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Room 108

27-10-2008

LEVIS HOSTEL

"A Minor Quarrel"

Cover LEVIS HOSTEL

(Persian Surgery/Outline)

Time: (18:41)

Rating : 7

Ci riporta indietro di parecchi anni questo EP di debutto della band pescarese: cinque tracce in cui echi acustici e psichedelici dei primi anni '80 tornano alla memoria con impeto. Suoni in parte dimenticati, ma ben presenti nel cassetto della memoria: così, nei venti minuti in cui la band pescarese si gioca le sue carte, si hanno flashback amabili per la genuina proposizione del dischetto. Una line-up sostanziosa con Levis Hostel protagonista dietro il microfono, arrangiatore dei suoni, chitarrista e bassista, coadiuvato da Syl Devine e Tito alle chitarre elettriche (con stile deciso in chiave goth'n'roll degno del miglior Johnny Marr), Sona P alla viola ed al violino, Kiki La Fayette al C-flute, Tumbler Stain alle percussioni, Camille D'Amour all'armonica, Gabe Damper ai synth ed alla tromba e le Kikilettes nei cori di fondo. Era giusto menzionare ogni singolo musicista, perché è l'insieme che crea il suono Levis Hostel, non le isolate peculiarità. Il digipack riprende lo stile dell'ensemble nella sua foto seppiata di copertina, per contenere un dischetto carinissimo nel suo essere un piccolo vinile digitale. Il suono è abbastanza vario e propone nelle cinque tracce più di un motivo d'interesse. Psichedelica "On The Waterfront" nel riproporre suoni ancora sfruttabili sull'onda del ricordo di band wave-psichedeliche, sulle qualli spicca il ricordo dei Church nel periodo "Starfish"; l'attuale riproposizione di suoni simili getta un ponte tra il passato di "For A Moment We're Strangers", e la voce di Levis non è così dissimile dall'androginia vocale di Steve Kilbey. Purtroppo l'avvento del grunge negli Stati Uniti (patria dei Church) ha lasciato lentamente assopire il ricordo di questa grande band, ma un lavoro come quello in esame può con forza rendere giustizia alla psichedelia che strizzava l'occhio al sound dark-wave. Il tutto spruzzato di glam-rock: se infatti alle sonorità esposte sopra aggiungerete un pizzico di Bowie del periodo "Heroes" otterrete "Red Roses And Tulip" e "The Dancing Chicken", quest'ultima impreziosita dai cori in stile 'old fifty'. La voce di Levis è sì androgina, ma ci sta nel computo generale di un sound che ammicca al passato glorioso del post-rockabilly, esaltato da Morrissey nella sua decadente poesia rock. Ora attendiamo la maturità: un full-lenght è doveroso, augurandoci che la strada prosegua sulle cupe trame del rock contaminato dalla wave pura.

Nicola Tenani

 

http://www.myspace.com/levishostelandthec