30-09-2012
OUTWORLD
"Hidden Evolution Path"
(Autoproduzione)
Time: (44:12)
Rating : 7
Se si dà un'occhiata alle personali influenze musicali di ognuno dei tre membri e si ascolta questo nuovo album, si può benissimo dire che quello dei foggiani Outworld è il tipico esempio di quanto il metal estremo possa aver influenzato l'harsh-EBM. Giunto al quarto lavoro autoprodotto, il trio nasce una decade fa per mano di Lord Jian, che dopo svariate militanze in gruppi metal ha deciso di intraprendere questo viaggio per dare alla luce il suo personale contributo alla musica elettronica, spinto dal successo di Front Line Assembly, Hocico e Suicide Commando. Se il loro primo album "No Dimension" si basava su brani preferibilmente strumentali e il seguente "Child Of Another World" aggiungeva al loro trademark l'elemento industriale, dal terzo "Inverse Polarity Soul" il trio (completato da Wolvie ed Hellrider) sceglie l'EBM più granitica e abrasiva come rappresentazione della propria estetica. Un ponte che congiunge la techno al metal estremo, che ha fatto amare o disprezzare il connubio EBM del nuovo millennio da chi preferiva l'oscurità in una vena più pragmatica, o da chi invece vedeva nelle sfuriate elettroniche l'estrema evoluzione di band come Mayhem o Emperor. Poco importa ormai la reputazione che questo genere si è guadagnato fuori e dentro la scena elettronica in sé, meglio prendere il disco degli Outworld per quello che è realmente. Il trio foggiano crede ciecamente in questo sound in grado di congiungere le schiere di fan di due generi ai tempi agli antipodi, e dà alla luce comunque un buon disco di nove tracce che perforano i timpani, ma aprono anche verso nuovi orizzonti. Qualche citazione letteraria ("Neverending Odissey"), classiche esplosioni elettroniche ("Scarring Memories") ed episodi più oscuri (la title-track, che si apre con arpeggi chitarristici), inclusi episodi più catchy e destinati al dancefloor (il singolo "Out Of Body Experience" e "We Fall All Alone"). Non serve provare a consigliare questo nuovo dischetto del panorama italiano, che gradisce sempre un aiuto, a chi ha rinnegato il sound wumpscuttiano come troppo paragonabile all'aggressività del metal, ma basti ammettere che gli Outworld sanno fare bene il loro lavoro, e chi è cresciuto con Hocico e primi Funker Vogt è obbligato ad approfondire questa piccola ma solida realtà del nostro paese.
Max Firinu