02-03-2009
LUX ANODYCA
"Alienica"
(Autoproduzione)
Time: (41:53)
Rating : 6.5
I parmensi Lux Anodyca sono un quartetto nato nel 2006 per mano di Redux (amico del buon Angelo Bergamini e collaboratore dei Kirlian Camera dal 2007) e della moglie Claudia Morel, e l'autoprodotto "Alienica" rappresenta il primissimo parto ufficiale per questa nuova creatura del sottobosco nazionale. Gli stessi membri della band citano fra le proprie influenze gli amici Kirlian Camera (e le SPECTRA*paris di Elena Alice Fossi), assieme a nomi quali Current 93, Kraftwerk, Angelo Badalamenti, Swans, Sol Invictus, Massive Attack, Nick Cave etc., ed il sound di Lux Anodyca si rivela in effetti piuttosto vicino a certe cose dello storico progetto di Angelo Bergamini: si tratta infatti di un'elettronica dal sapore 70/80 nei suoni (memori quindi anche di quei Kraftwerk citati poc'anzi), capace di tingersi con la malinconia dei colori del piano e del violino di Deborah Penzo, base ideale per l'apprezzabile ed appassionata voce di Keyra Zgiche. L'opener "In The Mirror" regala subito emozioni col tandem piano/voce, con incursioni elettroniche che rimandano a certi pionieri del genere (come il solito Klaus Schulze, per citarne uno), e lo stesso discorso si può applicare sia ad "H.P.L.", appassionato tributo a Lovecraft squisitamente vicino per sonorità ai Kirlian Camera, che all'oscillante "Wet Plastic Flowers". Molto valida la dolce ballata acustica "The Burrow", non esentata dalla componente elettronica, mentre i ritmi macchinosi di "Empty Shields" fanno da sfondo a delle vocals stavolta più severe, mostrando però come il gruppo risulti meno efficace rispetto a quando l'atmosfera è più eterea e passionale. Redux prende posto dietro al microfono per "Villerien", folk-song che profuma di Sol Invictus esulando dal contesto generale, mentre risulta particolarmente riuscita la cover di "Mutter" dei Rammstein, resa bene dalla band parmense in una forma decisamente più dolce rispetto alla solennità dell'originale. Bene anche la malinconica ed intensa "Stay With Us" e l'avvolgente "I Want To Believe", che chiudono il dischetto in maniera convincente. "Alienica" rappresenta senza dubbio un primo passo positivo, anche se la band dovrà necessariamente ripulire il proprio sound (le carenze in fase di produzione penalizzano infatti sia i suoni che le atmosfere), amalgamare meglio l'apporto dei vari strumenti (spesso troppo 'staccati' l'uno dall'altro) in fase di arrangiamento ed incorporare maggiormente i sin qui sporadici ritmi sfruttandone il potenziale, onde infondere maggiore incisività, completezza e personalità al proprio songwriting. E se son rose, di certo fioriranno, specie se ad 'innaffiarle' ci saranno illustri amici che di buoni consigli da dare ne hanno sicuramente a bizzeffe.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/luxanodyca