08-10-2007
VLAD IN TEARS
"Seed Of An Ancient Pain"
(Aural Music/Audioglobe)
Time: (46:40)
Rating : 2
I gothic metallers italiani Vlad In Tears nascono nel 2004 dalla mente dei fratelli Kris (voce e piano), Lex (chitarre), Dario (basso) e dell'amico Xander (batteria) con l'ambizioso intento di realizzare un mix di metal ed atmosfere gotiche dalle pretenziose aspirazioni classicheggianti. Nessuno sembrava però, già allora, averli informati del fatto che cose simili in musica si vedevano ormai da più di dieci anni... Ed ecco che così, dopo un demo intitolato "After The End" ed il successo mediatico presto raggiunto attraverso la promozione myspaceiana, il sogno del quartetto è diventato in breve tempo realtà grazie al contratto con la Aural Music ed alla pubblicazione del debutto "Seed Of An Ancient Pain". Le idee dei nostri, inutile negarlo, sono sbagliatissime già in partenza, almeno per come la pensiamo noi. Sebbene la formula stilistica dei Vlad In Tears riscontri ancora un discreto successo nella fascia adolescenziale del mondo della musica oscura, essa ci risulta essere già stata consolidata, in vero da parecchio tempo, dalla variante finnica delle correnti gothic meglio conosciuta come 'love metal' (e da ben più validi rappresentanti quali HIM, Entwine e The 69 Eyes), genere oggigiorno avaro di lavori anche solo minimamente sufficienti e paurosamente privo di proposte che cerchino, con un pizzico di dignità, di allontanarsi da certi cliché vampireschi pacchiani ed auto-imposti (ovvero storpiamenti di autentici ed interessanti temi letterari affrontati con una banalità grossolana e disarmante) per far breccia nei cuori degli adolescenti vogliosi di eroi pseudo-alternativi, vagamente oscuri e decadenti. Nemmeno una canzone, ad esclusione della modesta "My Last Dawn" (suonata dal solo pianoforte), riesce a salvarsi dalla più brutta delle insufficienze, e la produzione grossolana del disco non fa che peggiorare la già poco brillante ed inespressiva prestazione del singer (sgraziato e mieloso all'inverosimile) e della sua penosa compagine. Quando certe band tirano in ballo temi letterari come il romanticismo, la poesia, addirittura la musica classica, e poi sfornano aborti come questo, una domanda deve sorgere spontanea: c'è davvero bisogno di simili porcherie?
Marco Belafatti
http://www.myspace.com/vladintears