25-04-2013
SIEGFRIED
"Cementoacciaio"
(Blücher Records)
Time: (54:27)
Rating : 8
Curioso pensare al quintetto di Sassuolo come ad una band che voleva muovere i propri passi all'interno di un suono neofolk di scuola Death In June, quando poi il retaggio dei suoi componenti ha portato inevitabilmente ad uno stile debitore della new wave e del post-punk, e in particolare di quelle realtà tutte italiane (Diaframma, primissimi Litfiba, CCCP...) che rappresentano ancor oggi un momento storico aureo nella scena nazionale... Curioso per gli 'effetti collaterali' che le diatribe politicizzate collegate alle varie scene andranno a creare nelle menti di tutti quelli che credono di essere alternativi a qualcosa, e invece hanno solo indossato un paraocchi gentilmente fornito da qualche 'schieramento' e sono perfettamente funzionali al Sistema... Quello stesso Sistema che i Siegfried affrontano senza paura di dire la Verità, avendo perfettamente compreso come sia vitale affrancarsi dai 'giochi delle parti' e guardare oltre, ad un reale obiettivo comune. Non quindi dei ragazzetti da centro sociale con le Nike ai piedi e l'iPhone in tasca che una precisa parte manipola come più gli aggrada, facendogli finanche credere che basti mettere fuori gioco un singolo uomo per risolvere ogni male del mondo, né tanto meno un manipolo di nostalgici che anelano a sostituire l'odierna 'democrazia' con un ritorno a vecchi totalitarismi. Niente di tutto ciò, perché i Siegfried hanno capito bene qual è IL problema e come tutto ruoti attorno al concetto di 'divide et impera', ossia di come scientemente e sempre più subdolamente le masse vengano divise in 'fazioni' d'ogni tipo, le une contro le altre, disinformate ad arte e bombardate con ogni possibile arma di distrazione di massa, affinché l'elite dominante continui imperterrita a tenere l'umanità al giogo, in una versione aggiornata, 'politicamente corretta' ed estesa a tutti dello schiavismo. Non esiste destra né sinistra per i Siegfried, che hanno ben compreso come e quanto sia subdola la tirannia mondiale che oggi ci opprime tutti (anche se i più nemmeno se ne accorgono, né gli interessa capirlo), e se ciò non verrà compreso da chi si crogiola in un relativismo a tutto tondo o da chi continua a credere a sedicenti 'uomini della provvidenza', questi saranno problemi di chi ha scelto aprioristicamente di filtrare ogni cosa in un'ottica dovuta a retaggi famigliari o lavaggi del cervello a mezzo scolastico. I Siegfried hanno ben chiaro che il nemico è un sistema che è una Matrix, una monarchia oscura e malvagia camuffata da 'democrazia' che addormenta le masse, spingendole ad un individualismo funzionale unicamente al consumismo e ad una omologazione utile solo alle corporazioni ed agli aguzzini che vi stanno dietro, e che quindi vanno risvegliate con ogni mezzo, a partire dall'Arte. La stupenda confezione che racchiude il nuovo album (limitato a 500 copie e successore del debut eponimo del 2011), col suo magnifico digipak formato 18x18 cm e il favoloso maxi-booklet di 24 pagine, usa un'estetica forte e chiara che sicuramente i 'soliti noti' bolleranno semplicisticamente come 'destrorsa', in un parallelo con quei fondamentali Laibach che hanno sempre saputo innescare una reazione nell'occhio di chi osserva, a costo di venire fraintesi dai più, ma favorendo il risveglio di chi aveva le carte in regola per capire. Una concettualità fortissima, sviluppata fianco a fianco col responsabile del progetto 'Dinamo Innesco Rivoluzione' Simone Poletti (anche dietro alla Blücher Records assieme al frontman e chitarrista dei Siegfried Giovanni Leonardi), che emerge chiara non solo dalle immagini a corredo, ma anche e soprattutto da testi - tutti in italiano - inequivocabilmente chiari, per chi ha voglia di comprendere. Non stupisce affatto, nonostante le differenze stilistiche, vedere il nome dei Siegfried accostato a quello di Ianva, non solo per l'evidente affinità tematica e di vedute, ed il risultato non poteva che portare ad una collaborazione diretta col loro leader Renato 'Mercy' Carpaneto, che con l'altro suo collega Francesco La Rosa firma per i Nostri l'introduzione "Fronte Occidentale" (oltre ad aver offerto un continuo supporto durante l'intera lavorazione dell'album). Di lì in poi il disco entra nel vivo, stavolta con fare meno incline al post-punk rispetto agli esordi (solo la carismatica ed incisiva "Cemento E Acciaio", fra i momenti migliori dell'opera, si muove realmente in tal senso), con un occhio maggiormente rivolto alla new wave italica di cui sopra ed alle sue più recenti derive rock. Una modalità che i Nostri padroneggiano benissimo e in maniera vibrante, focosa, ora con un impeto più elettrico (la rockeggiante "Ribolle Il Sangue", la trascinante "Il Potere Dei Segni", le suggestioni new wave di "Inquietudine"), ora con una dolente dolcezza intrinseca (la sofferente "I Duellanti", l'appassionata ballad "Florilegio", l'ariosa "Appunti Sul Volo", la più morbida "Un Gentile"). Un profondo senso di nostalgia per un passato ancora non così tragico come il presente affiora da "Dragone Scelto", laddove l'elettricità assume contorni più tenui in un bel momento come "L'Ora Scarlatta"; la chitarra e la narrazione di "L'Isola Felice" sono opera di Dario Parisini dei Disciplinatha, altro collaboratore importante per inserire nel concept dei Siegfried un ulteriore fondamentale tassello che aiuti a comprendere la natura della loro lotta di risveglio e liberazione socioculturale, prima che il valzer da balera di "Tramonto D'Emilia" (la terra d'origine dei Nostri è presa come punto di partenza, e non di unico approdo, per sviluppare concetti adattabili a 360 gradi) chiuda i giochi col suo appassionato refrain. Quando ammirevoli e ispirati musicisti sanno tramutare in arte sonora/visiva/testuale concetti basilari che il mondo globalizzato intende occultare, è doveroso plaudire al coraggio ed all'impegno che queste persone hanno inteso riversare in qualcosa che, nel suo piccolo, è un segnale importantissimo nella dura lotta per sovvertire l'odiato Nuovo Ordine Mondiale. Noi plaudiamo quindi senza riserve ai Siegfried, certi dell'alto valore e significato di un lavoro del livello di "Cementoacciaio": "L'arte è politica", diceva saggiamente qualcuno...
Roberto Alessandro Filippozzi
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