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07-09-2013
JOY SHANNON AND THE BEAUTY MARKS
Cuore europeo
di Roberto Alessandro Filippozzi
Come abbiamo già dato ad intendere in sede di recensione, siamo rimasti basiti nel constatare come un talento quale quello di Joy Shannon e dei suoi The Beauty Marks fosse rimasto relegato al mondo delle autoproduzioni, senza destare l'interesse di alcuna etichetta di settore. Un destino avverso che ci aveva tenuta nascosta questa meravigliosa cantautrice irlandese (ora dislocata negli States ma, come leggerete, pronta a rientrare in quel Vecchio Continente a lei tanto caro), facendo passare inosservati per mancanza di visibilità ben quattro album ed un EP prima del recente e da noi promosso a pieni voti "The Oracle". L'arte della Shannon meritava senza ombra di dubbio il pieno supporto di una label di spessore già dal primissimo lavoro firmato con nome e cognome assieme ai The Beauty Marks, ma si usa dire che il tempo sia galantuomo, e così è stato per la bella e sensibile singer/violoncellista/arpista irlandese, che, dopo tanti anni di sacrifici per amore della musica, ha infine trovato la giusta etichetta cui affidarsi per uscire dalle maglie dell'autoproduzione e per compiere il passo in avanti decisivo in termini di visibilità, come più avanti avrete modo di leggere. Senza indugi, sedotti dalla bellezza di un disco come "The Oracle" e di un suono che la stessa Joy descrive come 'celtic pagan folk', siamo andati a scoprire questa grande artista, disponibilissima nel concedersi ai nostri microfoni in questa lunga, amabile ed approfondita chiacchierata...
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Al fine di introdurre il tuo progetto musicale ai nostri lettori, mi piacerebbe sapere come hai incontrato i The Beauty Marks e quali sono le motivazioni che vi hanno spinti ad unire le forze in questa avventura artistica...
"Io sono la principale compositrice e strumentista con arpa celtica, violoncello, harmonium e voce per i The Beauty Marks. Ho avuto l'onore di lavorare con molti diversi musicisti di talento come mia band di supporto nel corso degli anni. Ogni album è un po' diverso dagli altri, quindi a volte avrò un nuovo musicista qua e là, che porterà un nuovo suono ed emotività all'album. In verità, non potrei mai ringraziare abbastanza i musicisti con cui ho lavorato, che sono strumentisti di livello mondiale formatisi in ambiti quali jazz, classica, metal e rock. Ho incontrato i membri della mia band nel corso degli anni, durante le mie collaborazioni musicali con altri gruppi e spettacoli. La mia band mi ha sempre insegnato tanto, e ha contribuito a fare di me una migliore musicista e cantautrice. Su "The Oracle" figurano Andy Zacharias al contrabbasso, Jon Zell alla chitarra elettrica, Luca Pino alla chitarra in stile jazz-gypsy, Jimmy Paul alla chitarra acustica e Rachel Star Albright e le Dovelles ai cori. Io mi occupo delle parti di arpa celtica, violoncello e voce principale dell'album. Il disco è stato prodotto da Brian Frederick ai Secret Hill Studios di Long Beach, California. Brian ha prodotto 4 dei miei 5 album coi The Beauty Marks."
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Nelle note ufficiali hai descritto il tuo suono come 'celtic pagan folk': qual è la tua visione di una simile definizione, soprattutto per quanto concerne l'aspetto celtico e pagano?
"Classificare il nostro suono è stata una sfida nel corso degli anni. In realtà non avevo mai sentito parlare di 'pagan folk' fino a quando, l'anno scorso, stavo lavorando sul marketing di "The Oracle" e ho capito che avrei potuto commercializzarlo in questo modo. Non sono necessariamente una fan dell'etichettare la mia musica, soprattutto perché cambio il mio sound da un album all'altro. Ma avendo la necessità di far arrivare la mia musica al pubblico giusto, mi sono resa conto che avevo bisogno di capire in quale sottogenere avremmo potuto inserirci. Ho ragionato sul fatto che suono l'arpa celtica/folk e che scrivo spesso di dee pagane, così definendo il mio sound 'celtic pagan folk' ho inquadrato il genere più specifico che potessi trovare. Definire solamente folk la mia musica non mi ha mai collegata a sufficienza ai giusti fans, e anche 'dark-folk' era una categoria sin troppo ampia. Ho avuto fortuna con questo sottogenere finora, e userò questa classificazione finché questa servirà la mia musica."
