31-08-2009
DEMENTI
"Wer Bettelt Wird Nicht Gefüttert"
(Autoproduzione)
Time: (65:55)
Rating : 6.5
I Dementi, quartetto tedesco in attività dal 1998, giungono al terzo capitolo della propria carriera dopo alcune apparizioni di discreto successo a varie 'Battaglie Delle Band' e al Wave Gotik Treffen di Lipsia, con un album autoprodotto dal titolo "Wer Bettelt Wird Nicht Gefüttert". Pur adottando la filosofia dell'autoproduzione e dell'autopromozione, il risultato è impeccabile e denota una certa dose di professionalità. Cantato in lingua tedesca, riff distorti potenti e incisivi sovrapposti a mosaici di synth e sequencer sullo sfondo, in tutto e per tutto consci di accollarsi onori e oneri delle sonorità tipiche delle proprie origini. Infatti a grandi linee si trasudano qua e là echi di Rammstein ed EverEve, a volte anche qualcosa dei Secret Discovery. Album aggressivo e preciso in cui gioca un ruolo fondamentale l'alternarsi di potenza e melodia secondo uno schema più volte ripetuto, da intro suggestive a strofe trascinanti e quindi a rallentamenti nei ritornelli. Dosare dolcezza e cattiveria è il loro credo e si denota già dai primi brani "Dein Zweites Ich" e "Was Hält Mich Hier". I passi di pianoforte di quest'ultima cedono poi la scena al riff quasi psichedelico di "Die Finger Deiner Hand", che sfocia poi in un muro chitarristico dalla potenza inaudita, che farebbe invidia a molti dinosauri del buon vecchio thrash metal. Ed è proprio dopo questa continua esplosione di sensazioni che si giunge all'intimità di "Der Grosse Regen", con tanto di archi e chitarra acustica a conferirle l'aspetto di una ballad (la ritroviamo poi come bonus-track all'ultima traccia, remixata da Painbastard). Si torna poi sullo schema ormai collaudato di cui sopra accennato, tra variazioni percussive e vagheggiamenti vocali alla Nick Holmes periodo "Icon", fino alla gemma "Ein Atemzug", cantata insieme ad Amber. Da qui alla fine nulla di rilevante, ed è proprio questo il limite dell'album: troppo lungo e ripetitivo. Per quanto buoni siano i brani, finiscono per annullarsi l'uno con l'altro, lasciando nell'ascoltatore medio una sensazione di irrisolutezza e confusione. In un'epoca come questa, dove si può ascoltare di tutto, l'attenzione è preferibile venga catturata in poche cose, ma buone. Una migliore sintesi/scrematura avrebbe potuto far confluire tutta la rabbia e la disperazione dei Dementi in un lavoro ottimo. Resta comunque un disco piacevole e professionale dal punto di vista tecnico e creativo, consigliato a chiunque necessiti di un po' di semplice ricarica di adrenalina.
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/dementi