per guardare con serenità alla quarta decade di esistenza è quella giusta, ed ai Temple Of Venus sembra davvero che manchino solo poche cose: un'etichetta solida alle spalle, un budget congruo per fare un ulteriore salto di qualità a livello di produzione ed ancor più coraggio nel liberarsi definitivamente di schemi e retaggi vari. Onore al merito, anche per una confezione digipak notevolissima (e dall'intrigante veste grafica) che nobilita ulteriormente l'investimento.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://templeofvenus.bandcamp.com/