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Queste radici celtiche e pagane hanno a che fare con le tue origini irlandesi? E, a tal proposito, cosa puoi dirci di queste tue origini e come sei finita a vivere negli Stati Uniti?
"Sono sempre stata interessata alla storia antica, quindi sia che si tratti di storia antica irlandese o greca, la cosa mi affascina. In particolare, mi piace conoscere i modi in cui le differenti culture e tradizioni spirituali vedono il mondo. Ho studiato storia culturale per la mia laurea e insegno arte visiva e storia dell'arte. Sono anche un'artista visuale e i miei quadri e le mie stampe sono spesso ispirati/e dalla forma femminile nuda, celebrata nell'immaginario delle antiche dee. Sono affascinata dalle credenze tribali che incorporano una dea terrestre e il rispetto per la Terra, perché credo che noi, come razza umana, potremmo affondare maggiormente le radici in quel sistema di credenze, in modo da non distruggere la Terra. Non so se questo interesse derivi dalla mia discendenza irlandese o semplicemente rappresenti chi sono nel mio cuore e nella mia anima, o entrambe le cose. Vivo negli Stati Uniti per ora, ma è il mio obiettivo è di tornare in Europa entro il prossimo anno. Mi è piaciuto vivere negli States grazie ai miei fantastici amici e ai miei compagni della band che ho incontrato qui, ma il mio cuore è sempre stato in Europa."
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Con il nuovo album "The Oracle" mi sono imbattuto nella vostra musica per la prima volta, eppure scopro che avete già realizzato ben quattro album ed un EP in precedenza, tutti autoprodotti... Ma soprattutto, sono rimasto davvero sorpreso nel constatare che nessuna etichetta abbia notato e riconosciuto il vostro talento fino ad ora: come è potuto succedere, secondo te?
"Tutti i miei album sono disponibili in entrambi i formati, fisico e digitale. Si possono trovare le copie fisiche all'indirizzo http://www.cdbaby.com/Artist/JoyShannonTheBeautyMarks e le copie digitali all'altro url http://joyshannonandthebeautymarks.bandcamp.com, o su iTunes. Tutti i miei album sono stati autoprodotti perché, fino a poco tempo fa, non avevo trovato una casa discografica che fosse interessata a distribuire il mio lavoro. Non è stato per mancanza di tentativi: penso piuttosto che il nostro sound sia molto specifico e, francamente, abbiamo avuto più interesse e sostegno dall'Europa rispetto agli Stati Uniti. Non so per certo se la mia musica abbia ricevuto molte attenzioni, perché non è ciò che va di moda in USA - soprattutto a Los Angeles - anche tra le etichette indipendenti. Ma a prescindere da ciò, ho continuato a farla. Finalmente dopo 5 album con i The Beauty Marks, uno con i Deathblossoms, quattro coi The Offering e innumerevoli spettacoli, abbiamo firmato con la bella etichetta indipendente tedesca Kalinkaland (www.kalinkaland.de), e non potrei essere più felice. È un grande sollievo perché avrò finalmente aiuto per produrre, distribuire e promuovere il mio lavoro. Avevo preso l'impegno di spendere i soldi extra che avevo messo da parte ogni anno nella registrazione, nella stampa e nella promozione di ogni nuovo album. Sono stata felice di farlo anche se è stato difficile a livello finanziario, perché è la mia passione e il lavoro di una vita, ma sono così grata di avere finalmente trovato aiuto."
"Sono affascinata dalle credenze tribali che incorporano una dea terrestre e il rispetto per la Terra, perché credo che noi, come razza umana, potremmo affondare maggiormente le radici in quel sistema di credenze, in modo da non distruggere la Terra. Non so se questo interesse derivi dalla mia discendenza irlandese o semplicemente rappresenti chi sono nel mio cuore e nella mia anima, o entrambe le cose..."
(Joy Shannon)
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Ora addentriamoci nel tuo nuovo lavoro, a partire dal suo titolo: cos'è questo 'oracolo' a cui fai riferimento, e quali sono i temi principali dei testi dell'album?
