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Room 109

20-12-2010

KARMA IN AUGE

"Memorie Disperse"

Cover KARMA IN AUGE

(Autoproduzione)

Time: (25:15)

Rating : 7.5

Prima fu Taras, poi Tarentum, oggi Taranto: la città tra due mari. Una terra che tutti maledicono e da cui nessuno riesce ad andare via definitivamente. Già il nome ha assonanze etimologiche con quell'aracnide malefico che è la tarantola. Sullo sfondo ci sono le devastazioni sulle quali emerge una popolazione vessata, che ha sempre risposto con il suo atteggiamento dissacrante, con la sua irriverenza, coniugata con le proprie superstizioni e soprattutto con la malinconia. Gli anni '80 sono stati il boom economico di Taranto. Unica città nel mezzogiorno che competeva con quelle dell'alta Italia per reddito procapite. Città campione per cinema e teatro, una vera e propria età dell'oro. Si inserisce in questo contesto l'aderenza al movimento post-punk e new wave. Aderenza ancora forte, perché sui muri si trovano ancora i nomi graffitati delle storiche band. E gli attuali rimandi sono anche rivolti a quell'età dell'oro e a quel movimento culturale che abbracciava tutti i giovani della città, in netto contrasto con il reggae di importazione salentina. Nelle nostre pagine abbiamo già annoverato ottime band emergenti provenienti dalla 'città sul tacco', come gli Hate Inc. o le Favole Nere (il cui fulcro ora risiede a Torino). Oggi abbiamo la conferma, con il nuovo EP dei Karma In Auge, di quanto questo fermento sia in costante crescita ed evoluzione. "Memorie Disperse" si discosta dal precedente omonimo EP, esce dall'affollato panorama alternative italiano e prende una netta direzione darkwave, e lo fa nel migliore dei modi: è un condensato di malinconia e ossessione, pensato bene e suonato con un groove e un trasporto che pochi possono vantare. Non lascia spazio a interpretazioni, si dirige dritto e costante verso l'oblio dei pensieri, riscalda le anime gelide di chi ha tanto amato le prime produzioni di Cure, And Also The Trees e The Sound, reinterpretate come in Italia hanno finora saputo fare solo i romani Avant-Garde. Evidenti restano le somiglianze tra i due gruppi (che tra l'altro suoneranno insieme nel gennaio 2011): pulsazione ossessiva di un drumming spesso in sedicesimi e in levare che funge da metronomica base per le chitarre, che alternano parti distorte ad altre monocorde dalla plettrata continua, come Interpol, Editors e centinaia di altri hanno rinverdito nel nuovo millennio. Melodie vocali espressive e dirette che ricordano il Fiumani di "Siberia", ma ancor più precisamente Alessio Schiavi dei già citati Avant-Garde. Le liriche, nate da stralci di poesie e versi riadattati in musica, vibrano cupe e introspettive là dove il senso di ermetico lascia spazio alla cruda realtà post-adolescenziale, nella quale ognuno può riconoscersi. Il tutto rimane fedelmente ancorato a suoni e atmosfere che hanno dato enormi emozioni a chi oggi è sulla quarantina e spesso, per problemi di vario tipo, non segue più la scena musicale con la costanza e la passione di un tempo, ma che proverebbe profondi e nostalgici deja-vu con la crepuscolare e sofferta "Spleen" o con la trascinante e affilata "Visione". Nonostante la wave sia prepotentemente tornata ad emozionare le grandi folle, rimane il dubbio se "Memorie Disperse" resti fuori dal tempo in cui è nato, e quindi destinato solo a un pubblico di nicchia. Sarebbe interessante proporre un piccolo passo in una nuova direzione, senza snaturare il timbro cupo ed espressivo del proprio sound, di per sé ottimo, ma cercando di amalgamarlo con nuovi elementi che possano elevarlo al di sopra dei soliti nomi e dei soliti schemi. Si sa che è sempre difficile: i nostalgici ti vogliono in un certo modo, le nuove generazioni in un altro, le grandi label in un altro ancora. Personalmente ritengo che maggiori variazioni armoniche nella struttura dei brani potrebbero offrire un ascolto a più dimensioni, evitando così che l'ascoltatore cada in facili intuizioni. Dopo 4/5 brani si prova infatti quella sensazione del 'già sentito', della ripetizione di melodia e formula, che pur rimanendo una delle principali caratteristiche della new wave, rischia di far perdere d'interesse. Resta il fatto che, come già detto poche settimane or sono per gli Ultima Onda, gruppi di questo calibro andrebbero tutelati e valorizzati, non certo lasciati a perire nell'underground tra frustranti ricerche di contatti utili per emergere e squallidi locali gestiti da strozzini che con la musica hanno poco o niente a che fare. Soprattutto se, guardandosi attorno, si nota con tristezza che in questo specifico genere, sotto l'ala protettrice delle più grandi major, risiedono avide e immeritevoli numerose band dal talento dubbio e dall'originalità nulla. Buona fortuna.

Silvio Oreste

 

http://www.myspace.com/karmainauge