29-10-2007
HoH
"Hiems"
(Ekleipsi)
Time: (68:27)
Rating : 6.5
La label Ekleipsi ha messo in atto un esperimento commerciale di grande interesse: proporre gratuitamente on-line, tramite download, i lavori che produce. Un atteggiamento che suona quasi come una provocazione ed anticipa di molto l'innovazione anti-pirateria messa in atto di recente dai Radiohead. Chiunque può quindi usufruire della musica senza spendere soldi e senza agire alle spalle degli autori e dei produttori. Ovvio che un esperimento di questo tipo fa venir meno la bellezza del disco in quanto oggetto, nonché la possibilità di fornire all'acquirente un prodotto che sia diverso dagli altri non solo per il contenuto, ma anche per la forma. Darkroom Magazine inaugura il neonato interesse per il progetto della Ekleipsi prendendo in esame l'album di debutto del duo milanese HoH. Se la Cold Meat Industry e molto black metal scandinavo iniziarono a dar vita a suoni ambientali cupi e catacombali già alla fine degli anni '80, gli autori di "Hiems" si avvicinano a questo tipo di sonorità con un po' di ritardo, ma ciò non significa che non riescano a proporre comunque un buon prodotto. Tutto il lavoro è incentrato sul tema del freddo e della glaciazione, ed è architettato a partire da campionamenti di rumori naturali (soprattutto vento e bufere), droni imponenti e suoni di chitarra. Se i primi due elementi riconducono facilmente alla dark ambient nord-europea (e si impongono in modo particolare in "Crushing" e nell'intro "Das White-out Premonition"), la terza componente riesce a dare un tocco innovativo e malinconico che rende personale tutto l'album e lo distacca da certi prevedibili cliché. Le radici rock sono estremamente evidenti in tracce come "Frost Bite" e "Freezing Congealment" dove emerge prepotente l'ombra del black metal, una matrice che appare però quasi scarnificata e ridotta all'osso. La chitarra sembra avere le fattezze di una voce lamentevole o possente a seconda dei casi, quasi fosse il rantolo o l'ululato di un lupo solitario perso in una distesa polare perfettamente resa dai tappeti di synth e dai riverberi di chitarra, usata anche come strumento di sottofondo. Decisamente evocativa è la traccia "Hibernation", elaborata su droni minimali e quindi molto più elettronica delle precedenti: trasmette un profondo senso di solitudine e di assenza di vita tra le piattaforme glaciali. I passaggi più cacofonici arrivano in "Crushing", dove ai rumori naturali si aggiungono toni che ricordano vecchie produzioni industrial, con riverberi che vanno alla deriva e si intersecano tra loro dando luogo ad un mood schizofrenico. A mio dire il momento di maggior interesse arriva con la chiusa di "De-Creation", grazie ad un suono di tastiera retrò, simile ad una sorta di clavicembalo elettronico (!) che intona una melodia tragica. Se avete apprezzato il recente album di Sleep Research Facility o l'opera di Raison D'Être e di molti altri progetti nati sulla scia dei suoni di Peter Andersson, non vi pentirete di sentire i nostri HoH. Anche gli amanti delle derive black potranno trovare ampio interesse per questo lavoro. Ma soprattutto, non dimenticate che potete usufruire gratis di questa musica (e ciò rende l'ascolto pressoché obbligato).
Michele Viali