13-01-2017
CANAAN
"Il Giorno Dei Campanelli"
(Eibon Records)
Time: CD (57:17)
Rating : 8.5
"Quanto più l'anima soffre, tanto più rapidamente l'involucro fisico si corrompe e si infetta. Le piaghe in suppurazione possono essere incise e ripulite: se soltanto fosse semplice farlo anche per quelle spirituali...". Queste le parole che campeggiano nell'ultima pagina del booklet della nuova fatica dei Canaan di Mauro Berchi, quanto mai significative ed efficaci nel riassumere le dolorose riflessioni che da sempre sono alla base del concept artistico della band italiana. Chi conosce la storia del progetto sa bene che questo malessere interiore, con tutti i suoi mostri, le ansie, le paure, le sofferenze e la disillusione, è assolutamente reale e nasce dalle più intime emozioni dei suoi autori, in netto e totale contrasto con le pose di chi il vero male di vivere non sa neppure cosa sia, salvo usarlo come vettore fittizio per una carriera artistica fondata sull'ipocrisia. Invece Mauro, coadiuvato stavolta dai soli Nico ed Alberto (laddove la line-up del precedente "Of Prisoners, Wandering Souls And Cruel Fears", uscito nel 2012, era a cinque ed includeva anche l'ottima cantante Arianna), sa bene cosa significhi sentirsi fuori posto in un mondo sempre più effimero, vuoto, marcio, cattivo e pronto a sacrificare ogni cosa sull'altare di un relativismo in grado di infettare anche i cuori, oltre che le azioni. Un mondo che amplifica ogni cosa, e quindi anche paure ed angosce, facendole diventare barriere insormontabili di quotidiano malessere, contrapposto in tutto e per tutto ad un 'benessere' artificioso che tale non è affatto, ma che basta e avanza per soggiogare masse ormai incapaci di elaborare pensieri ed emozioni autonomamente. Per questa nuova fatica - l'ottava in 20 anni di attività discografica - il modus operandi torna ad avvicinarsi a quello di "Contro.Luce" del 2010: un suono più legato alle componenti elettroniche che ad una impostazione classica, stavolta più vicino alla materia industriale in molti dei suoi risvolti, come a voler tradurre in chiave filmica le dilanianti riflessioni che permeano i testi (rigorosamente in italiano). La voce di Mauro (al solito autore di tutte le liriche) torna ad assumere toni più recitativi, esprimendo sconforto e ponendo domande dolorose nell'arco di 14 tracce tutte di assoluto valore, sia artistico che concettuale. Dalle suadenti pulsioni di "Canzone Per Il Nemico" al minimalismo di una "Due Specchi" che pare mimare una vita che si spegne nel silenzio e nella solitudine, passando per la vorticosità noisy di "Libero?" ed "Il Sogno Di Un'Anima" sino a vette di dolore come "Esistere", "Resa Senza Condizioni" ed una "La Lunga Strada" profondamente drammatica, l'album scorre come un flusso di coscienza in bilico fra la perdita di ogni forma di serenità, il disperato desiderio di pace interiore, i ricordi perduti dell'età dell'innocenza e quella grigia mestizia che accompagna un senso di resa trasudante sconfitta. Non temiamo di ripeterci nel ribadire per l'ennesima volta che nessuno ha mai cantato/musicato lo sconforto con l'onestà intellettuale e la sensibilità dei Canaan (e dei contigui Colloquio e Neronoia), e ciò ci spinge inevitabilmente a caldeggiare quanto più vivamente possibile l'acquisto del nuovo album, ennesimo tassello di una discografia inappuntabile e di alto valore artistico da parte di un progetto oggi più che mai unico nel suo genere. "Il mio posto è altrove" è la frase che campeggia all'interno della magnifica confezione de "Il Giorno Dei Campanelli": motto emblematico che, in un mondo che sta soffocando ogni forma di bellezza e di purezza, ci ricorda con la massima forza espressiva come ci sia assoluto bisogno di arte di questo livello emotivo per comprendere fino in fondo la disperazione più vera, recondita e silenziosa.
Roberto Alessandro Filippozzi