15-09-2008
OUROBOROS
"Vanitas"
(Prime Unit)
Time: (46:26)
Rating : 7
Torna il progetto principale del poliedrico autore italiano Marco Grosso (già ideatore di act come Permafrost, Dust Eater, Mannequin e altri ancora), che abbiamo avuto il piacere di conoscere anche tramite un'intervista rilasciata diversi mesi fa a Darkroom Magazine. Ouroboros sta per giungere al suo secondo lavoro di lunga durata, dopo circa un anno dalla pubblicazione dell'eccellente debut-album "Lux Arcana"; il nuovo "Vanitas" è atteso infatti per il prossimo ottobre e percorre le orme del suo predecessore, essendo strutturato su droni e temi di tastiera assai cupi, pur non disdegnando alcune citazioni esplicite del panorama anni '80. Ne risulta un lavoro dark ambient sui generis, ricco di spunti personali e per nulla incanalabile nel grande filone nord europeo, attualmente pieno di cloni mal riusciti. I collegamenti con la scena oscura sono relazionabili soprattutto all'ormai defunto progetto italiano Runes Order, ed emergono per la presenza di Claudio Dondo (fondatore dell'ensemble genovese) tra gli special guest, ma anche per un brano come "Runes Holder", che ha il sapore del tributo sia nel titolo che nei suoni. I motivi di tastiera dilatati, nitidi ed estremamente cupi, nonché l'uso - seppur sporadico - di ritmiche gelide e possenti (riscontrabili sia nella suddetta "Runes Holder" che in "Sanctuaria (Gelidus Remix)") creano più di un punto di contatto con 'l'ordine delle rune'. I rumori, dosati attentamente e mai eccessivi, contribuiscono a generare atmosfere crowleyane, orrorifiche o magiche a seconda delle esigenze, evitando di cadere in stereotipi strutturati su campionamenti desueti: gli esempi più lampanti in questo senso sono le tracce "Visita Interiora (Sursum Luna Remix)", "Black Sabbath" e "Saturnus Philosophorum (Athanor Mix)"; in quest'ultimo caso le tastiere riescono a infondere un senso di calma 'galattica' e velatamente oppressiva. Appare piuttosto curiosa e meno oscura la traccia d'apertura "Ornamentum", tutta incentrata su atmosfere orientali, generate a partire da (presumo) campionamenti di voci e strumenti. Unico momento non del tutto riuscito è la cover dell'immortale "Enjoy The Silence" dei Depeche Mode, di certo utile a farci capire dove nascono gli interessi musicali di Marco, il quale già si cimentò con "Shake The Disease" circa un anno fa nel mini firmato come Dust Eater, ma questa reinterpretazione in chiave oscuro/ambientale con soprano alla voce, pur stravolgendo il pezzo d'origine, non riesce a mantenerne le emozioni; rimane decisamente migliore la cover di "Russians" di Sting proposta nel precedente CD "Lux Arcana". Lascia positivamente colpiti la presenza di Kenji Siratori, la cui voce, di norma tanto presente quanto inutile nel panorama musicale alternativo, viene usata (e modificata) da Marco in modo funzionale per il brano "Visita Interiora (Sursum Luna Remix)", forse il primo caso che ci capita fra le mani in cui l'ubiquo giapponese abbia una ragion d'essere. L'impressione finale è che "Vanitas" segni per Ouroboros una crescita stilistica e una maggiore consapevolezza nei propri mezzi: la fluida e nera compattezza delle tastiere, su cui è incentrato l'intero lavoro, rimanda a suoni passati, ma il risultato è una dark ambient ampiamente diversa, per alcuni aspetti meno sintetica e più viscerale rispetto a ciò che di norma associamo a questo genere di musica.
Michele Viali
http://www.myspace.com/marcogrosso