"Ognuno dei miei cinque album coi The Beauty Marks ha raccontato un mix della mia storia personale e delle mie osservazioni sul mondo in quel momento. I miei primi due album hanno coinvolto moltissimo la mia band e mi hanno vista esplorare le modalità di utilizzo dell'arpa con le variazioni di un assetto da rock band. Il primo, "As In The Wilderness" del 2008, parlava del sentirsi persi nella vita e della scelta di creare musica dalla speranza di generare una vita migliore per me, piena di creatività, di amore e di speranza. L'album del 2009, "The Opium Wars or Love In Lieu Of Laudanum", riguardava le guerre che combattiamo dentro noi stessi e nel mondo per amare ed essere amati. Quest'album parlava anche di tematiche ambientali e di come stiamo abusando del pianeta, e comprendeva una delle nostre canzoni preferite da suonare dal vivo, "Thylacine", riguardante il lupo australiano ormai estinto. "The Black Madonna", del 2010, è stato il momento in cui ho veramente iniziato ad approfondire la ricerca e la scrittura di canzoni ispirate da antiche dee. Avevo visto la statua di una 'Madonna Nera' a Praga, e l'album è stato ispirato da come alcuni storici ipotizzino che queste statue rappresentino divinità antiche, che sono poi state adattate alle pratiche cristiane. Dunque, quest'album mi ha davvero permesso di approfondire le parti di me che avevo dimenticato, quelle parti di me che sentivo antiche, pagane e in qualche modo divine e che sembravano inaccettabili nella società moderna, a causa dei tabù delle religioni con cui sono cresciuta in quanto donna irlandese. Ho anche registrato questo lavoro quasi interamente da sola, con solo pochi musicisti coinvolti in un paio di canzoni, e quindi suona molto spoglio e vulnerabile. Nel 2011 "Out Of My Dreams And Into My Arms" mi ha vista riportare in scena la mia band, ed in quel periodo stavo scrivendo del concetto di manifestare idee o sogni nella realtà. Ho iniziato a lavorare con un team di produzione di video musicali ed artwork più grande in quel periodo, tra cui la sorprendente artista Suzanne Walsh (www.ashesinorangepeels.com) e il fotografo Xun Chi (http://michaelchiphoto.4ormat.com/). Poi, l'anno successivo, ho deciso di tornare più in profondità all'approccio introspettivo che aveva contraddistinto "The Black Madonna", ma in maniera più snella e specifica con "The Oracle" del 2013. Ho registrato la nuova fatica per lo più da sola, coinvolgendo altri musicisti selettivamente. Il mio concetto base per l'album è stato quello di prendere nuove canzoni che catturassero alcune delle più vulnerabili, umorali ed oscure sensazioni di "The Black Madonna" e registrarle ancor meglio in uno studio migliore, con microfoni migliori. Volevo tentare di catturare davvero la mia cruda immediatezza nell'eseguire da sola canzoni intime. A livello tematico "The Oracle" ha finito per essere un misto di amore fra anime gemelle, sensualità e sogni per il futuro. Per quest'album ho anche registrato un brano tradizionale irlandese ("The Parting Glass"), che è stato il primo per me. Avevo evitato i traditional irlandesi perché volevo concentrarmi sui miei brani originali, anziché venire etichettata come un'arpista irlandese che suona musica irlandese. Ma ho sentito che, da questo momento della mia carriera, avrei potuto onorare la mia eredità senza il rischio di rimanere bloccata in essa."
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Nelle note interne hai dedicato l'album a chiunque abbia mai perso la voce ed abbia dovuto lottare per riaverla indietro: perché questa particolare dedica? È una cosa che ti è accaduta personalmente?
