27-09-2014
VIDI AQUAM
"Fog Vision"
(Rosa Selvaggia Obscure Label)
Time: (38:54)
Rating : 8
A quasi quattro anni di distanza dal precedente "The World Dies" esce il nuovo lavoro a firma Vidi Aquam, nome ormai consolidato all'interno della scena darkwave italiana. Il leader Nikita e i suoi collaboratori, infatti, portano avanti questo progetto fin dal 1994 e, parallelamente, gestiscono l'ottima 'zine Rosa Selvaggia. La loro è quindi una full-immersion nel mondo delle sonorità oscure, e non ci si deve sorprendere se i punti di riferimento sonori sono proprio i grandi classici del dark rock, dai Bauhaus ai Sisters Of Mercy. Non si pensi però che la band milanese copi pedissequamente questi maestri, limitandosi a riproporre riff ormai triti e abusati nel corso degli anni da decine di clone-bands. Prendiamo ad esempio l'iniziale "The Puppets Show": l'apertura simil-circense serve solo per introdurre una linea di basso potente ed avvolgente, che fa da sottofondo alla chitarra incalzante ed eterea. Dalle righe di questo pezzo spuntano fuori Sisters e Bauhaus, rivisitati con un piglio aggressivo e malinconico al tempo stesso. La voce di Nikita riesce a regolare il mood del pezzo, ora disperato, ora visionario e apocalittico. I Vidi Aquam colpiscono nel segno sia quando aggrediscono l'ascoltatore a colpi efferati di chitarra ("She Says And Does Not Say", "Forest Shout"), sia quando decidono di calcare i territori più morbidi ma non meno insidiosi dell'intimismo: nascono allora pezzi come "Fosca" (dal romanzo dello scapigliato Tarchetti), "We Bare The Light" e la title-track, che tuttavia alterna i momenti interiori con spruzzate di energia. Tuttavia, per chi scrive, il top si ha nella litania funerea di "10 Agosto '44", cantata, o meglio recitata in italiano con un testo ispirato da un episodio della Resistenza, in cui i Vidi Aquam arrivano alle cose migliori di Giovanni Ferretti e dei suoi CCCP. Il bello di "Fog Vision" (disponibile anche nella versione in vinile) è che, se lo prendiamo al netto delle nobili influenze prima citate, rimane sempre un disco carico di personalità, indipendentemente dal registro utilizzato. In ogni brano, infatti, traspare la consapevolezza che i migliori risultati si ottengono attraverso il lavoro, sia in studio che on stage. Da ciò non possono che nascere ottimi auspici per le cose che il gruppo saprà proporci in futuro.
Ferruccio Filippi
http://www.rosaselvaggia.com/homeva.htm