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Room 109

11-07-2010

CATHERINE DUC

"Visions And Dreams"

Cover CATHERINE DUC

(Autoproduzione)

Time: (41:35)

Rating : 7

Chissà se Enya immaginava che una singola canzone avrebbe dato consistenza ad un intero filone musicale, chissà se nel momento in cui ideava "Orinoco Flow" nel 1988 poteva immaginarsi che carpire il succo della propria musica tradizionale, orpellandola di suoni provenienti da tutte le latitudini, sarebbe divenuto un nuovo modo di comporre... Lo stesso vale per Michael Cretu solo due anni dopo Enya, virando la sua dance verso le seduzioni soniche del progetto Enigma, immergendosi in quel chillout che "Sadness" contribuì ad ingigantire come fenomeno. Tuttora, merito anche di quelle intuizioni, arriva in eredità un genere musicale importante e trasversale, caro a molti palati perché presente in ogni 'sapore' che il mondo offre, attinge e si ispira da etnie, strumenti, canti. La tradizione viene assorbita dalla modernità, filtrata e disgregata, sezionata e ricostruita in nuove essenze tra loro contaminate, un po' come l'anima del Pianeta. Catherine Duc appartiene di diritto a questa corrente, ed il vivere in Australia la rappresenta: un paese dove tutto è diverso ma simile ed in sintonia, in cui ogni forma di vita è simbolica e presente altrove, e vale per la Fauna, per la Flora, per i popoli. L'Australia si attaccò dalla Pangea ma portò con sé frammenti di ogni zona abitata, un concetto tipicamente 'new age' ma in sintonia con la musica di "Visions And Dreams" ed al suo contenuto, al suono della Terra pronto per essere scritto in più suoni e canzoni, nuance policrome di un cosmo sonoro ricombinabile all'infinito. Vi offriamo il suo album, che in verità risale al 2005, ma è un piacere il suo recupero nel raccontarvi, forse per primi in Italia, di questa giovane polistrumentista e del suo estro. "Visions And Dreams", in quanto esordio, risente di alcune ingenuità (a volte le basi elettroniche di sottofondo sono un po' piatte ed al gusto il bouquet ha un sapore un po' artificiale), ma Catherine concede la sua classe con raffinatezza e gusto. Immaginate i landscape più belli che ogni brano vuole e riesce ad evocare, pizzicando le corde di un'arpa, suonando una tastiera, utilizzando legni, tamburellando, sussurrando con la voce. "Dancing In The Mist" appartiene a quel mondo sospeso tra brughiere e nebbie, verdi colline e paradisi irlandesi che si glorificano nel world-sound di "Secret Sanctuary", ora nel verde degli altopiani andini ma sempre con la gioia di omaggiare la Madre Terra. O "Incense", tamburellata e calata nelle reali sonorità arabe, che riempiono i suoni di profumi e diventano preziosi arpeggi di dita sulle sei corde ispanica nel creare le trame di "Heart Of Andalucia", due culture spesso figlie e madri reciproche. Il mondo sonoro di Catherine è vasto e sensibile, lusinghiero e soave come quando, nell'usare la voce, preferisce il flebile mormorio tra gli strumenti, una silfide dei boschi che con presenza angelica sceglie di mantenere ovattato il soundscape d'idillio per rigenerare lo spirito. È questo lo scopo: rinnovare lo spirito nutrendolo con sinuose melodie a lui dedicato. Immersi in una vasca e tanta schiuma profumata, con candele ed incensi, accanto ad una lampada di cristalli di sale o ad una drusa d'ametista, queste sono tutte soluzioni ideali per vivere le proprie visioni, i propri sogni: l'Australia è lontana, la musica è ovunque...

Nicola Tenani

 

http://www.catherineduc.com/

http://www.myspace.com/catherineduc