30-03-2009
TOT LICHT
"In Fear Of The Light"
(Autoproduzione)
Time: (24:53)
Rating : 6
Il sottobosco più scuro e maledetto dell'underground italiano si nutre di rimandi al passato. Anche nel caso dei Tot Licht, formazione che da Rimini si propone all'attenzione del mondo oscuro. Il background canonico si manifesta nel suono prodotto ed il richiamo alla tradizione goth più classica è genuino nella sua essenza. Al loro terzo lavoro, dopo un EP eponimo ed un album ("In The Dead Light"), entrambi autoprodotti, i Tot Licht tornano in studio per un nuovo capitolo inedito, di nuovo autoprodotto. Abbiamo accennato ai forti richiami alla tradizione classica per la musica composta da Lover Mork: l'uso melodrammatico o asettico della voce, sia essa quella maschile di Lou Rumble Lowson o quella femminile nei recitati di Valery Morkt, riconduce agli stili via via proposti negli anni da Virgin Prunes agli albori, London After Midnight nel passato recente, ma anche alla memoria musicale italiana coi Giardino Violetto. Tracce brevi ed a volte d'effetto, utilizzando synth per le campionature, assieme a basso e chitarra. Il biglietto da visita dei Tot Licht è subito esibito nell'opener "Forever Oblio", leggermente industriale e viva nel 'duello' tra le due voci. Elettronica anche nella seguente "Black Salvation": ritmi cupi e tedio come nel post-punk dei Sex Gang Children, la voce di Lou Rumble ricorda genericamente Andi Sex Gang come pure Johnny Rotten nei PIL. Buono il momento in cui l'accento di Valery, aperto su substrati pregni di visioni ossessive e musicali, riporta in chiave attuale i vecchi lavori di Rubella Ballet, almeno nella prima parte di "Ario"; poi cominciano i recitati italiani, e qui la presenza del Giardino Violetto è forte. Il problema all'ascolto nasce durante il prosieguo: la staticità eccessiva del sound preclude il piacere che invece i cambi di ritmo esalterebbero, e su questo i Tot Licht in futuro devono compiere uno sforzo. Nel caso di "The Rain" basta un inserimento di violino (anche se campionato) per dare spessore alla base scurissima della musica, cavernosa nel suo svolgimento industriale ed ossessivo. Anche se il sapore di 'già sentito' permane, il brano ha una sua validità rapportata ai toni dark ed ambient: ciò evidenzia il talento dei musicisti, se visto in chiave evolutiva. La brevità delle tracce limita però quello che potrebbe essere lo sviluppo della musica. Nell'ultima parte del dischetto, "Living In My Reason" e "Dead Line" sono troppo complementari tra loro ed a suoni precedentemente vissuti: lo stereotipo è sulla soglia, bisogna prestare attenzione a non cadervi dentro. Ci sono le premesse per attendere lavori più maturi da parte di questi musicisti, dotati di buona inventiva e senso della ricerca: più personalità e maggior diversificazione del sound aumenterà di sicuro il valore della band, unito anche al maggior uso della chitarra, un po' in sordina nel computo generale. Li attendiamo coi successivi lavori, sempre con quell'occhio di riguardo che, nel caso di band militanti nel Nostro Paese, diventa un sincero incoraggiamento.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/totlicht