Logo DarkRoom Magazine
Darkroom List menu Room101 Room102 Room103 Room104 Room105 Room106 Room107 Room108 Room109 Reception
SYNTHPOP, FUTURE-POP, TRIP-HOP, CHILLOUT E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ACCESSIBILE E MELODICA
HARSH-ELECTRO, EBM, ELECTRO-INDUSTRIAL, IDM E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ABRASIVA E DISTORTA
DARKWAVE, GOTHIC, DEATHROCK, POST-PUNK E AFFINI
INDUSTRIAL, AMBIENT, POWER ELECTRONICS E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ NERE ED OPPRIMENTI
NEOFOLK, NEOCLASSICAL, MEDIEVAL, ETHEREAL E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DELICATE E TRADIZIONALI
TUTTO IL METAL PIÙ GOTICO ED ALTERNATIVO CHE PUÒ INTERESSARE ANCHE IL PUBBLICO 'DARK'
TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DIFFICILI DA CLASSIFICARE O MENO RICONDUCIBILI ALLA MUSICA OSCURA
LA STANZA CHE DEDICA LA DOVUTA ATTENZIONE ALLE REALTÀ NOSTRANE, AFFERMATE E/O EMERGENTI
LA STANZA CHE DEDICA SPAZIO ALLE BAND ANCORA SENZA CONTRATTO DISCOGRAFICO

Mailing-List:

Aggiornamenti su pubblicazioni e attività della rivista


 

Cerca nel sito



Room 108

16-07-2007

SACHER-PELZ

"In Hoc Urbia Miazi"

Cover SACHER-PELZ

(Old Europa Cafe)

Time: (75:15)

Rating : 8.5

Sacher-Pelz è stato il primo progetto di Maurizio Bianchi, sorto sul finire degli anni '70 con quattro nastri autoprodotti e ora introvabili; tale materiale fu ristampato poi su CD all'inizio del nuovo millennio, ma di fatto il nome Sacher-Pelz non comparve mai più e, fino a poco tempo fa, sembrava essere solo il primo passo nella carriera dell'autore di Pomponesco. Spiazzando tutti quelli che lo seguono, Maurizio decide di pubblicare quest'anno il titolo "In Hoc Urbia Miazi" che segna ufficialmente la resurrezione del suo incipit artistico (di poco preceduto dal CD-R "Clerzphase"), un ritorno alle origini utile a sancire (o chiudere?) un manifesto progettuale a volte frainteso nel corso degli anni. Il risultato è costituito da sette tracce di musica concreta, pura coagulazione e, appunto, concrezione di suoni e rumori. Un disco vicino ai risultati firmati con la sigla M.B. solo per le modalità di esecuzione e costruzione, tant'è che l'esito finale riesce molto più duro, emotivamente meno coinvolgente, ma qualitativamente superiore e più ricercato: ne emerge il tentativo di superare il limite della musica intesa come piacere, ma anche di sorpassare ogni rumorismo finalizzato a provocare l'ascoltatore. Colpisce il fatto che alla fase sonora venga accostata una fase vocale (curata da Daniele Poletti) in cui le parole vengono condensate fino a trasformarsi, a scindersi in parole diverse; i fonemi tendono a perdere il loro significato strutturale e diventare pure onomatopee. Un procedimento che ricalca quanto realizzato parallelamente con la musica (se così può ancora chiamarsi) messa a punto da Maurizio. La copertina continua il medesimo discorso, proponendo un collage di frammenti che rendono in pieno l'idea di una stratificazione fossile che appare all'occhio umano come un tutt'uno. Infine il titolo è anch'esso una concrezione fonematica (ve lo dico col beneficio del dubbio), dunque una miscela realizzata a partire da realtà preesistenti. "In Hoc Urbia Miazi" riassume lo stile compositivo di Maurizio Bianchi e racchiude una vera e propria dichiarazione d'intenti, un manifesto che fu ed è alla base di ogni composizione firmata da questo autore, forse troppo spesso accostato all'universo industrial, di cui è padre, ma non figlio. Non aspettatevi un album di musica, né intrattenimenti o qualsivoglia atmosfere: il nuovo capitolo di Sacher-Pelz è una sperimentazione audio che richiama alla memoria i classici della musica concreta, da cui Maurizio ha sempre dichiarato di discendere artisticamente. Forse "In Hoc Urbia Miazi" va inteso anche come l'ennesimo grido lanciato per avere in patria quella considerazione finora negata: non parlo di riconoscimenti ufficiali, ma di pura e semplice considerazione per un autore tanto apprezzato all'estero quanto snobbato in Italia.

Michele Viali

 

http://www.myspace.com/maurizio_bianchi

http://www.oldeuropacafe.com/