25-01-2014
FIRST BLACK POPE
"Excommunication"
(Advoxya)
Time: (53:52)
Rating : 8
Ci sono voluti circa tre anni e mezzo per dare all'eccellente debut "Spiritual/Spiral" un degno successore, ma alla fine i veneti First Black Pope sono riusciti nell'intento, ancora una volta sotto l'egida dell'ungherese Advoxya. L'ingresso in formazione di un musicista esperto ed abile come Giorgio Ricci (Templebeat, RAN, Monosonik) ha senza dubbio portato una ventata di freschezza nel sound dei Nostri, che già si erano distinti per essere stati in grado di staccarsi con successo dalle soluzioni più abusate dell'harsh-EBM, e che col rinnovato assetto compiono un ulteriore salto di qualità, conseguendo una nuova maturità. Appare subito evidente la mirabile crescita a livello di produzione, grazie a suoni pieni ed efficaci che esaltano una fase di arrangiamento curatissima ed un'attenzione per i dettagli non comune in questi ambiti. Per quanto attiene alla scrittura, il nuovo album traccia una rotta ben definita rispetto al più eclettico debut, dove la più marcata linearità non è certo sinonimo di una mera adesione ai canoni tipici dell'harsh-electro: si tratta piuttosto di un momentum creativo che guarda ai club con intelligenza e consapevolezza del proprio potenziale commercia(bi)le e che ha puntato con successo sulla compattezza ed sull'efficacia, sacrificando un po' di estro in favore di un'invidiabile solidità. Forti di un sound ormai perfettamente bilanciato, meno debitore della lezione dei 90s e più moderno, i Nostri controllano al meglio ogni fase del songwriting, sfornando tanto eccellenti e poderosi mid-tempos (la granitica opener "Final Solution", una "The Curse" ricca di buone soluzioni melodiche e, soprattutto, il raffinatissimo gioiello da club "Plastic Nursery") quanto dilanianti schegge cariche di groove e violenza sonica (la furiosa "Messiah", la tagliente title-track e l'agile "Slow Death"). La qualità dei suoni e l'efficacia delle strutture sono la base ideale per le ferali e dilanianti vocals di Skar, che fa ampiamente la sua parte offrendo una prova non soltanto convincente, ma anche e soprattutto diversa dai soliti strilli distorti del settore, a conferma di come la forza dei First Black Pope stia nel gruppo e nell'atmosfera mortifera e 'sick' che esso riesce a generare. Sempre attenti a variare la formula col carisma che contraddistingue i gruppi più rodati e affiatati, i Nostri si ritagliano la seconda parte dell'album per dar sfogo a quella maggiore creatività che li distingue dai troppi cloni e mestieranti della scena electro più dura: prendono così corpo varianti di gran pregio come la raffinata "Psychic Secretions", col suo bel groove circolare, o la tesa "Black Body Radiation", ricca di soluzioni intriganti, ma soprattutto la serpeggiante "Artificial Void", sospesa e forte di un pathos drammatico, e l'altro gioiello oscuro dell'album, ossia "Repentant", la cui solennità poggia su magnifiche ritmiche marziali e genera una tensione emotiva memorabile. Chiude l'opera "War Party", violentissima e devastante mazzata realizzata in combutta con Ira-K Organization, pronta a radere al suolo qualsiasi palco e/o dancefloor. Un ritorno importante che evidenzia come i First Black Pope abbiano fatto ancora una volta centro, giocandosi al meglio le proprie carte e dimostrando come sia ancora possibile fare dell'eccellente harsh-EBM di livello internazionale, anche senza stravolgere gli equilibri del genere.
Roberto Alessandro Filippozzi
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