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Room 108

25-04-2013

LE COSE BIANCHE/DAVIDE FEMIA

"Poor"

Cover LE COSE BIANCHE/DAVIDE FEMIA

(Santos Productions)

Time: (61:48)

Rating : 6

Dischetto rude ed altamente industriale quello che si dividono Le Cose Bianche (progetto aretino dietro cui si cella lo stesso mastermind di Malameccanica) e Davide Femia (qui nelle vesti sia di musicista che di produttore). Una copertina scarna, costituita da sei pannelli di carta leggera stampati in un bianco e nero di dubbia qualità, è l'anticamera di un CDr che osanna i vecchi leoni del passato, ammiccando a turbe psichiche e tematiche lugubri tratteggiate con sonorità minimali. I sei pezzi firmati da Le Cose Bianche sono generalmente basati su di un'unica fonte noise che viene variata con distorsioni, rintocchi, sali-scendi tonali e ambientazioni tetre o aggressive, a seconda dell'occorrenza. A movimentare il tutto concorrono un'ampia rosa di voci campionate, legate sia alle umane follie che a fonti cinematografiche. Nonostante gli sforzi, i cambiamenti sono ridotti all'osso e i pezzi comunicano freddezza e autoreferenzialità, cosa tutto sommato rara per brani di matrice power-electro. Davide Femia si destreggia molto meglio grazie ad un uso incrociato di voci, percussioni, temi di synth e rumori di vario genere. Gli ingredienti vengono dosati con perizia nel viaggio tematico tra le difficoltà psico-fisiche dell'uomo moderno. La ripetitività ossessiva è un modus operandi che ritroviamo un po' in ogni brano, costruito però sempre con mezzi diversi: si va dalle ritmiche metalliche incrociate a toni depressivi e inquietanti nell'"Intro" per passare a basi stratificate con effetti più tipicamente dark ambient, battute da ritmiche synth ("Difficoltà Respiratorie") o addirittura prossime alla wave ("Urla Represse"). Il rumore, sia esso generato da field recordings ("Outro") o da marchingegni elettronici, si muove spesso in sottofondo, utilizzato per rifinire la traccia o dargli corpo. Il noise, inteso come groviglio sonoro quasi non-sense, lasciato alla deriva e depotenziato di ogni aggressività, è alla base delle consequenziali "Il Sonno Tarda Ad Arrivare" e "16 Gocce", quest'ultima quasi la traduzione di uno status mentale, generato tra false ritmiche, presunti echi strumentali e voci alla rinfusa. "Poor" si pone come una digressione sonora minimale, concepita tenendo a mente temi ben noti alla scena post-industriale. Nel complesso nulla più di un piccolo divertimento tra amici, diviso tra una fase che stenta a decollare ed una che scivola via veloce. Piccolo corollario al lavoro di entrambi i progetti.

Michele Viali

 

http://lecosebianche.blogspot.it/

http://santos-productions.blogspot.it/