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08-08-2013
KENTIN JIVEK
Compongo, quindi sono
di Max Firinu
Il suo ultimo lavoro "Six Diamonds" ha suggellato la consacrazione del suo stile unico, eterogeneo e ispirato, nonostante le difficoltà dell'autoproduzione. Anima di una rinascita nel neofolk partita da oltralpe, in grado di influenzare la scena a venire. Kentin Jivek è la rappresentazione del musicista indipendente, in grado di creare attorno a sé un seguito appassionato, dopo anni di intenso lavoro discografico e prestigiosi live al seguito di act storici. La conferma di una realtà musicale che non si arrende alle leggi del mercato, e neanche a quelle dell'algida vita moderna. Darkroom è stata orgogliosa di intervistare uno dei più prolifici artisti del panorama underground europeo, devoto alla musica e all'arte, ma anche alla filosofia, che ha fatto della musica il proprio stile di vita. Una chiacchierata amichevole che ha svelato però l'uomo artista, determinato e metodico. Un orgoglio del sottobosco che ha fatto dell'arte in generale un tutt'uno...
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Siamo probabilmente la prima rivista italiana ad intervistarti:potresti introdurci nel mondo di Kentin Jivek, magari riassumendo la tua carriera?
"Sì, infatti, siete i primi dal vostro Paese. Grazie mille. Ho prodotto una dozzina di album a partire dal mio primo anno di attività, vale a dire il 2008, ma ho iniziato a suonare dall'età di tredici anni. Ho collaborato con diversi artisti e negli ultimi cinque anni sono stato impegnato in un tour per tutta l'Europa, supportando band come The Legendary Pink Dots e Tony Wakeford dei Sol Invictus. Al momento mi sto focalizzando sul nuovo "Six Diamonds". Definirei il mio stile folk rock, investito di altri generi e vani tentativi di testi. Di una sola cosa sono sicuro: amo scrivere e comporre."
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Lavori molto sodo, praticamente un album all'anno, per non parlare delle altre uscite...
"Ho sempre trovato divertente realizzare materiale. Sono inoltre molto appassionato di produzione e utilizzo sempre software aggiornati. In genere la fase compositiva ha inizio quando capto qualche segnale, e le idee cominciano a girare attorno. Quindi, un album all'anno è davvero un ottimo metodo di lavoro per organizzare e sviluppare idee essenziali."
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I mini e le collaborazioni, invece?
"I mini sono un po' un oggetto di transizione da un album all'altro, mentre collaborare con altri artisti è più un atto di condivisione, costruttiva soprattutto. Inoltre si richiamano in ballo le nostre radici e le nostre rispettive influenze. Di soliti però collaboro solo con singoli musicisti, mai con gruppi."
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Immagino sia un modo per essere più creativi e prolifici...
"Essere prolifici significa "esistere", svelare te stesso, ed è anche vero che ho sempre sentito il bisogno di produrre molto materiale, ma ora ho rallentato sulla tabella di marcia perché mi sento molto cresciuto e riconosco quando comincio ad apparire ridondante o ripetitivo. In tal caso, mi fermo immediatamente."
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Quali delle tue collaborazioni consideri più interessanti?
"Tutte, perché funzionano all'istante, dal punto di vista sia umano che artistico, e te ne accorgi ogni volta che imbastisci una canzone."
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Puoi dirci qualcosa di più su quella con Miro Snejdr, famoso per aver lavorato a "Peaceful Snow" dei Death In June?
"Abbiamo registrato assieme l'album "Voir Dire", poi ci siamo rincontrati a Londra durante una mia esibizione, e ad entrambi è sembrato di rivedersi con un vecchio amico dopo molto tempo. Ognuna delle nostre canzoni è scritta con vera passione."
"Una volta, di ritorno a casa, ho trovato delle carte per terra in strada. Le ho osservate e corrispondevano ai colori del mio taccuino. La metasimbologia è ovunque. È un fatto estetico, ricco d'ispirazione e ci parla di continuo. Ad esempio, la nostra data di nascita è legata in qualche modo ad una carta particolare..."
(Kentin Jivek)
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Qual è il tuo background musicale?
"Di sicuro devo partire dall'alternative rock. Sono sempre stato innamorato dei Jane's Addiction e dei Dead Can Dance, poi direi che hanno un certo rilievo nella mia formazione i Nine Inch Nails, i francesi Eiffel, Death In June e Stars Of The Lid."
