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Room 108

07-02-2017

ATARAXIA

"Deep Blue Firmament"

Cover ATARAXIA

(Sleaszy Rider Rec.)

Time: CD (60:52)

Rating : 8.5

"Ena", penultima fatica della band emiliana datata settembre 2015, aveva già fornito chiari segnali di una sorta di 'ritorno al passato' per il quartetto, confermati anche un anno dopo dal nuovo album. "Deep Blue Firmament", venticinquesima uscita sulla lunga distanza nella straordinaria carriera dei Nostri, segna infatti un ritorno a quelle sonorità dark/goth profondamente intrise di neoclassico proprie del primo periodo di una carriera ormai trentennale, dopo i molti viaggi musicali oltre i confini del tempo e delle distanze intrapresi con successo. Entrati in studio senza alcuno spunto preliminare da seguire ed illuminati da un firmamento utilizzato per tracciare la rotta, i quattro cavalieri erranti hanno prontamente ritrovato tutta l'ispirazione necessaria per dar vita ad undici nuove gemme sonore (dodici nella versione digipack limitata a 500 esemplari, contenente la traccia bonus "Alexandria pt. 2"), realizzando un'opera che brilla per intimismo, poesia e maestosità. Un'ispirazione tangibile in ogni aspetto: dal canto di Francesca, al solito interprete coraggiosa ed inconfondibile, ai magici intrecci melodici delle corde di Vittorio e dei tasti di Giovanni, passando per l'impeccabile apporto ritmico di Riccardo e per il violoncello dell'ospite Totem Bara, ideale per corroborare il respiro sinfonico di taluni brani. Ciò che dopo tanti anni ed album ancora colpisce degli Ataraxia è la loro innata capacità di creare ex novo una musica che, anche quando si avvale della strumentazione più classica ed attuale, trasporta l'ascoltatore indietro nel tempo con assoluta naturalezza e, soprattutto, con lo spirito di chi è realmente devoto all'Arte musicale ed alle sue più profonde ed inestimabili radici. Non quindi una mera riproposizione delle musica arcaica, né un utilizzo pretestuoso di stilemi primevi, bensì un suono che porta dentro di sé il respiro antico dei secoli più affascinanti della storia delle arti e dell'uomo. Dal gotico estatico dell'iniziale "Delphi" alla sublime raffinatezza della conclusiva "Phoebe" (uno dei momenti migliori del disco), passando per gioielli assoluti come la drammatica "Message To The Clouds" (con afflati solisti dal retrogusto 'floydiano' che conducono ad un finale da far invidia ai migliori Cocteau Twins), la sontuosa e regale "Greener Than Grass" e la più delicata e sognante "Ubiquity", tutte le emozioni che la band sa regalare sono ampiamente garantite nell'ennesimo viaggio da percorrere chiudendo gli occhi ed immergendosi in tempi e luoghi perduti. Fra momenti più appassionati (una "Myrrh" che apre austera e marziale e la sinfonica "Alexandria pt. 1") ed altri più drammatici ("Rosso Sangue" e la dolente "May"), colpiscono nel segno anche le effusioni darkwave della soave "Vertical" ed i colori caldi della sontuosa "Galatia", in un album come da copione assolutamente privo di passaggi a vuoto. Artisti di tale spessore meritano ogni genere di onore, ed ogni loro nuova uscita serve a ricordarcelo: nessun dubbio o tentennamento di fronte alla magnificenza di Arte così nobile.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.ataraxia.net/

http://www.sleaszyrider.com/