02-07-2018
THE BLUE PROJECT
"Shelter"
(Eibon Records)
Time: CD (39:09)
Rating : 8
Che Davide Borghi sia impegnato in primis col suo act principale Albireon è cosa nota, e quindi non deve stupire il fatto che i The Blue Project, da lui condivisi con Maria Cristina Anzola (che qualcuno ricorderà nei The Bel Am durante i primi anni '90), abbiano atteso ben cinque anni prima di dare un seguito all'apprezzato debut "Adrift". Fedelmente ancorato all'ottima Eibon, che anche stavolta appronta un'elegante confezione digifile a sei pannelli, il progetto parmense prosegue nel solco già tracciato all'esordio, lasciando che le indiscusse abilità canore di Maria Cristina si sposino alle minimali tessiture sonore di Davide, che divide il proprio impegno fra chitarra e tastiere facendosi coadiuvare dal poliedrico Andrea Rovacchi per gli arrangiamenti. Un suono etereo ed ambientale che, grazie ad una tavolozza ancor più ricca di sfumature, rinsalda le sue prerogative di base ideale per consentire alla Anzola di esprimere tutta la propria carica emozionale ed il suo grande talento, dallo schiudersi verso un'estrema dolcezza dell'iniziale "Regret" (elevata dalla presenza del violoncello di Carolina Bertazzoni) sino alla conclusiva "Breathe", in cui la singer offre una fra le sue prove migliori. Anche stavolta echi industriali 'sporcano' le trame strumentali (i movimenti ondulatori di "So Many Ghosts" ne sono un chiaro esempio), mentre i ritmi vengono centellinati con intelligenza: ruvidi quelli del gioiellino dream-pop "Looking For Shelter", così come aspri si rivelano quelli che invadono con tratti scuri ed inquieti il finale della drammatica "A Broken Promise". È il pathos tipico della musica eterea a dominare in lungo e in largo, con "The Moon And The Shade" che avvolge con grazia, una "Behind The Gate" protesa con credibilità verso il sacro, "Wandering Souls" a muoversi fra nubi scure ed una "Deliver Me" chiamata a trasmettere un senso di mestizia palpabile. Un lavoro più completo, più curato nei dettagli e di maggior portata complessiva rispetto al suo predecessore, elevato da una performance - quella di Maria Cristina - che onora il concetto stesso di musica eterea, e che permette ai TBP di rientrare a pieno titolo fra i più degni alfieri di tali sonorità nel panorama nazionale.
Roberto Alessandro Filippozzi
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