"La dedica su "The Oracle" è la più personale che abbia mai messo in uno dei miei album. Ho sperimentato la cosa direttamente, sia in senso figurato, perdendo la mia voce a causa di circostanze di vita terribili, così come letteralmente, perdendola a causa di una malattia. Quando ero una bambina, sono cresciuta in una casa fra mancanza di supporto e abusi, dove non avevo alcuna voce in capitolo. A malapena parlavo, figuriamoci cantare... Anche se, in fondo, sapevo che ero destinata ad essere una cantante, non ho cantato davanti a nessuno fino a quando ho compiuto 17 anni, e non è stato davanti alla mia famiglia, bensì con la mia prima band The Deathblossoms. Ho dovuto lottare contro un sacco di paure interiori per essere in grado di cantare in pubblico. Avevo una paura terribile del palcoscenico che mi provocava un nodo in gola, facendomi perdere la voce prima di uno spettacolo. Ho però amato così tanto il canto che ho lavorato davvero duramente per essere in grado di affrontare le mie paure e riuscirvi. Nel corso degli anni, più lo facevo, più facile diventava. Ho avuto anche alcuni brillanti insegnanti di canto che mi hanno aiutata, soprattutto una cantante lirica di nome Carrie Rothenberger, che si è presa a cuore me ed i miei problemi di ansia vocale. Nel momento in cui ho registrato "The Oracle", mi ero lasciata alle spalle da tempo quelle paure vocali, o almeno così pensavo. Ma a causa dello stress e del superlavoro durante il processo di registrazione, dal momento che ho lavorato in un sacco di posti per poter pagare le registrazioni dell'album mentre queste erano in corso, ho finito per prendermi una laringite nel mezzo delle sessioni per le parti vocali. Ho dovuto mettere la voce in attesa per circa due mesi. È stato orribile per me, e mi ha ricordato di quando ho perso la voce a causa delle paure e dell'ansia quando ero una ragazzina. Ho dovuto ricordare a me stessa ogni giorno di quel periodo che potevo ancora cantare, stavo solo male e la mia voce sarebbe tornata. Ma la voce era diventata una parte espressiva così importante di ciò che sono, che mi sono sentita come se qualcuno avesse tagliato una delle mie membra. Quindi questa esperienza mi ha ispirato per scrivere la dedica dell'album, in onore del mio passato e in onore di chi ha perso la voce a causa dell'essere ignorato e maltrattato. Io so di prima mano che tipo di sfida può essere quella di guarire dagli abusi. Anche se ho lasciato molto indietro il mio passato con l'aiuto della mia musica e dell'arte come strumenti di guarigione, ho un cane di servizio medico di allarme per il disturbo da stress post-traumatico che viaggia con me ovunque io vada."
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Ora addentriamoci nel tuo sound, che in questo nuovo album mi sembra di essere più in linea con uno stile neoclassico e drammatico se confrontato con il precedente "Out Of My Dreams And Into My Arms", che era invece più estroverso ed accattivante: che tipo di sentimenti e necessità personali ti hanno spinta in questa direzione, e che tipo di cose ti hanno ispirata durante il processo di composizione?
"Sono d'accordo nel dire che "Out Of My Dreams..." sia stato più estroverso, mentre "The Oracle" è un album più introverso. In tutta onestà, ho sperimentato un po' di delusioni d'amore tra la registrazione dei due album, e scrivere e registrare "The Oracle" faceva parte del mio processo di guarigione. Quest'album è una interessante combinazione di brani inediti rielaborati dai miei archivi ("Dreams", "The Coat", "Ophelia" e "Faramir") e sette nuove canzoni che ho scritto nel 2012. Scrivo brani costantemente e pubblico album con dei precisi concept, ma a volte le song che non si adattano al concetto di qualunque album io stia registrando in quel momento diventano canzoni 'senza fissa dimora'. Sono stata ben lieta di pubblicare una combinazione fra vecchio e nuovo in quest'album, e questa si è adattata bene al concept, che consisteva nel fare la pace con il passato, lasciando perdere ciò che è stato per essere presenti per lo splendido presente e il futuro. Parte di quest'album mi ha vista fare la pace con certo passato della mia famiglia in Irlanda, di qui il feeling molto irlandese in alcune canzoni. Inizialmente l'album doveva essere intitolato "The Alkonost", in omaggio alla creatura mitologica russa 'l'uccello della gioia', che cantava di un paradiso d'amore e del conseguimento di tutti i desideri del cuore. C'è una canzone dell'album, intitolata "Alkonost", che parla di un amore non corrisposto, ma ho deciso che l'album aveva bisogno di un titolo più travolgente. Mi sento come se scrivessi canzoni in uno stato di trance, in cui spesso non so nemmeno di cosa esse parlino o da dove provengano. Ciò mi ha fatto pensare allo stato di trance che l'antico oracolo greco di Delfi sfruttava per comunicare con gli dei, e così è nato il titolo dell'album."
