Sento nella musica e nei testi una grande preparazione culturale e musicale: chi, nella letteratura, nella musica o nell'arte in genere vi ha segnato, e quali i musicisti che vi hanno suggestionato, o che comunque sentite tra le tracce del vostro sound?
Friedrich Lestat Namenlos: "Per noi l'elemento teoretico-speculativo è di fondamentale importanza, dato che nel momento in cui mi accingo a comporre un pezzo, lo faccio sempre nell'ottica della sua relazione con gli altri che andranno a comporre un certo 'concept'; questo perchè sono convinto che la più alta forma artistica sia quella culturalmente consapevole, cioè che fa i conti con il proprio tempo, con la propria civiltà e che sa, in relazione a questo, cosa vuole esprimere; diffido sempre degli artisti che parlano di anime ed essenze assolute... Senza scendere nei dettagli, dato che ritengo inopportuno tradurre analiticamente in concetti ciò che la musica esprime esteticamente, posso dire che il progetto Namenlos è influenzato da tutti quei pensatori e artisti che sentono ed esprimono la condizione paradossale, tragica dell'uomo contemporaneo europeo, protagonista di un'epoca che costituisce la fine di una civiltà e, con lei, di una tradizione. Un'epoca, insomma, segnata dalla decadenza, dove il modello culturale dominante è quello basato sul tentativo di esorcizzare in modo grottesco le angosce che non possono non affliggere una civiltà priva di qualsiasi punto di riferimento religioso, morale, estetico... Esorcizzazione che, nella sua ricerca spasmodica di attrazioni facili, alla portata del gusto di tutti, assume connotati mostruosi, che galleggiano su un sostrato di presunta 'alta cultura' che si altalena tra un superficiale illuminismo cosmopolita che non capisce l'importanza di fondare una società su una tradizione, anche religiosa, e un patetico tentativo di mantenere in vita valori ormai in coma da tempo, che non aspettano altro che il colpo di grazia. Un punto di vista il nostro che, come giustamente penserai, non ha granché di originale in sé, ma quello che credo ci distingua da tanti altri artisti che, in un modo o nell'altro, si oppongono alla cultura dominante sia la consapevolezza di non aver appigli per uscire dalla tragedia dell'uomo contemporaneo, di non possedere ricette per ripulirci dall'immondo che ci circonda, dato che ognuno è frutto e figlio del proprio tempo ed un'arte 'pura', con la 'A' maiuscola, che si pretenda fuori dal tempo, è solo un'illusione, un altro modo per esorcizzare il panico esistenziale. Ed è questa consapevolezza che rende la nostra musica permeata di toni e temi apocalittici, tragici, ossessivi, mentre il ricorso a strumenti e melodie barocche può essere visto come un disperato tentativo di ancorarsi alle radici di un passato lontano. In realtà il tempo della decadenza giunge per ogni civiltà, e combattere a spada tratta significa fare la figura dei Don Chisciotte... l'unica cosa da fare è dare una rappresentazione artistica della 'terra desolata' che ci circonda, con lo scopo di diffondere l'auto-consapevolezza in modo da accelerare il processo di morte, se proprio l'eutanasia non è possibile...Viene da sé che i filoni artistico-filosofici che possono costituire materia di ispirazione per noi siano quelli permeati da un certo spirito anti-modernista, o perchè guardano oltre, in cerca di una rifondazione radicale, magari anche utopica, ed è il caso delle avanguardie di inizio '900 (dadaismo, futurismo e surrealismo), o perchè cercano, esteticamente o filosoficamente, di ripristinare valori e visioni del mondo profondamente tradizionali: e qui si va dalla letteratura decadente di D'Annunzio, Huysmans, Wilde, alla saggistica d'ispirazione pagano-esoterica che fa capo ad Evola e Crowley, che tra l'altro hanno messo in luce, soprattutto il secondo, l'avvento di una nuova era (in termini crowleyani, l'Eone di Horus), e dunque la precarietà del nostro presente, nonché l'inutilità del soggetto rispetto alla ciclicità della Natura e l'apparenza della volontà soggettiva. È mio dovere citare anche la filosofia tedesca romantica (Hegel e Goethe su tutti) e post-romantica, nella quale spicca maestosa la figura di colui senza il quale probabilmente il progetto Namenlos non sarebbe nemmeno esistito: Friedrich Nietzsche, che con la sua filosofia del martello, sempre in bilico tra violento nichilismo e audace smania di ricostruzione, ha rappresentato il momento fondamentale di passaggio tra il tardo-romanticismo e il post-modernismo; i riferimenti al suo pensiero sono in certi casi abbastanza palesi nei nostri testi, in particolare in 'Il Forte E La Tempesta', dove è indirettamente citato l'episodio del folle di 'Così Parlò Zarathustra'; per non parlare delle analogie tra la visione del mondo che traspare da 'Sturmundrama' e le sue intuizioni dell'amor fati e l'eterno ritorno, che approfondire qui vorrebbe dire peccare mortalmente di prolissità. Meritano una fugace citazione anche le influenze provenienti dal cinema, sia in modo sottile, ed è il caso delle suggestioni provenienti dai film di Fellini, Polanski, Lynch etc., che in forma più palese, ed è il caso del meraviglioso lungometraggio 'L'Atalante' di Jean Vigo, del quale alcuni significativi passaggi sono mutuati in 'Amour Fou'. Venendo alle influenze musicali, mi trovo alquanto in difficoltà a dare una risposta esauriente, data l'estrema eterogeneità di gruppi e generi che condizionano il nostro approccio musicale; comunque è innegabile che, soprattutto per quanto riguarda 'Sturmundrama', siano presenti elementi caratteristici dei filoni neofolk, martial e neoclassico, di cui apprezziamo soprattutto quei progetti che si svincolano da schemi troppo rigidi, che mescolano elementi di diversa natura in una sintesi originale, e mi vengono in mente nomi come Spiritual Front, Laibach, Dead Can Dance, Current 93, IANVA, Der Blutharsch, Ain Soph, Sopor Aeternus... Comunque tra i nostri ascolti preferiti sono ben presenti, oltre alla musica classica di cui non si è mai abbastanza istruiti, i cantautori italiani e francesi classici (De Andrè e Brel sono nel nostro Olimpo), nonché l'avanguardia degli anni '60-'70. Infine, oggetto di nostro interesse è evidentemente anche la musica etnica, nella misura in cui rappresenta uno degli ultimi baluardi culturali contro il rullo compressore della globalizzazione industrialista e del cosmopolitismo; non a caso 'Sturmundrama' vede l'utilizzo, tra gli altri, di suoni di strumenti legati alle tradizioni popolari come cornamuse scozzesi, percussioni tribali africane, fisarmoniche, tamburelli baschi e santoor persiani. Insomma, per tapparsi il naso davanti alle esalazioni pestilenziali della modernità, è necessaria un'alleanza tra la cultura tradizionale popolare e quella intellettuale di stampo 'èlitario' nella sua inattualità: insomma, tra istanze folkloristiche ed aristocratiche."