08-10-2013
BLUME
"Autumn Ruins"
(WTII Records)
Time: (40:31)
Rating : 7.5
C'era attesa per il secondo album dei lombardi Blume, in primis per quanto di buono i tre avevano dimostrato col valido esordio "Rise From Grey", ed anche per via degli oltre tre anni e mezzo trascorsi da allora. Un bel lasso di tempo, necessario tanto per trovare un nuovo contratto (ancora in America con la WTII Records, dopo l'esordio su A Different Drum) quanto per lavorare in tutta calma, onde tornare con un disco che potesse rappresentare un effettivo passo in avanti. Ed il tempo speso ha dato i suoi frutti sotto forma di un follow-up superiore al buon esordio in tutto e per tutto, dall'aspetto compositivo a quello tecnico, passando per l'ammirevole produzione. Più sicuri dei propri mezzi, i tre consolidano e puntellano sapientemente un sound sempre squisitamente diviso fra il synthpop di qualità e la darkwave più passionale, ma forte di un rinnovato carisma che è figlio dell'esperienza maturata nell'ultimo triennio. Tempo che l'intro "Ruins And Despair" si esaurisca e subito "Western Rust", singolo digitale pre-album rilasciato in luglio, ci mostra quale sia il livello raggiunto oggi dai Blume, vestendo i panni della potenziale hit ed emanando tutto il fascino e la raffinatezza di cui i tre sono capaci. È un songwriting che denota nuovo vigore rispetto al più malinconico esordio, riuscendo a marcare in maniera più nitida tanto il piglio synthpop quanto la componente darkwave (quest'ultima apportata dalla chitarra di Daniele, specie nelle porzioni finali dei vari brani), complici dei refrain che funzionano molto bene ed una costruzione perfettamente bilanciata. I rinnovati Blume hanno più energie da spendere in chiave dancefloor, in primis con una potenziale hit come "The Chosen" (che si mangia agevolmente l'ultimo album di Assemblage 23, giocando sul suo stesso terreno), ma sanno esaltare la grande raffinatezza che li caratterizza con la passionalità delle proprie trame, come dimostrano picchi creativi del calibro di "To The Night" e, soprattutto, "Freia", appassionato gioiellino il cui dolente refrain risulterà struggente per i più sensibili. Tutto fila liscio anche quando i Nostri si cimentano in uno strumentale ("Arclight"), riuscendo a comunicare bene anche senza l'ausilio della bella voce di Enrico, ma la vera sorpresa in un disco tanto snello quanto efficace viene tenuta in serbo per la fine: "For My Lorraine" è un'intensa ballata acustica dall'indole dark-folk mirabilmente costruita, segno tangibile della versatilità dei Nostri, credibili anche in varianti così nette. Più maturi e sicuri del proprio potenziale, i Blume sono riusciti a superare brillantemente i livelli raggiunti col debutto del 2010, diventando a pieno titolo un act di respiro internazionale: è doveroso dargliene merito e sostenerli.
Roberto Alessandro Filippozzi