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Ciò che mi ha davvero colpito del tuo songwriting, specialmente in questo nuovo album, è la tua capacità di convogliare così tanta sincera ed autentica passione nelle tue canzoni e nella tua performance vocale: qual è il tuo metodo di lavoro e cosa guida le tue creazioni?
"Grazie, sentirtelo dire significa molto per me. Scrivo canzoni come vivo la mia vita. Scrivo di quello che sento nel mio cuore, delle mie esperienze personali e di quello che osservo nel mondo. Gioco con le metafore e qualunque immagine simbolica catturi la mia fantasia in quel momento. Fondamentalmente penso alle canzoni nel modo in cui dipingo i miei quadri, con una storia emozionante da raccontare come suo fondamento ispiratore di base, qualunque strumento io scelga di suonare come suo mezzo e il simbolismo dei testi come l'immaginario della pittura. Costruisco una canzone a livello visivo nella mia mente mentre la scrivo. Riesco a vedere il mondo che esisterebbe in essa ed i personaggi che cantano la canzone, o su cosa essa verterebbe. In questo modo, le mie canzoni sono puramente frutto della mia immaginazione. L'unica cosa di assolutamente reale di esse è la sensazione emotiva da cui le creo. Emotivamente mi collego a storie dalla storia e dalla letteratura, storie che accadono nella vita di tutti i giorni intorno a me e nella mia stessa vita, e quando mi siedo a scrivere una canzone, cerco di trovare dei modi in cui il mio cuore e quelli degli altri sono tutti uniti nelle nostre esperienze umane."
"Ho dovuto lottare contro un sacco di paure interiori per essere in grado di cantare in pubblico. Avevo una paura terribile del palcoscenico che mi provocava un nodo in gola, facendomi perdere la voce prima di uno spettacolo. Ho però amato così tanto il canto che ho lavorato davvero duramente per essere in grado di affrontare le mie paure e riuscirvi. Nel corso degli anni, più lo facevo, più facile diventava..."
(Joy Shannon)
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Sicuramente le tue origini irlandesi hanno giocato un ruolo importante nella decisione di fare una tua versione del traditional "The Parting Glass": cosa provi per la musica tradizionale irlandese e perché hai scelto proprio questa canzone in particolare?
"Ho due canzoni in quest'album che fanno riferimento ai funerali e al dire addio ai propri cari: "The Parting Glass" è una di queste, e "Ophelia" è l'altra. Ho scritto "Ophelia" attorno al 2002-2003 quando è morto mio nonno, ma non l'avevo mai pubblicata. È stato così difficile per me trovare le parole per dire addio a mio nonno che ho preferito adattare i versi dell'Amleto di Shakespeare per quella canzone. Ma penso sia stato così difficile per me dirgli addio che ancora non avevo mai reso pubblica la canzone. Con quest'album, circa 10 anni dopo, ho sentito che questa song si adattava al concetto dell'opera, così l'ho registrata. Mettere "The Parting Glass" nell'album è stato il mio tentativo di registrare una canzone tradizionale irlandese, per la prima volta in vita mia. Ho scelto questa canzone perché, anche se è stata scritta nel 1700, suona come se fosse stata scritta oggi. È una canzone di addio, con gratitudine e pace, e mi sentivo così in vita mia in quel momento: dire addio a un capitolo della mia vita ed iniziarne uno nuovo. La canzone ha un tema di auto-accettazione e di auto-perdono per gli errori che abbiamo fatto nella vita, e avevo bisogno di diventare più auto-indulgente, così ho registrato questo pezzo."
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Oltre ad una lirica di Shakespeare, nell'album omaggi sia Tolkien (segnatamente il suo personaggio Faramir) che il famoso attore Liam Neeson: perché hai deciso di rendere questi due bellissimi tributi?
