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Room 109

27-06-2012

AUBE L

"I Am"

Cover AUBE L

(Autoproduzione)

Time: (45:29)

Rating : 7

Con Aube L si entra nel mondo del più puro underground: autoproduzione (l'ennesima dal 2006 in poi), assoluta indifferenza alle mode attuali, totale libertà di espressione. La protagonista del progetto, fisicamente paragonabile alla Alison Moyet periodo Yazoo, quindi prima della dieta, mostra una vocalità androgina e potente, anche se talvolta un po' lamentosa e non molto tecnica: mal di poco, vista la giovane età e la sua attitudine a mettere le proprie corde vocali al servizio della componente musicale. Riguardo a questa, "I Am" si presenta come un coacervo intricato, cupo e oscuro, sperimentale quanto basta e molto poco 'catchy'. "Something Simple", che ha l'onore e l'onere di aprire il CD, ricorda qualcosa dei primi Lacrimosa, con un intermezzo psichedelico molto suadente. Carina anche "Love", che sembra uscita dalla penna di uno chansonnier francese tipo Jacques Brel, intimista ma rinforzata nel finale da tastiere sinfoniche. Sembra essere stata scritta in una giornata di pioggia "They Can't Save You", pezzo umbratile, sghembo, fatto di aria con poche e umide note di piano. Per chi ama le cose più sperimentali arrivano la frammentata "Watch" e "You Have To Grow Fast", interessante incrocio electro-ambient al servizio delle elucubrazioni vocali. Mentre il fantasma di Nico aleggia su "We Never Walk Alone", "It's Time To Change" ci riporta alla psichedelia più atmosferica con suoni che evaporano per poi ricomporsi diventando 'altro'. Il top del programma è tuttavia la title-track, dove ad un inizio ambient fa da contraltare un pianoforte che disegna tessuti sonori oscuri ma ariosi, come nuvole temporalesche che si dissipano in un finale cantato con vena sperimentale. Nella conclusiva "Just Something Simple", Aube L concede una tregua agli ascoltatori, approdando nel porto sicuro di una darkwave in stile Siouxsee, omaggiando così la regina dell'oscurità. Abbastanza inutili gli altri brani che completano la scaletta. Disco ostico "I Am", difficile da digerire, alieno a qualsiasi compromesso, ben scritto, ma anche eccessivamente cerebrale e con qualche passaggio a vuoto. Tuttavia, nel bilancio fra difetti e pregi, prevalgono questi ultimi, rendendo "I Am" degno almeno di un ascolto.

Ferruccio Filippi

 

http://www.aubel.biz/

http://www.myspace.com/aubelalvee