04-07-2013
SVART1
"Satanische Helden"
(Industrial-Culture)
Time: (56:49)
Rating : 6
L'act italico Svart1, forte ormai di una discografia ampia tra uscite in download, cassette e CDr, torna con un nuovo CD a distanza di tre anni dal precedente "Non Tutto Ciò Che Tace È Morto". "Satanische Helden", titolo nato da una citazione del primo singolo dei tedeschi November Növelet, prende spunto tematico da una lista di demoni che danno nome alle dieci tracce del disco, in cui compare anche la voce (un po' fuori luogo) di Aleister Crowley. I suoni spaziano da partiture ritmico-industriali a furori noise, senza tralasciare atmosfere pacate, generate con droni prolungati o sovrapposizioni di materiale sintetico. L'elemento percussivo è la nota più vitale del disco, usato a volte in modo superficiale con cassa dritta di sottofondo ("Ade" e "Angra Mainyu"), ma anche in maniera meno scontata laddove intervengono pulsazioni abrasive che assumono la forma del ticchettìo di un orologio, come in "Ahriman Ante", o nell'andamento elettro-tribale di "Abduxue", che segna uno degli aspetti più interessanti dell'opera. Tra qualche passaggio un po' fracassone, da cui trapela una certa difficoltà nello gestire accumuli sonori importanti ("Rashnu", "Astaroth"), trova spazio anche il piccolo gioiello "Samael", pezzo che, staccando col resto dei suoni, trova il suo nodo centrale in un tema di strumento a fiato accompagnato da percussioni etniche e cinguettìo di rifinitura: ne risulta un sound incredibilmente efficace nel trasmetterci l'esotismo di un rituale antico, fotografato in luoghi ignoti lontani anni luce dalla modernità. Nel complesso "Satanische Helden" si presenta con alti e bassi: idee buone ma di seconda mano, le solite strutture industriali 'casalinghe', ma anche alcune liete e inaspettate sorprese che trovano nel ritualismo post-industriale il loro aspetto più affascinante. In futuro sarà meglio insistere sui lati positivi e ripulire i suoni da troppo, inutile rumore: gli spunti interessanti non mancano.
Michele Viali
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