"Anche se tendo a scrivere canzoni serie, sono una persona allegra. La canzone "Liam Neeson" è cominciata come uno scherzo a me stessa. Inizialmente l'ho scritta perché mi ha fatta ridere, ma poi ho capito che era in realtà una bella melodia ed ho preso la canzone più seriamente, finendo per metterla sull'album. Ho invitato il gruppo femminile The Dovelles per cantare un'armonia a quattro parti sulla canzone, ed è diventata una parte epicamente splendida dell'album. La song "Faramir" è un esempio della mia esplorazione dello scrivere più canzoni d'amore sul sentimento ricambiato in quest'album. Ho scritto questa canzone nel 2003, ma non l'avevo mai pubblicata prima. Negli album passati c'erano tantissime canzoni che parlavano del desiderio d'amore o dell'amore perduto, ma un sacco di mie song sull'amore conseguito - compresa questa - erano cadute attraverso le crepe. Quando ho scritto nuove canzoni come "Everything You Are" e "Will You Love Me", mi sono resa conto che "Faramir" aveva finalmente trovato casa in uno dei miei album. Quando ho scritto "Faramir", anni fa, mi ero innamorata del passaggio ne "Il Ritorno Del Re" in cui Tolkien descrive Faramir cercare Éowyn, anche quando ella aveva il cuore spezzato. Ho pensato che fosse un bellissimo esempio del potere di guarigione dell'amore, tanto che ho voluto scrivere una canzone su di esso. In un primo momento ho cercato di scrivere le mie parole sul tema, e poi mi sono resa conto che Tolkien l'aveva già fatto in maniera così perfetta che avrei solo dovuto adattare le sue alla musica."
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Se dovessi scegliere un brano come il più rappresentativo e il migliore da "The Oracle", la mia scelta ricadrebbe senza dubbio su "Everything You Are": c'è qualcosa di speciale che ti lega a questa specifica song? E quale sarebbe la tua scelta per la canzone più rappresentativa dell'album?
"Grazie per aver scelto "Everything You Are", è una canzone speciale! È stato un esperimento sonoro e lirico, perché non avevo mai scritto una simile canzone d'amore in precedenza. Amo in particolare le belle trame che il mio chitarrista Jon Zell ha suonato su quel pezzo. La mia scelta per i brani più rappresentativi cadrebbe su "Morrigan", "Alkonost" ed "Étain", perché tutte e tre queste canzoni hanno veramente conseguito quello che concettualmente mi ero proposta di fare quando ho iniziato a registrare l'album. Volevo registrare intime performance di queste song misteriose e umorali, come ritengo esse siano a tutti gli effetti. Il pezzo "Étain" è diverso da qualsiasi cosa io abbia mai scritto prima, questa strana canzoncina su come l'amore vero collega le nostre anime per sempre attraverso molte vite... Mi ha ispirata nel voler scrivere più canzoni in quella vena per il prossimo album."
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Approfondiamo la buona notizia di poc'anzi: come ci hai detto, la Kalinkaland ha finalmente notato il tuo talento e ti ha messa sotto contratto! Come dicevi, il primo passo sarà l'uscita ufficiale per il mercato europeo di "The Oracle", in autunno: come si è sviluppato il vostro accordo? Ci sarà la possibilità di ristampare qualcuno dei tuoi lavori precedenti?
"Quando ho cominciato a commercializzare "The Oracle", ho iniziato a fare ricerche su internet per trovare riviste e case discografiche che erano aperte al pagan folk, e in una di quelle ricerche è sbucata fuori la Kalinkaland. Non ne avevo mai sentito parlare prima, ma avevo registrato delle parti di violoncello per una delle artiste del loro roster, Jo Gabriel, così ho mandato loro una mail. Mi sono talmente abituata a non ottenere alcuna risposta dalle case discografiche, o al massimo a ricevere una lettera di rifiuto, che quando ho ricevuto una mail dalla Kalinkaland in cui dicevano che erano interessati a pubblicare la mia musica, ho dovuto rileggerla più volte prima di credere a quello che stavo leggendo. C'è la possibilità, fondamentalmente sei ci sarà grande richiesta, che la Kalinkaland ristampi qualcosa del mio vecchio catalogo. Ma prima vedremo come sarà ricevuto "The Oracle". Nel corso degli anni, molto prima che mi imbattessi nella Kalinkaland, avevo sempre ricevuto sostegno alla mia musica da parte di DJ e appassionati di musica in Germania e altrove in Europa. Spero davvero che uscire su Kalinkaland possa contribuire a connettere la nostra musica con più fans che, diversamente, non ci avrebbero mai trovati."
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Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito musicale? Ci sarà la possibilità di vederti suonare dal vivo in Europa?
