21-03-2014
ATARAXIA
"Spasms"
(Infinite Fog Productions)
Time: (39:30)
Rating : 8.5
Parlare degli Ataraxia significa parlare di un pezzo di storia della musica indipendente italiana, e non solo. La loro avventura, iniziata nei tardi anni '80, ha avuto come denominatore comune la continua ricerca di una evoluzione sonora che non comprimesse in maniera troppo restrittiva la creatività del gruppo. Dalla new wave degli esordi, passando per il neofolk di stampo anglosassone e la musica medioevale e barocca, fino alle sonorità eteree e rituali, Francesca Nicoli, Giovanni Pagliari e Vittorio Vandelli, ovvero il cuore storico del progetto (attualmente completato dalle percussioni di Riccardo Spaggiari), non si sono mai fermati, cercando sempre di esplorare ogni lato della propria arte. Negli ultimi tempi, i Nostri sembrano voler alternare atmosfere legate al mondo più propriamente gotico ad altre che si allontanano apparentemente da questo. Rimane sempre però, come filo conduttore, un'attitudine alla cupa introspezione, legata ad una visione del mondo e della vita vista come cammino, un pellegrinaggio dalla nascita alla morte. In quest'ottica rientra "Spasms", dove il gruppo dà libero sfogo alla vena sperimentale e grand-guignolesca già palesata con il bel "Paris Spleen" del 2006. Il disco presenta nove pezzi potenti ed originali, dove il pianoforte la fa da padrone. La traccia iniziale, "This Is No Country For Old Man", riprende il titolo di un famoso film e sorprende per la sua vena epica e Morriconiana, adatta per essere la soundtrack ideale per qualche spaghetti western. La seguente "Gloomy Sunday", cantata in italiano, è una filastrocca sull'avvicinarsi e sull'accettazione della morte, un pezzo da cabaret fatalista e ironico. A seguire un trittico di brani dalla forte impronta jazz, come "Dragged By The Mood", "L. Lazarus" con i suoi cambi di tempo e la cover di "Whisky Bar" del duo Brecht/Weil, delirante e vivace, lontana da quella storica dei Doors, ma che riesce a mantenere un elitario piglio mitteleuropeo. Nel corso del programma è possibile imbattersi in altri momenti jazzy, che rappresentano la peculiarità di questo nuovo lavoro. "Zut!", ad esempio, è un brano movimentato e vivace con il pianoforte a sottolineare il dialogo fra voce narrata e cantata: un pezzo particolarmente adatto ad esaltare le capacità vocali e recitative di Francesca, ormai da anni cantante eclettica e completa. "Andy Laverine" sorprende ancor di più, con un mood desertico suggerito da atmosfere jazz blues e da una chitarra vagamente acida. Tuttavia gli Ataraxia non possono fare a meno di calarsi di nuovo nel mare etereo dalla darkwave, e lo fanno con due autentici gioielli che completano il disco senza stravolgerne il senso. Il primo, "Sous La Coupule Spleneetique Du Ciel", possiede una magica melodia dettata dal piano, molto bella e impalpabile, e rimanda ad atmosfere malinconiche ed eteree. La voce si limita, per modo di dire, ad un recitato in francese che affascina e coinvolge. Il disco si chiude con la bellissima "Donc, Je Dois Etre Morte!", pezzo etereo per chitarra classica: la linea melodica è bellissima, con le tastiere rarefatte che creano una dimensione onirica che ci riporta ai pezzi che componevano "Historiae". In essa si alternano sprazzi di serenità a momenti più inquieti, mentre nella parte centrale si apre un intermezzo di potente liricità. In ultima analisi, "Donc, Je Dois Etre Morte!" è una meditazione sul passaggio fra vita e morte, la descrizione dei primi attimi del trapasso, con la drammaticità del 'non essere' mediata attraverso il ricordo della vita, una sorta di attimo sospeso nel tempo, mirabilmente reso dalla struttura musicale. Tirando le somme, possiamo dire che "Spasms" è un disco sperimentale dove le atmosfere jazz sono preponderanti, dove pianoforte e voce - ma anche percussioni - stanno sempre in primo piano e dove si mantiene inalterata la capacità del gruppo di scrivere belle canzoni. A tutto ciò si aggiunge una mirabile capacità di interpretare, se non recitare, ogni singolo pezzo, rendendolo ancor più carico di pathos. Agli Ataraxia non si deve né si può chiedere nulla: si deve solo aspettare la prossima tappa del loro lungo viaggio. Ai più fedeli sostenitori si consiglia di cercare la versione limitata (252 copie in formato digibook A5 ed ulteriori 35 con maglietta, borsa etc.), comprendente un secondo CD con quattro brani registrati dal vivo nel luglio dell'anno scorso.
Ferruccio Filippi