14-11-2018
SHE SPREAD SORROW
"Mine"
(Cold Spring)
Time: CD (45:17)
Rating : 8
Dopo una prima edizione in vinile limitata a 300 esemplari e datata maggio 2017, da tempo ormai sold out, finalmente la Cold Spring appronta la stampa nel formato CD - nella mirabile confezione digipack a sei pannelli - del secondo album di She Spread Sorrow, solo-project di quell'Alice Kundalini già nota alle cronache industrial e noise per la sua militanza in act quali Deviated Sister TV e Dead Perfection. Sebbene il terzo full-length "Midori" sia già fuori da un po' (e ci auguriamo di recuperarlo presto in sede di recensione), è con piacere che torniamo su di un'opera che, per tiratura e formato, ha incontrato qualche fisiologico limite nella diffusione, benché assolutamente meritevole come e più del notevole debut del 2015 "Rumspringa". Proprio l'esordio ci aveva fatto puntare il radar sul progetto della nostra connazionale, la quale era riuscita nel non certo facile compito di costruirsi già al primo colpo una propria precisa identità, rileggendo in un'ottica tutta femminile una lezione a cavallo fra death-industrial, power-electro e ritual ambient in cui ha saputo convogliare con immane efficacia ansie, paure, angoscia e diniego. Tutto ciò, peraltro, mostrando grande padronanza dei mezzi impiegati e, soprattutto, una lucidissima visione d'insieme che le ha permesso di elevarsi ben al di sopra della media di un settore dove non è certo difficile imbattersi in lavori di snervante linearità e senza grandi idee. Con "Mine" Alice rincara la dose, prodigandosi in un lavoro squisitamente variegato e capace di mostrare i lati più reconditi di un isolazionismo dagli umori scuri, autoinflitto e claustrofobico, che è un viaggio nei più cupi risvolti della psiche femminile, fra algide ambientazioni, battiti ritmici, voci sussurrate, impennate noise e frammenti di materia industrial abilmente incastonati. Se l'aspetto più rituale della costruzione sonora viene incarnato al meglio dalla minacciosa e serpeggiante "Lust", quello più minimale è invece fotografato dalle trame ansiogene di "Straight Back", mentre la materia death-industrial si dipana con sapienza sia nella desolante "Crushed On The Pillow" che nella più nera e strisciante "On The Bank Of The River", trovando il suo apice nell'aspro crescendo della lugubre title-track. Ad impreziosire questa nuova edizione troviamo due tracce bonus, per nulla avulse al contesto, che senza dubbio faranno gola anche a chi già possiede la prima stampa in vinile: "Blue Monsoon", maestosa e rituale col suo crescendo opprimente, e "Mild Homily", in cui gli spunti power-electro si fanno più distruttivi con un incastro di samples che echeggia certe soundtrack. Un disco di grande valore, efficacia e peso specifico, eccellente anche nella resa audio, per un progetto che ha tutti i numeri - pratici e concettuali - per ritagliarsi un posto al sole nel gotha dell'odierna scena industrial, e non soltanto di quella al femminile.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://shespreadsorrow.wordpress.com/