05-01-2009
THE LAST HOUR
"The Last Hour"
(Intuition Records)
Time: (40:40)
Rating : 7
La separazione dei Gothica è anche la dissociazione di due equilibri dovuti alla solarità neoclassica di Alessandra Santovito, ora protagonista nel suo progetto Hexperos, ed alla ombrosa arte di Roberto Del Vecchio. Musicalmente decadente ed introversa, la sua dimensione estremamente oscura si esalta nel primo full-lenght, prodotto dalla russa Intuition, eclettica etichetta che spazia tra suoni eighties, come nel caso dell'americana Angie Damage, all'elettronica oscura dei Neon (sua l'idea di riproporre il cammino artistico dei nostri indimenticati toscani), sino alla raccolta delle migliori uscite dei Rise And Fall Of A Decade, memorabile band protagonista della scena cold-wave negli anni '90 al fianco dei conterranei francesi Collection D'Arnell-Andrea. In questo piccolo ma significativo roster l'esordio di Del Vecchio fa acquisire valore alla ricchezza proposta dalla label stessa: poche uscite sul mercato, ma dal calibro qualitativo assoluto. Il substrato in cui si sviluppa la musica del dischetto è sotterraneo, flebile nel suo esporsi rifugiandosi piuttosto in introspezioni dell'anima, senza uscire mai alla luce, preferendo il crepuscolo interiore, i colori scuri della terra al tramonto, i toni ombrati di uno spirito inquieto che non necessariamente nella propria arte cerca risposte. Le tastiere e le campionature prevalgono, e quando la chitarra si ritaglia uno spazio è per esaltare il dramma: cruda e freddamente elettrica, stupenda in "New Dawn Fades" (cover del celeberrimo brano dei Joy Division), oppure arpeggiata in eterne scale che disegnano paesaggi freddi e distaccati, come in "Chanson D'Automne", elegante ballata decadente con il sapore di Stoa per la voce femminile, o per tanti motivi così vicina al ricordo dei Lycia. Nonostante rimarranno sempre indelebili nei ricordi le due uscite come Gothica, i due artisti hanno trovato le loro strade diverse e non parallele, ma brillanti di un fascino opposto. L'elettronica nell'album prevale, toni spesso smorzati ma anche accattivanti nei ritmi come nella open-track "Into Empty Death", brano che si avvicina al sound Cold Meat Industry ma ricco di canoni che si ritrovano più spesso in band italiane dei diversi rami dell'ambient oscura. Per questi motivi acquista valore la nostra compilation, che ha saputo dare voce anche a queste realtà 'minori' ma stuzzicanti: "In The Dark Room Vol. 1", soprattutto nel CD 2, ha avuto la lungimiranza di proporre suoni carichi di quella crepuscolare volontà di straziare l'animo nella ricerca introspettiva del suono, caverne dello spirito che, come in un underground metafisico, stimolano l'ascolto. Il monicker The Last Hour è in questo contesto presente, e l'occasione per parlare del suo debut vuole essere anche motivo di ringraziamento per la traccia concessa alla nostra rivista ("Last Blues" ha raccolto più di un'opinione positiva). Sicuramente un dischetto per palati esigenti in termini di suoni ovattati e crudi, ma con il fascino della ricerca intima di Roberto in tutti i quaranta minuti di durata, fino alla lunghissima traccia conclusiva (oltre i nove minuti) dove, tra silenzi ed accenni, Del Vecchio si ritaglia un posto al fianco di progetti analoghi del calibro di Atrium Carceri, ma io dico pure dei toscani Quiet In The Cave. Curato anche l'artwork della cover, scura nell'evidenziare un luminoso orologio antico fermo sulle 09:47; lo immagino nell'ora in cui le tenebre non ammantano ancora l'umana miseria, ma con l'immaginario evocativo di creature che, lente ed inesorabili, iniziano la gestione della notte.
Nicola Tenani