"Tendo a scrivere e registrare almeno un album all'anno. Visto che "The Oracle" sarà sostanzialmente pubblicato due volte, lo scorso marzo da me e il prossimo autunno dalla Kalinkaland, non registrerò e rilascerò il mio prossimo album coi The Beauty Marks fino al 2014. Il progetto è quello di registrare il disco in Germania con la Kalinkaland. Ho già iniziato a scriverlo, ma mi sto prendendo il mio tempo e mi sto davvero godendo l'essere contemplativa e lenta circa il processo di scrittura. Voglio suonare dal vivo in Europa, ma la cosa rimarrà in attesa fino a quando il mio album sarà ufficialmente pubblicato lì da voi, e vedremo come verrà ricevuto. Anche gli spettacoli arriverebbero dietro una grande richiesta. Anche se, quando tornerò di nuovo in Europa, terrò di sicuro più concerti, in quanto sarà più facile farlo rispetto ad ora che vivo negli Stati Uniti."
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Prima di creare la tua band sei stata coinvolta nei The Deathblossoms, e da un po' di tempo a questa parte contribuisci con la tua voce al progetto dark ambient/industrial The Offering: ci puoi dire qualcosa in più su queste tue esperienze?
"Oltre ai The Beauty Marks, lavoro anche con la band dark electric/ambient/industrial The Offering, con sede nel Regno Unito. Ho registrato la voce per 4 album con loro, e stiamo registrando un nuovo lavoro in questo momento. Mi sono divertita molto a lavorare coi The Offering perché il loro compositore, Mark Sheppard, utilizza un metodo molto intuitivo che è simile al mio. È inoltre un piacere ricevere una traccia già pronta per metà e sentirsi dire che posso cantare quel che voglio su di essa, a differenza di quello che faccio coi The Beauty Marks, dove creo dal nulla e aggiungo il canto come ultima cosa. In questo modo sento The Offering come una piccola vacanza sperimentale di musica per me, con cui mi diverto. Con questo nuovo album, Mark ed io abbiamo deciso di fare qualcosa che non abbiamo mai provato prima: lui mi dà le tracce cui ha già assegnato un titolo, ed io non posso cambiarlo, ma anzi, devo scrivere i miei testi e creare la mia traccia vocale attorno ad esso. È un esperimento di scrittura davvero divertente. I Deathblossoms sono stati la mia prima band in quel di Los Angeles, in cui ho collaborato con il cantautore Phil Van Overeem. Phil e io abbiamo scritto, registrato e pubblicato un album in studio e uno live per questo progetto. Era spettrale house music d'avanguardia che, quando eseguita, era quasi come una performance art teatrale. Abbiamo suonato di fronte a un insieme di case con un albero in un cortile ed un recinto di paletti con teschi su di essi, che noi stessi abbiamo costruito. Abbiamo appeso campane orchestrali che avevamo creato per questo 'albero' che avevamo costruito, e ad un certo punto dello spettacolo abbiamo usato la sega circolare per tagliarlo a fette, versando sangue attraverso le fessure come se la casa stesse sanguinando. Avevo 17/18 anni quando ero in quella band, ed all'epoca avevo l' energia per fare tutto questo! Sono molto orgogliosa di un progetto che mi ha davvero iniziata musicalmente, mostrandomi come essere coraggiosi nello sperimentare e l'importanza di provare nuove cose sul palco. Più tardi, quando stavo suonando musica più direttamente folk, sono stata in grado di fare affidamento su quel passato musicale punk/art, soprattutto sulla fiducia che mi ha dato nella mia performance. Phil ed io abbiamo appena iniziato a parlare di fare un album di reunion dei Deathblossoms, letteralmente 13 anni dopo la nostra prima uscita. Sono entusiasta di questo progetto, che è in lavorazione proprio ora (http://thedeathblossoms.bandcamp.com/)."
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Sei una cantante di grande talento, oltre ad essere una grande musicista e compositrice: quali sono i tuoi modelli di canto? E quali i cantanti che più ti hanno colpita nella tua vita?