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Già, non dobbiamo dimenticare il neo-folk...
"Certamente, ma il neo-folk è sempre stato solo un'ispirazione e non un modello."
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Nei tuoi lavori riecheggiano anche Brendan Perry, Nick Cave e l'ambient...
"Brendan è un'importante influenza, sì, l'ambient invece è dovuta al mio piacere di riarrangiare i pezzi, perché dopo una decina di dischi il solo suono della mia sei corde è piuttosto riduttivo."
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Canti in due lingue, francese e inglese...
"Il francese è molto interessante. Non è complicato realizzare qualcosa di poetico se ci metti il giusto impegno. L'inglese è più semplice, ma oggi come oggi cerco di limitarmi all'essenziale nelle liriche in questa lingua. Amo anche lo spagnolo, ma non ho mai scritto nulla in quell'idioma. Mi limito a parlarlo."
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Quanto pesa il fatto di essere un poliglotta europeo nella tua vita artistica?
"Se fossi cresciuto in Australia o in Sud America significherebbe sì qualcosa, ma al momento non saprei cosa risponderti."
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I testi di "Six Diamonds" si concentrano sull'amore, ma anche sulla metasimbologia ...
"Le relazioni, più che altro, sono la sola cosa in grado di salvarci in questo mondo. Una volta, di ritorno a casa, ho trovato delle carte per terra in strada. Le ho osservate e corrispondevano ai colori del mio taccuino. La metasimbologia è ovunque. È un fatto estetico, ricco d'ispirazione e ci parla di continuo. Ad esempio, la nostra data di nascita è legata in qualche modo ad una carta particolare."
"Tutte le mie canzoni mostrano che la vita è un gioco, in cui si vince o si perde, ma non si rinuncia mai a combattere, il che non è altro che la differenza tra gli animali, le macchine e noi esseri umani..."
(Kentin Jivek)
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Approfondisci pure i testi al riguardo...
"Il pezzo d'apertura, "Le Ciment Des Sentiments", tratta lo scambio di sentimenti e l'atto degli amati di convincersi che quelli che si provano sono reali. "Des Signes Qui Ne Trompent Pas" è dedicato a tutti quei piccoli dettagli nella vita a cui devi fare attenzione, al fatto che non si può essere ciechi nei loro confronti. "Heyoka, The Straighten" parla di quella che considero la capacità di agire contraddicendosi. "Traumdeutung" è una testimonianza di sé stessi di fronte all'eterno potere della natura, siamo davvero piccola cosa paragonati ad essa. "Dans Le Salon Des Oubliés" parla delle dipendenze, e di quanto il tempo trascorra tra quelle mura che ci costruiamo attorno spontaneamente. "Now Can You Hear The Night Birds?" narra l'inversione delle stagioni. "I Love You Skinny" è solo una spontanea dichiarazione d'amore al proprio compagno/a. Riassumendo, tutte queste canzoni mostrano che la vita è un gioco, in cui si vince o si perde, ma non si rinuncia mai a combattere, il che non è altro che la differenza tra gli animali, le macchine e noi esseri umani."
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Quali sono i "sei diamanti" del titolo? La carta del sei di picche, immagino...
"È proprio la mia carta. Vuol dire nato il 21/01."
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Cosa si cela dietro l'artwork?
"Lascio rispondere Gilles Pereira, l'artista e fotografo con cui collaboro da sempre."
GP: "È sempre una sfida illustrare I lavori di Kentin, perché sei sempre alla ricerca di qualcosa celato dalla musica, dalla sua creazione e dalla figura di Kentin stesso. Devi affidarti a quell'impulso primario che non proviene da te. È un processo molto particolare e stimolante, perché Kentin mi dà sempre carta bianca per le illustrazioni degli album, un metodo totalmente diverso da quello che uso personalmente nel mio lavoro. Ogni suo disco è diverso dal precedente, ma questa volta il passo è stato meno breve. "Six Diamonds" apre un nuovo corso musicale, così era tempo di cambiare il mio metodo. L'idea era quella di lavorare diversamente dai suoi altri lavori, non cercando di figurare il concept dell'album, ma solo focalizzandosi sulla dimensione musicale e sulle forme che assumeva nella mia mente. Ho avuto come l'istinto di rappresentare il disco con una sorta di simbolo, di marchio. Un qualcosa di misterioso ed astratto ma semplice, qualcosa che si potesse toccare. È come se l'album fosse realizzato da un pezzo di legno, intagliato con pazienza da un artigiano come Kentin. Volevo tradurre l'estrema stanchezza, la disperata e malinconica, gli aspetti emotivi e fisici mescolati a un costante stato di riposo. Quello che accade quando la nostra mente risiede in un'altra dimensione. L'aspetto predominante che prevale in "Six Diamonds" ci svela il fascino onirico di tali sensazioni."
