02-01-2011
SEIZON
"Last Vestige Of Gaia"
(Autoproduzione)
Time: (39:08)
Rating : 7.5
Torna Seizon, con tutta la carica emotiva e suggestiva della sua orchestra fantasma: l'abbiamo atteso sapendo che "The Dark Movements II" dello scorso anno era il preludio, l'episodio rivolto alla nicchia dei collezionisti, il faro pronto a illuminare questa estesa, nuova ambizione che porta il nome di "Last Vestige Of Gaia", un nuovo cammino sul sentiero della composizione tout-court. Non ci dilungheremo nell'illustrarvi per l'ennesima volta le modalità di sviluppo del suono di Renato Zampieri: tramite il motore di ricerca interno a Darkroom sarà piacevole ricercare i lavori precedenti del vicentino, ma doveroso è aggiornare le nuove conquiste che, album dopo album, Seizon traduce in ricchezza aggiunta ad un ingranaggio già complesso e ricco di fascino. Ora anche la voce, tra le ampie orchestrazioni sonore: cori eterei solo vocali, senza testo, l'ennesimo strumento che trova posto nell'amalgama e nella ricerca perpetua dell'insieme. I tredici movimenti di "Last Vestige Of Gaia" sono la testimonianza di un percorso incompiuto e che mai (date risalto a questo nodale 'mai'...) debba compiersi. Così il cammino, la strada della ricerca, il tragitto in universi sonori saranno sempre vivi nel rapporto tra il musicista che esplora, aprendo i sentieri ad un pubblico che lo segue; questa è la metafora di Israele, errante biblico, in attesa di qualcuno in divenire, di una terra che sarà - e tra le righe del pentagramma è - il concept che "Last Vestige Of Gaia" sviluppa nelle tredici tracce (numero fondamentale nella Cabala). È anche il trait d'union che lega i primi passi dell'artista nella sua militanza metal al quotidiano di compositore, un approdo lungo ove ponderare, ricaricarsi per ripartire, e la nave è la gh.O.S.T. Orchestra, il nostromo la sua chitarra, sempre attiva in ogni traccia, anche nella più orchestrale. Ci sono momenti che segnano importanti novità nel suono di Seizon: "Planctus", ma ancora di più "Caeleste Signum", portano profumi di intelligent ambient sui quali sperare in approfondimenti futuri. Bellissimo il gusto sonoro quasi 'filmico' di "Spes", una suite a sé stante che cresce graziosamente cullata nelle note di un pianoforte vivo e materialmente presente, seppur campionato, digitalizzato ma così voluto, cosicché l'armonia del brano potrebbe divenire immagine, e non solo per quel mondo di Chtulhu a cui Renato dona suoni nei video. La East West Gold Orchestra è di nuovo la madre del suono, ed oggi anche le eteree presenze vocali del gh.O.S.T. Choir vengono impiegate con successo per determinare uno step successivo, un altro mattone posato nell'autarchica, bellissima casa sonora di Seizon.
Nicola Tenani
http://seizonorchestra.wordpress.com/