"In realtà non ho mai provato a modellare me stessa su alcun altro cantante mentre mi stavo sviluppando come artista nel corso degli anni. Sono stata più attratta dal buon songwriting e dalla narrazione emotiva. Amo quei cantanti che possono non essere sempre tecnicamente perfetti, ma che cantano col cuore e l'anima. Sono cresciuta ascoltando gli U2 ed ho sempre amato Bono come cantante sincero. Quando mi sono addentrata maggiormente nel lato più oscuro della musica sperimentale, ho amato il modo in cui Gavin Friday dei Virgin Prunes usava la sua espressiva voce, senza paura e spesso in maniera dura, perfino 'brutta', anche se possedeva una voce cabarettistica bella e fumosa. Amo Sinead O'Connor e PJ Harvey per la loro espressività priva di paura, ed anche per l'intimo songwriting. Sono sempre stata profondamente ispirata dal songwriting immacolato e dalle intense performance di Nick Cave. Ammiro anche le incredibili capacità vocali di Mikael Åkerfeldt degli Opeth. Nessuno di questi cantanti mi somiglia davvero, semplicemente mi ricordano di essere sincera con me stessa, come loro lo sono con sé stessi."
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La maggior parte della gente si lascia sedurre dalle insegne luccicanti e dalle pubblicità pompose, anche nella scena dark/gothic, ed alla fine sono le etichette più grandi ed i loro artisti a spadroneggiare su riviste e media dedicati... Tu sei sconosciuta ai più, fin qui sei rimasta relegata al mondo delle autoproduzioni, ma hai molto più da offrire rispetto a moltissime band che stanno sotto i riflettori: è la dimostrazione che, la maggior parte delle volte, la cosiddetta scena underground nasconde i tesori più preziosi?
"È interessante perché io rispetto un sacco di band che sono nel mainstream, ed ho anche lavorato direttamente con alcuni di loro, tra cui Elton John e U2 (come assistente costumista), ed altri li ho intervistati, come gli Opeth (come giornalista). Questi artisti hanno meritato il sostegno di grandi etichette, sono immensamente talentuosi e sono anche belle persone. Ma ci sono, ovviamente, alcuni artisti schifosi che sono creati dalle etichette per soddisfare solo le tendenze pop attuali, e che vengono usati e gettati via tanto velocemente quanto la loro popolarità aumenta. Non ho mai voluto essere così, ho sempre avuto bisogno di restare fedele a me stessa, e questo ha fatto sì che la mia carriera sia stata 'lenta ma costante'. Capisco cosa vuoi dire circa il mainstream contro l'underground. Ci sono un sacco di band, compresa la mia, che stanno creando musica interessante e degna, ma hanno lottato per ottenere visibilità e supporto. Conosco moltissimi gruppi minori che hanno rinunciato a causa di questa lotta, ma io non lo farò mai e mai potrei, perché non smetterò mai di fare musica. È quello che sono e che sempre sarò. L'industria cambia coi mutamenti economici, i trend superficiali evolvono costantemente ed ho imparato che devo solo fidarmi del fatto che ciò che è buono, è buono. La buona musica sarà notata, che ci voglia un anno oppure 20. Il mio obiettivo è solamente quello di riuscire a vivere facendo musica e, infine, non dover fare tutti gli altri lavori che faccio (insegno arte visiva, teatro e musica, così come mi occupo di giornalismo musicale). Per il mio bene, spero non ci voglia troppo tempo perché ho bisogno di pagare le bollette, ma continuerò comunque a fare musica, non importa quale. Quando ho intervistato Mikael Åkerfeldt degli Opeth, l'anno scorso, mi ha parlato di come ha lottato praticamente in povertà per circa 10 anni prima di iniziare finalmente a fare una vita decente con la sua musica. È stato molto importante per me sentire questo da qualcuno che ammiravo così tanto musicalmente, soprattutto perché stavo compiendo trent'anni, e mi ha fatto capire che non ero affatto fuori pista."
"Ci sono un sacco di band, compresa la mia, che stanno creando musica interessante e degna, ma hanno lottato per ottenere visibilità e supporto. Conosco moltissimi gruppi minori che hanno rinunciato a causa di questa lotta, ma io non lo farò mai e mai potrei, perché non smetterò mai di fare musica. È quello che sono e che sempre sarò. La buona musica sarà notata, che ci voglia un anno oppure 20..."
(Joy Shannon)
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Bene Joy, nel ringraziarti per l'estrema disponibilità, ti lascio lo spazio per aggiungere ciò che desideri a questa lunga e piacevolissima chiacchierata...
"Grazie mille per il tempo dedicato a domande così dettagliate! Apprezzo molto il tuo sostegno alla mia musica. Grazie mille (lo dice in italiano, nda)!"
http://joyshannonandthebeautymarks.com/
https://www.facebook.com/JoyShannonandtheBeautyMarks?fref=ts