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Infatti, Kentin, parli anche di libertà ed etica...
"Quando sei di continuo circondato dai media, da tutti gli atteggiamenti del prossimo, come le preoccupazioni, la felicità o altro, è davvero difficile mantenere con discrezione una propria identità."
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Fai in qualche modo riferimento alla terribile e ricorrente crisi economica?
"Molte persone hanno in qualche modo adattato i loro pensieri alla ricorrente crisi mondiale. In poche parole, credo che tutto quello di cui abbiamo bisogno è più passione e meno insana vita virtuale. Alcuni però ci stanno riuscendo molto bene."
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Il tuo paese, la Francia, è considerato la seconda più potente economia nell'eurozona dopo la Germania.
"Sì. La Francia ha un sacco di esclusive caratteristiche, ma a volte può risultare anche ambivalente."
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Credi a tutte queste ricorrenti classificazioni che non fanno altro che influenzarci ogni giorno?
"I media hanno un'importanza strategica oggi, è tutta una questione di manipolazione e terrore. Basta offrire alla gente necessità di cui non sente il bisogno. Questa cosa non fa altro che alimentare frustrazione e tristezza. Se ci pensi su due volte, ti rendi conto che non hai proprio bisogno di un certo materialismo, di alimentare la grande macchina dei mercati. E questo arraffare generale non fa eccezioni. C'è una certa uniformità, ma quello che fa la differenza sono proprio le persone stesse. La primaria conseguenza di così tanta pressione crea situazioni atipiche, ben rappresentate dalla nostra cultura e dalle nostre radici. Francese, Francia, va bene, in questo modo ti senti parte di una nazione, della sua cultura e tutto quello che ne concerne, ma oggigiorno generalizzare gli individui è troppo ingenuo."
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Sei un musicista, compositore e cantante ...
"Sì, con chitarra, piano e sintetizzatori (ride, nda). Compongo perché è come un enigma da risolvere. Parti da una minima idea e, dopo, ti rendi conto di essere andato lontano. Per quanto riguarda il cantato, la trovo una dimensione più live. In studio è un processo abbastanza rapido."
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Possiamo dire che sei anche un poeta e intellettuale?
"Negli ultimi anni ho scritto molto più di prima. Ho un sacco di progetti in testa, che sarebbero però un bell'ammontare di lavoro. Mi dedico però anche all'economia e alla matematica. Non più alla storia, però. Ormai vivo il presente, la Guerra è finita da un pezzo."
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Tu hai sempre preferito la via dell'autoproduzione... Quali sono i pro e i contro?
"Sì, perché in questo modo riesco a seguire il mio ritmo. Esprimi davvero te stesso, in modo del tutto indipendente, ma desideri al tempo stesso conquistare un pubblico maggiore."
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Hai mai avuto l'occasione di firmare per qualche etichetta? C'è una qualche label per la quale vorresti incidere
"Sono in trattativa con la svizzera Urgence Disk. Ci sono sempre stati, a dire il vero. Mando sempre i miei dischi alla Kranky, alla Trisol, alla Haute Magie e anche alla 4AD. Staremo a vedere."
"I media hanno un'importanza strategica oggi, è tutta una questione di manipolazione e terrore. Basta offrire alla gente necessità di cui non sente il bisogno. Questa cosa non fa altro che alimentare frustrazione e tristezza. Se ci pensi su due volte, ti rendi conto che non hai proprio bisogno di un certo materialismo, di alimentare la grande macchina dei mercati..."
(Kentin Jivek)
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Ci sono dei colleghi francesi che vorresti portare all'attenzione dei nostri lettori?
"Gilles, che ha anche realizzato per me video e foto. Andate sul suo sito www.gilles55555.com."
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L'ultimo saluto per il pubblico italiano...
"La prossima volta che vengo da voi, saprò parlare la vostra lingua."
http://www.kentinjivek.com/
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