03-06-2009
SEIZON
"The Amazing Journey"
(Autoproduzione)
Time: (47:45)
Rating : 8
La trilogia di Renato Zampieri si conclude con questo album uscito da pochi mesi, e lo fa nel modo migliore. Fisicamente irreperibile (ma scaricabile dal sito dell'artista), "Seizon And The ghO.S.T. Orchestra" vide la luce nel 2007; il 2008 ha salutato il seguito con "The Dark Movements" (che recuperiamo in sede di recensione praticamente in contemporanea col nuovo lavoro), mentre la giusta conclusione è rappresentata da questo dischetto di otto tracce. La procedura rimane la medesima dell'album precedente (campionature ridigitalizzate e samplerizzate ottenute dalle varie sezioni della EastWest Gold Orchestra), come medesima è la sensibilità nel voler utilizzare 'suoni madre' autentici senza ricorrere a programmi artificiali, se non per ciò che concerne la trasformazione del suono. Un anno però fa la differenza anche in un musicista, soprattutto se solitario nello svolgere il proprio senso dell'arte, e quindi non condizionato. Il suono è infatti più maturo, geometrico, voluto. Ciò dona alla composizione linearità, ed essendo in questo caso un concept-album che si delinea su un immaginario racconto di Zampieri stesso, la musica necessita di una direzione limpida. Non mi soffermo a riportare il racconto che alimenta l'immaginario sonoro di Seizon per quest'opera, ma per tanti aspetti nel suo essere surreale e 'kafkiano' si 'veste' bene della musica di "The Amazing Journey". È subito ossessivo con l'opener "The Awakening": ottoni opprimenti ed archi dolenti, il suono incombe e la sensazione di un destino che si compie immediato è forte, i fiati eterei nella sensazione di fuga da una minaccia (immagine che ben si capta nell'inseguirsi tra gli stessi e gli ottoni). Tutto ciò riporta al il minimalismo di Nyman nell'indimenticabile "The Piano": Renato Zampieri apre il proprio lavoro in maniera trascinante come lo stesso Nyman ha fatto in passato. Poi la quiete: archi, oboe e clarini dimessi e rilassati nell'orchestrazione, mentre tamburi marziali e scanditi esaltano ancor di più il senso 'destinale' della musica in "Digging And Digging". Questo è stato ed è il campo degli In The Nursery: piacevolissimo ritrovarlo in casa nostra, nelle idee di un artista giovane che può dare tanto alla musica orchestrale, ambito che ci vede talvolta carenti (Allevi ed Einaudi a parte). La linea su cui si svolge l'opera poggia su questi canoni: citato Nyman e i 'nostri' ITN, ancor di più rispetto al lavoro precedente il fantasma di Mike Oldfield aleggia nell'impalpabile rimando ad un suo vecchio capolavoro, "Incantation", anche se meno celestiale ed elettronico e più congiunto all'ensemble orchestrale rituale. Spuntano basi elettroniche in uno dei pochi momenti a ciò concessi, "Fighting The Blue One", e mentre cori femminili (o infantili...) colorano le tessiture degli archi, il synth futuristico crea un bellissimo momento di contaminazione tra classica e contemporanea, per poi tornare nei propri 'cieli' vellutati e mesti con "Sacrifice For Victory", brano per cui Oldfield stringerebbe la mano al Nostro. Cinquanta minuti che scorrono nelle piccole seduzioni di Renato, della sua musica autoprodotta (che avrebbe davvero bisogno di supporto), delle sue visioni surreali ed intimiste. Cinquanta minuti di ottima musica che si affianca alla world-music dei grandi compositori nascendo in una piccola città: Vicenza.
Nicola Tenani