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Room 108

26-04-2008

NERONOIA

"Il Rumore Delle Cose"

Cover NERONOIA

(Eibon/Audioglobe)

Time: (40:40)

Rating : 9

A breve distanza dal debutto "Un Mondo In Me" mi ritrovo tra le mani il secondo capitolo dell'avventura Neronoia: "Il Rumore Delle Cose" nasce, come il precedente disco, dalla collaborazione tra alcuni componenti dei Canaan e la bellissima voce di Gianni Pedretti dei Colloquio. Mi preme sottolineare come sia riduttivo parlare di progetto collaterale estemporaneo, dal momento che questa seconda fatica fa emergere il consolidamento definitivo di un gruppo autonomo in tutto e per tutto. La maturità compositiva dei gruppi 'madre' si è sempre fatta ampiamente apprezzare, ma la simbiosi artistica in questo disco ha dato frutti inaspettati. Matteo, Alberto, Mauro, Andrea e Gianni sono l'anima nera e sofferta del "Rumore Delle Cose", titolo alquanto suggestivo e pregno di rimandi filosofici. Quasi a voler dare una spiegazione del nulla che ci circonda, esprime in qualche modo un'idea di disturbo legato al rumore degli oggetti e si contrappone a quello del primo disco, che puntava invece sulla dimensione intima degli autori ("Un Mondo In Me", appunto). In realtà i testi, letti attentamente, mantengono profondi rimandi introspettivi che oserei quasi definire 'spirituali'. Il mondo tratteggiato dai Neronoia è raggelato, vuoto e tremendo nel suo incedere che non lascia scampo, annichilisce, percuote e lascia svuotati e paralizzati. I fantasmi umani che narrano e sussurrano il loro dolore all'interno dei brani "disegnano figure mentre il mondo si muove all'imbrunire, stanno fermi a bocca spalancata e vengono infilzati, sono quelli che, nel mondo che loro malgrado li circonda, rimangono per una vita in silenzio, oppure viaggiano tra le lame dell'indifferenza...". Una libera interpretazione di stralci dei testi - e per una volta è da qui che voglio partire. Certo la musica, eccellente e più focalizzata rispetto al disco di esordio, è importante, ma questo disco senza l'intensità delle parole sarebbe monco, privo di una base che invece lo rende così unico. Anche la splendida copertina rientra alla perfezione nel quadro d'insieme e raffigura mani nodose, intrecciate, che tentano di risalire in preghiera verso l'alto su uno sfondo nero, illuminate eppure apparentemente indifese. Riferimenti visivi concettuali (come le foto del booklet) e testi da assimilare con pazienza e attenzione lasciano una traccia che alla fine ognuno sarà libero di interpretare a modo suo. Già queste premesse potrebbero bastare, ma non possiamo non parlare anche del lato musicale, che in questo felice capitolo discografico raggiunge vette notevolissime. Nel caso dei Neronoia anno 2008 non è utile né tantomeno necessario tentare improbabili accostamenti o scivolosi riferimenti a generi musicali, perché inevitabilmente non sarebbero sufficienti oppure non sarebbero corretti. Mi piace parlare semplicemente di grande musica d'autore. L'impianto musicale è volutamente scarno, ha un incedere lento e ipnotico ed è arricchito da filtri e rielaborazioni elettroniche che lavorano alla grande sugli strumenti e sulla voce già significativa di Gianni. Tappeti di tastiere dolci e malinconiche ed un ottimo lavoro di chitarre e basso che non risultano mai invadenti, restando 'al loro giusto posto' con grande equilibrio, completano il quadro. Anche in "Il Rumore Delle Cose" le canzoni non hanno titolo ma sono caratterizzate da una serie di numeri romani, che ripartono da dove si era fermato "Un Mondo In Me". Si parte quindi dalla traccia XI, per approdare alla spettacolare XII, uno dei pezzi più belli, dove la voce di Gianni è lasciata libera da orpelli elettronici, piena e luminosa. XIII lascia più spazio al lavoro di synth e tastiere, che sanno farsi malinconiche e crescenti nell'esplorare il dramma umano, in un pezzo nel quale la malinconia diventa travolgente e ubriacante. In XIV Gianni sussurra e penetra l'ascoltatore recitando le parole più importanti del disco, "taccia chi vive, parli chi muore, ora e per sempre, noi due nel dolore", su una base musicale che riprende ed amplifica l'impostazione angosciata e angosciante di tutto il disco. Lenta e ipnotica XVII nel suo progredire lineare; importante rimarcare il notevole lavoro in fase di produzione di tutti i brani, che mantengono una notevole pulizia anche quando le soluzioni di mixaggio ricorrono a distorsioni e snaturamenti vari dei singoli strumenti. Tutto rimane perfettamente identificabile, come nella pesante e corposa XVIII. XIX inizia in modo sperimentale, per poi perdersi in una avvolgente melodia. Una perenne "attesa senza risposte" anche se "poi si alza il vento...", come nella conclusiva XX, che cerca di afferrare a mani nude un sogno su tappeti di tastiere chiuse e lontane. Un disco difficile ma straordinario per intensità. Un lavoro breve, poco più di 40 minuti di cammino introspettivo, e la prova della definitiva maturità dei Neronoia, già autori di un debutto clamoroso. Per quanto mi riguarda, il lavoro più bello uscito dall'Italia in questi primi mesi del 2008.

Piercarlo Tiranti (feed the Pier)

 

http://www.neronoia.tk/

http://www.eibonrecords.com/