14-09-2013
UN-REASON
"UN-reason"
(Patetico Recordings)
Time: (51:24)
Rating : 8
Sorprendente rivelazione dalla Patetico Recordings, nota label indipendente di quel di Philadelphia, che ha visto nei nostrani UN-reason la scommessa più che vincente. Il settetto capitanato dal vocalist e chitarrista Elio Isaia è ufficializzato dal 2010 e giunge alle stampe con questo impeccabile debutto solo quest'anno, ma va ricordato che in realtà i membri del gruppo hanno vissuto appieno la scena goth/industrial/alternative, cooperando in svariati progetti e, soprattutto, caratteristica fondamentale che fa la differenza in quest'eponimo lavoro, coltivando contatti fondamentali. Per fortuna, dopo anni di indugio, i Nostri sono riusciti ad unirsi e comporre insieme un album che lancerà la scena italiana in tutto il panorama industrial-rock mondiale. I cinque (Isaia dei Bless e Fallen Tears, Giorgio Bormida alla chitarra, basso e piano, Lorenzo Bartolini alle pelli, Jan Maio ai synth e Jon Griffin alle chitarre, ma sono entrati in pianta stabile anche Simone Brunzu e Max Marsella) godono di una produzione impeccabile, dove hanno messo le mani un po' tutti i grandi veterani del genere. Martin Atkins dei Killing Joke e Nine Inch Nails è stato session drummer, Reza Udhin (sempre dai Killing Joke e leader degli Inertia) ha masterizzato a Londra l'intero lavoro, per non parlare del curriculum di tutti i membri (F.E.M., Abell 2218, Twenty One Crows). Insomma, UN-reason è immeritatamente considerato un debut album, ma porta con sé un bagaglio di esperienza e professionalità da fare invidia a buona parte del mercato americano, scena in cui potremmo meglio identificare i Nostri. Il disco è brillante, caldo, variegato. Una veste gotica non molto lontana dai The Cure (Isaia potrebbe essere un Robert Smith italico, soprattutto nell'opener "A Place Of Truth") che avvolge un industrial-rock/alternative mai eccessivo in fase di arrangiamenti chitarristici, melodico e onirico. "Under" è piacevolmente radiofonica ma di gran classe, mentre "Too Deep" e "Blinks" sfoggiano spavalde un'estetica di prongiana memoria. "Open" rispecchia persino una sorta di melodic-alternative che ha contaminato un po' tutti i gruppi prog-rock sperimentali, mentre "This Is Not My Fear" riecheggia del miglior shoegaze proponibile. Un lavoro unico, da far girare sulla piastra a non finire, che tiene compagnia in auto o sui lettori mp3. Musica per l'anima, caratteristica che l'industrial-rock aveva perso a causa di certi melting pot squallidi e troppo orientati al nu-metal. Un orgoglio tutto italiano, una tricolore pronto ad essere piantato negli States o dovunque altrove. Da avere all'istante, per il bene della scena.
Max Firinu
http://www.patetico-recordings.com/