06-07-2011
TEATRO SATANICO
"Der Tod In Venedig"
(Autoproduzione)
Time: (45:03)
Rating : 7.5
Compilation anomala per il Teatro Satanico, che raccoglie in questo dischetto brani inediti relativi a progetti che non hanno mai preso vita e che risalgono al periodo 2009-2011. La riesumazione di tracce morte, che ironicamente ispira il titolo, prende avvio con la title-track, suggerita da una visita all'isola di San Michele a Venezia ov'è sito un cimitero, e incentrata su percussioni electro cadenzate e complesse, attorniate da rumori cibernetici e voci sature. A seguire troviamo "Canto XLV", basata su un laptop-sound con derive glitch venato di toni tenui e malinconici: un pezzo inusuale per gli standard del Teatro, suggellato dalle parole di Pound intonate da Kalamun. Si prosegue con due tracce fredde e taglienti: "Petrolio", esclusa dal recente "Alma Petroli" (basato sul romanzo mai completato di Pisolini), e "Ihr Seid Zuviel", un delirio di gelido rumore meccanizzato che sembra mimare la follia di un cervellone elettronico, ma che nasce dalla manipolazione di fonti sonore e vocali; in entrambi i casi è il rumore a farla da padrone, interpretando il pensiero umano e cercando una sperimentazione ai limiti dell'assurdo. Il momento più emozionante arriva con "Altar Knotto/Meditazioni Delle Vette", forse uno dei risultati meno astratti e maggiormente ambientali della band: si tratta del remix di un brano apparso nella compilation "Wilde Jaeger" del 2007 in cui il glitch computeristico viene mescolato ad un accorato tema di violino, base ideale per delle toccanti parole estratte dal testo "Meditazioni Delle Vette" di Julius Evola. Si lascia andare a singolari melodie anche la conclusiva "Suicide, Mode D'Emploi", il cui titolo - torbido, ironico e macabro al tempo stesso - si sposa alla perfezione con l'oscurità dei suoni. In generale "Der Tod In Venedig" vede accostate le peculiarità stilistiche più recenti del progetto di Devis: dalle ritmiche sincopate ("Black Magick Block", "Kali Yuga a Go Go") al noise computerizzato e vagamente retrò, per finire con quegli echi decadenti e malinconici che facevano capolino nel limitatissimo "Veneto". Sebbene composto da materiale precedentemente accantonato, il disco vale quanto - se non più - di un lavoro ufficiale, confermando la qualità assoluta del Teatro Satanico, capace di imbastire pezzi sempre fortemente ispirati e talvolta dotati di un inaspettato pathos. L'edizione, limitata a soli 101 esemplari, è stampata su un CDr nero e confezionata in un case metallico rotondo accompagnato da un badge.
Michele Viali