22-02-2010
ONE FOR JUDE
"Bonheur Dynamique"
(Autoproduzione)
Time: (31:53)
Rating : 6.5
Il nostro primo incontro con il trio transalpino fu in occasione della ristampa di "Figures" ad opera della russa Infinite Fog Records: una band che nella sua esistenza ha gravitato quasi esclusivamente nel mondo delle autoproduzioni e che oggi giunge alla sesta release, che per la cronaca ha il valore celebrativo del primo decennio artistico degli One For Jude. "Bonheur Dynamique" ripercorre (pur essendo composto da nove brani inediti) una carriera di luci ed ombre sovrapposte lasciando di nuovo un gravoso senso di aspettativa, in parte delusa per una maturità alla portata dei musicisti ma non ancora guadagnata. Ricordiamo la loro presenza nel tribute-album dedicato ai Sol Invictus quelle in altre prestigiose compilation, come la doppia adesione a due sampler della celebre rivista Sonic Seducer, oltre a una manciata di full-lenght che hanno concesso ai Nostri un seguito corposo, soprattutto in Patria. Con questo album il trio ci offre un largo spettro delle sonorità che insieme negli anni Benoît Sellam (basso e tastiere), Billy Anzal (voce e chitarra) e Yonathan Ebguy (seconda voce e chitarra) hanno imbastito: un pout-pourri che unisce suoni darkwave più 'cold' al post-rock anglosassone e nordico, tra soffici sessioni al pianoforte e gentili tocchi sulle corde per creare atmosfere sempre felpate e garbate. La nota dolente sta sempre nella vocalità espressa, ascrivibile ad un repertorio più 'indie' che agli One For Jude non conviene. Ne deriva allora la 'distruzione' di mood tenui che la parte strumentale costruisce. Delle nove tracce dell'album, "A Toi Qui Passes" è l'attimo in cui la voce si fonde ed adatta all'umore dimesso e distorto dalla chitarra; ottima presenza anche del basso, con cui Sellam si prodiga mostrando proprietà tecnica e creatività esecutiva. Non inferiore nemmeno la title-track nel difficile intento, ottenuto, di amalgamare malinconie tipiche nei Sigur Rós con plettrate riconducibili a modelli shoegaze; più in disparte la batteria, ovattata per magnificare e non disturbare il suono. In tutti gli altri momenti del dischetto le voci di Ebguy e Anzal si alternano, senza però 'sentire' lo spirito della musica: ne è prototipo "Une Fois" con il suo triste procedere di piano, ma la sensazione è ancor più forte in "Transition (John Is Dead)", scarna e cruda come i primi 'vicoli' oscuri esplorati dai Cure, e purtroppo entrambe vengono private della loro ideale bellezza dal cantato non idoneo al soundscape. Il salto di qualità è alla loro portata, ma nel futuro gli One For Jude dovranno inevitabilmente correggere le linee vocali. Sono invece già piacevolissimi i languidi cammini ricchi di commozione, dovuti a suoni di piano, trame di sei corde e percussioni vellutate: la possibilità di elevare le proprie credenziali con una voce idonea è reale, magari sfruttandone una femminile che possa portare le note delicate degli strumenti in alto, verso le cupole eteree del gotico transalpino...
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/oneforjude