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Room 109

04-05-2009

THE MILLING GOWNS

"Diving Bell Shallows"

Cover THE MILLING GOWNS

(Autoproduzione)

Time: (51:49)

Rating : 8.5

Poche settimane fa abbiamo incrociato i percorsi di varie band residenti a Boston tra i solchi del sampler "Sky So Grey": nelle parole di quella recensione nacque l'auspicio di ritrovare singolarmente le varie concretizzazioni nel futuro, con le loro creazioni, per divenire una voce nel nostro paese, un canale aperto verso un universo per lo più sconosciuto, ma con molti spunti d'interesse. Ecco i Milling Gowns: una delle band con il maggiore impatto, immediato nel comporre un suono che, nell'amalgama tra strumenti moderni e classici, richiama l'ascolto verso ciò che tra le mura della 4AD nacque in passato. Quella è la scuola di riferimento, senza ipocrisie o false modestie, e proprio per ciò i quattro americani sono credibili ed il loro primo full-lenght è appassionato ed avvincente. Loro stessi definiscono il sound proposto 'gloom-pop', e nulla di così veritiero si avvicinerebbe di più a ciò che le undici tracce di "Diving Bell Shadows" sono: un pop oscuro e malinconico, tra archi e fiati, chitarra, basso e batteria, cori eterei e la voce baritonale di Mark Rimbach, perfetta nell'intonazione, calda nei toni, mesta nel retrogusto amarognolo di un dolore interiore. Una piccola suite in chiave mid-tempo apre il dischetto: "The Bird In The Ice" nasce tra piccoli frammenti di pianoforte che accolgono prima la batteria (discretamente di spalla ad ogni strumento dell'album, ma piena della grande tecnica esecutiva di Allen Esser), poi la chitarra e lentamente anche la voce, ma solo dopo che l'atmosfera è creata. Colori spenti nel pathos generale pure nella traccia successiva, "Cape The Pearls": di nuovo il piano suonato da Sharon Crumrine protagonista insieme alla voce, ma è la nota di violoncello, che timido s'intromette rispettoso del mood dolente, che genera sentimenti di pura inquietudine. In egual modo nei momenti più ariosi in cui s'inseriscono i cori, il rispetto per l'animo di un artista completamente esteriorizzato è prioritario. Le tante voci sono in realtà non un unisono, ma mille solitudini condivise, eteree come ectoplasmi. Uno dei quali è Nick Cave, grande ispiratore dei Milling Gowns. Non solo lui: così nella vivace "Palace Of Owls" come in "Violet Wrist", la presenza di un altro grande seduttore dell'animo si fa forza in chi capta le piccole sfumature, ed è Morrissey, sia nei brani lenti degli Smiths (leggi "I Know Is Over") che nelle ultime produzioni come "You Are The Quarry". Se a questa intensità tra strumentazioni classiche e non ci aggiungete un oboe, questo riesce ad essere evocativo fino al punto di surrogare la voce umana: è il caso di "Lily Of The Mouth", flebile ma forte nel portare la malinconia alle vette più eccelse. Ed ogni singola traccia meriterebbe una menzione, ma lasciamo a voi che leggete la volontà di trovare spunti nell'ascolto, ma un'ultima dedica la riserviamo al brano che chiude il dischetto, "Bathing The Dead": greve nei toni del piano e nella voce di Mark, non più malinconici bagliori ma il buio totale, come buie possono essere le performance della Galás o le intuizioni di chi collaborò anni fa nel creare le depressioni artistiche dei This Mortal Coil. Così si conclude "Diving Bell Shadows", senza speranza per l'anima, rimandando a futuri lavori la ricerca della luce, soccombendo tra le note smorzate della musica che s'avvia alla conclusione. Citando sopra tre membri della band, è doveroso menzionare la quarta, Betty Widersky, eclettica nell'uso del violino come della viola, ma troppo lungo sarebbe l'elenco di tutti gli ospiti, fra violoncelli, cori, voci, arpe, basso, chitarra elettrica... Tutti sono menzionati in un ottimo ed esaustivo booklet: oltre venti 'guest' per donare, da oggi anche al pubblico europeo, un gioiello che nasce a Boston ma che è frutto di tanta musica europea. Il grande onore è sapere che se parte della musica classica continua a vivere nel terzo millennio, lo fa anche e soprattutto sotto una veste scura che ci appartiene, e ciò non può che essere motivo di orgoglio per tutti noi che il 'dark' lo amiamo senza condizioni.

Nicola Tenani

 

http://www.themillinggowns.com/

http://www.myspace.com/themillinggowns