23-07-2007
COLLOQUIO
"Si Muove E Ride"
(Eibon/Audioglobe)
Time: (50:35)
Rating : 9
Tre album in dieci anni configurano una media di pubblicazione piuttosto rarefatta, specie se si parla di un progetto come Colloquio, che fra il '93 ed il '95 esordì in maniera molto attiva pubblicando ben cinque cassette autoprodotte... Ma quello che forse più dispiace è il dover constatare che ad elargire musica col contagocce sia un artista del calibro di Gianni Pedretti, indiscusso titolare di Colloquio, la cui creazione artistica è sicuramente qualcosa che sarebbe riduttivo definire solo 'musica': "c'è più che semplice 'musica' nei suoi dischi e più che semplice 'poesia' nelle sue parole", come sottolineano inopinabilmente le note ufficiali, e siamo perfettamente d'accordo anche sul fatto che "nessuno suona e canta l'inadeguatezza di questa vita come fa Gianni", perché ciò è l'essenza stessa del progetto Colloquio. Il successore del superbo "Va Tutto Bene" lo attendevamo ormai dal 2001 (ad interrompere un così lungo silenzio la graditissima e recente parentesi Neronoia, ovvero Pedretti coi Canaan), e dopo sei lunghi anni arriva finalmente il terzo full-length di Colloquio, che ci trova adeguatamente ansiosi di sapere quale strada l'artista di Crevalcore abbia intrapreso dopo un debut (l'autoprodotto "...E Lo Spettacolo Continua" del '97) dalle venature pop notturne e metropolitane ed un follow-up maggiormente guitar-oriented e legato a certa wave di stampo oscuro... Il terzo atto di Colloquio è anzitutto il frutto della più proficua collaborazione fra Gianni e la mente degli ottimi Act Noir, ovvero quel Sergio Calzoni da noi già intervistato proprio su queste pagine in merito al superbo esordio della sua band: dall'unione artistica fra questi due grandi compositori del sottobosco italiano nasce "Si Muove E Ride", un lavoro in cui l'elettronica prende definitivamente il sopravvento per delineare chiaramente un disegno sonoro ben preciso, frutto della mente di un autore (Gianni) che tanto sapientemente riesce ad esprimere il proprio malessere standosene seduto nell'ombra a meditare, sempre a luci spente e nel silenzio, raccogliendo pensieri e frammenti di immagini sbiadite di un passato che continua ad accompagnare le gesta di un'esistenza da tempo ormai stanca di trovarsi qui e adesso... Le soffuse pulsioni elettroniche e le dolenti note di piano di "Profondo", le suadenti movenze chillout e l'intensità del crescendo finale di "Ogni Giorno" (che evidenzia un filo di speranza nel refrain), l'appassionato motivo di piano ed i richiami esotici di "Respira" (che s'infiamma, solennemente ariosa, in forma estremamente organica), il gelo pungente della macchinosa "Nel Domani", la struttura completamente libera da schemi e convenzioni di "Il Pozzo", le trame sfuggenti della title-track (che, nei suoi oltre 8 minuti, evolve fino ad una forma nuovamente molto organica), la pulsante elettronica ed i richiami pinkfloydiani di "Tra Queste Mura" (che sfoga il suo dolore in un finale industrial assolutamente distorto), il grigiore impalpabile di "L'Ultima Estate" e l'infinito pathos della conclusiva "Ovunque": più che semplici canzoni (e non ci riferiamo solo alla forma), vorremmo vedere le tracce dell'album come delle autentiche istantanee in bianco e nero di una vita che fa male e logora, e che alla prova dei fatti non è così bella come troppi ce l'hanno voluta dipingere... Inutile cercare risposte che non arriveranno: meglio continuare ad aspettare nell'ombra fino alla fine, coltivando ricordi e rimpianti, anziché illudersi di essere felici in un luogo dove la felicità è solo una facciata... La parole di Gianni sono l'espressione di un'anima che ha preso piena coscienza di un mondo sbagliato e che riconosce la propria impotenza di fronte al declino totale, ed i suoni abilmente disegnati da Sergio (con la collaborazione dell'altro Act Noir Stefano Nieri e di Stefano Castrucci) sono la colonna sonora ideale per dare una connotazione audiovisiva precisa a frammenti di vita nei quali riconoscersi, e magari anche per scoprire che c'è qualcun altro là fuori in grado di provare un malessere tanto intimo da convincere ognuno che si tratti di qualcosa di unico e ineguagliabile... Con la sua opera più matura, completa ed efficace, Colloquio si conferma come un progetto che risponde anzitutto ai sentimenti del suo ideatore, e quindi totalmente slegato da qualsiasi logica di quel 'teatro dentro al teatro' che è il music-business: un prodotto vero e totalmente genuino, costruito magari per esorcizzare un po' di male, oppure semplicemente per rifletterci sopra amaramente, ma non certo per 'intrattenere'. Inutile lottare, inutile credere ancora che questa vita diventi 'giusta': la semplice resa, di fronte a tanto disagio, sarà paradossalmente la decisione più saggia.
Roberto Alessandro Filippozzi