01-07-2015
JAPAN SUICIDE
"We Die In Such A Place"
(Unknown Pleasures Records)
Time: (39:36)
Rating : 7
Smussate le imperfezioni del debutto del 2010 "Mothra", contenente sì episodi interessanti, ma che metteva a nudo anche tanto bisogno di lavorare sul proprio sound, i ternani Japan Suicide tornano a far parlare di sé con il secondo full-lenght "We Die In Such A Place", prodotto dalla francese Unknown Pleasures in confezione ecopak a tre pannelli (attualmente sold out presso l'etichetta). Con una nuova line-up di cinque elementi - Stefano Bellerba alla chitarra e voce, Leonardo Mori ai synth e tastiere, Saverio Paiella alla chitarra, Tommaso Sensidoni alla batteria e Matteo Luciani al basso - la band si ammanta di un nuovo mood viscerale che permea questo nuovo lavoro in studio, parabola emozionale dalle tinte darkwave e qualche accenno di aggressività post-punk che però passa in secondo piano, travolta com'è da una potenza espressiva diversa, più incentrata a creare ballate mesmeriche dai riff malinconici e nebbiose e fredde atmosfere decisamente ispirate ai grandi del genere. Già dalla intro "Shame" si nota una maturità artistica pienamente raggiunta, attraverso il riff accattivante e le sostenute ed occlusive ritmiche post-punk sullo sfondo, taglienti effetti chitarristici e voce distorta. Sulla stessa scia di oniriche marce chiaroscurali agghindate con vortici di chitarra, avvolgenti giri di basso e refrain struggenti su sussurri vocali abbiamo ancora pezzi come "A Mood Apart", "Death", "Hideous Man", mentre non mancano momenti più duri e diretti che rivelano l'anima post-punk del quintetto ternano come la tagliente "Naked Skin", la granitica "Even Blood" e la devastante esplosione effettata di "Tokkotai", composizioni di grande effetto impreziosite anche da un cantato potente e disperato in linea con le atmosfere generali. Due episodi, infine, risaltano su tutto il resto, entrambi chiaramente ispirati ad una pietra miliare come "Disintegration" dei Cure: "Insight" e la struggente conclusione "I Don't Exist". I Japan Suicide tornano in gran rispolvero con un album che punta, riuscendovi, sull'evocatività piuttosto che sull'originalità, costruendo un'opera emozionale di sicuro impatto che non deluderà i puristi di certe sonorità wave malinconiche.
Lorenzo Nobili
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