14-12-2008
VV.AA.
"Nikolaevka"
(Palace Of Worms)
Time: (75:03)
Rating : 9
Si apre con un bel brano di Albireon la compilation tutta italiana della label lombarda Palace Of Worms: con il lento, cadenzato ritmo delle percussioni e la poesia del testo che la caratterizzano, la canzone evoca l'immagine di un esercito che torna mesto verso casa. Tale visione è rafforzata dal titolo del sampler: Nikolaevka nel 26 gennaio del 1943 vide la ritirata dell'esercito italiano dal fronte russo sul Don, lasciando sul suolo diverse decine di cadaveri. Settantacinque minuti di ballate nostalgiche per dare vigore a tante realtà - in parte note - che valorizzano il substrato folk-industriale nel nostro Paese. Albireon, fra l'altro, è di recente tornato sul mercato proprio grazie alla Palace Of Worms con il nuovo full-lenght "I Passi Di Liù", album che ha subito raccolto consensi dopo la grande aspettativa. Il disco si apre quindi con la forza evocativa del brano "Il Deserto Dei Tartari" a firma Albireon, e la successione delle tracce si nutre di immagini idilliache e inquiete nelle quali la scelta dei singoli brani si dipana come se un sottile filo artistico legasse il sampler nei piccoli dettagli, mai trascurati. Così struggente il brano "Icy Dawns" di All My Faith Lost... nel suo algido incedere; parallelo ma incantatore "Noi Ritorneremo", di Rose Rovine E Amanti. Lo stile di Damiano Mercuri è inconfondibile nelle sue ballate retrò, così italico e proprio per questo così radicato nella cultura cantautoriale maledetta europea. La quarta traccia, "Der Morgen" dei Der Feuerkreiner, s'incastona perfettamente nel computo generale per la sua ipnosi, merito in gran parte degli equilibri tra voce e pianoforte e delle percussioni incalzanti ma delicate. Gran ritmo di sarabanda rinascimentale per Emanuele Buresta, che dietro il monicker L'Effet C'Est Moi esalta la sua terra e la propria storia; araldi e vessilli propri delle Marche e di tutta quell'Italia in cui sventolavano fieri, accompagnati da suoni di rullante, trombe e tamburi la cui digitalizzazione contemporanea non ne rovina affatto il senso rievocativo. Nel momento in cui iniziano le prime note di "The Warm Whisper Of The Wind", brano firmato Hexperos, l'incanto raggiunge apici che in Europa poche voci femminili possono esprimere: tra le meraviglie estatiche del flauto e il dolore del violino la voce di Alessandra Santovito, unita alle strumentazioni di Francesco Forgiane, creano uno dei momenti più elevati del sampler. Tutta l'istintiva e decadente arte che già nei Gothica (da detenere con amore in un angolo della memoria) Alessandra manifestava, nelle nuove visioni del progetto Hexperos raggiunge vette che a livello europeo si riscontrano solo nei grandi nomi del fairy-ethereal: Elane, Priscilla Hernandez e pochi altri possono vantare una tecnica vocale simile. Il classicismo eccelso degli Hexperos merita lo stesso prepotente successo che negli ultimi tempi, sia come Corde Oblique o in passato come Lupercalia, ha dato lustro all'arte di Riccardo Prencipe. "In This Square" è la traccia rivisitata dai Lia Fail: l'ensemble bolognese cresce ogni giorno e trova i propri equilibri. Ne parlammo già in occasione della presentazione del demo "Leipzig", nel quale si stavano allontanando dal neofolk classico ed apocalittico per avvicinarsi lentamente al folk fondamentale e nordico: gli echi dei Clannad, nel periodo più recente delle introspezioni d'atmosfera degli anni '90, sono forti. Se da una parte è pregevole la voglia di appartenenza al substrato folk nordico, credo che il valore aggiunto per i Lia Fail debba essere il saper contaminare l'esperienza e il background personale con la cultura folk italica. Sugli stessi stilemi di folk puro il brano dei milanesi The Green Man, nella continua ricerca della propria identità e nella voglia di non relegarsi al neofolk di maniera."The Joys And Toils Of Warfare Under Tempestous Reign Of Archidamus II" vede la svolta rispetto al passato nella chitarra, che da classica ed arpeggiante diventa elettrica e psichedelica. Ostico ma dal carattere fortemente evocativo e funereo il brano di Symbiosis: le tremende immagini ambientali di Valerio Orlandini spaziano tra classicismi sinfonici e suoni industriali in un visionario vortice di morte ed inquietudine. Struggente come fosse la soundtrack di una maledizione immaginaria la musica del triestino At The Funeral Of My Violet Rabbit, che riporta la memoria verso le mestizie desolate dell'animo di Le Triste Sire. Auguro al Nostro un posto di rilievo; purtroppo, come per il succitato progetto francese o per altri grandi esploratori italiani dell'ambient elettronica oscura (un altro esempio può essere benissimo il genovese Deca), è difficile fare breccia presso un pubblico spesso condizionato nelle scelte da una sorta di omologazione, anche nell'ambito goth. La Palace Of Worms ha avuto il coraggio di proporre i suoni di vari artisti contestualmente compatibili in questa compilation, e la stima di tanti ascoltatori non esulerà di certo dall'esprimersi. Ho citato gran parte della scaletta del sampler, nella quale i temi proposti sono diversi pur mantenendo un'omogenea linearità: malinconiche dolcezze miste a svolazzi eterei e decadenti poetiche noir sono la linfa vitale di questa compilation, da assaporare in ogni sua traccia.
Nicola Tenani