19-06-2020
SONOLOGYST
"Ancient Death Cults And Beliefs"
(Cold Spring)
Time: CD (39:43)
Rating : 7.5
Un titolo come "antichi culti della morte e credenze" dice già molto della nuova opera del progetto di Raffaele Pezzella, che ritroviamo alla corte della titolata Cold Spring due anni dopo che la label britannica aveva ristampato l'album del 2015 "Silencers (The Conspiracy Theory Dossiers)". Giunto complessivamente ad una quindicina di uscite, l'act italiano trova negli antichi culti della morte e nelle relative credenze un nuovo tema ispiratore che porta il suono a piegare verso la ritualità, in ossequio alla venerazione dei morti ed al timore della loro ira. Temi affascinanti di cui oggi sappiamo molto grazie al lavoro di storici ed archeologi (si pensi soprattutto a quanto scoperto sul culto dei morti in scenari come l'antico Egitto, ma anche in Asia e nell'America Latina), catturati da Raffaele nei cinque brani dell'opera - racchiusa in un gradevole digipack - con l'ausilio di elettronica, chitarre elettriche e campionamenti, nonché con gli interventi di pochi ma funzionali ospiti. Non una costruzione artefatta ispirata alle visioni evocate dai temi proposti, bensì un'intima esplorazione delle atmosfere che caratterizzano la ritualità dei culti legati alla morte, non senza un apporto dronico che arricchisce le minimali trame dark ambient. Un passo cerimoniale che odora di secoli perduti si fa largo sin dall'iniziale "Purgatorium", attraversata dallo sciabordio dell'acqua, mentre "Ceremony" sprofonda in un buio minaccioso da cui emerge una vocalità tipicamente rituale. Altrettanto minacciosa, sospesa com'è nella sua palpabile tensione, si rivela "Primeval Science", cui risponde una "Popol Vuh" che porge il fianco ad afflati più melodici, prima che la lunga "Anubis, House Of Dead Prince", vero apice del dischetto, faccia calare il sipario con la sua maggior ricchezza di soluzioni (a partire dalle percussioni suonate da Dadang Dwi Septiyan) e con un'austerità dai tratti puramente rituali. Caratteristiche di spessore per un disco di contenuti e qualità (anche a livello di dettagli nella resa audio, complice il mastering del solito esperto Martin Bowes), vicino per indole ad altre uscite di casa Cold Spring come "Algir; Eller Algir I Merkstave" di Trepaneringsritualen o "Égrégore" di Common Eider, King Eider. Decisamente consigliato agli esploratori della ritualità intellettualmente più sincera.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://sonologyst.bandcamp.com/