28-08-2012
ORCHESTRA ESTEH
"Dreamworking"
(L'Arca e L'Arco Edizioni)
Time: (61:26)
Rating : 7.5
"Dreamworking" è il nuovo, ambizioso lavoro dell'artista campano Vinz Notaro e del suo decennale progetto Orchestra Esteh, nato "come spontanea estensione di ricerche sul rapporto arte/sogno/magia" - per rifarsi alle note biografiche - ed il cui obiettivo è senza dubbio quello di usare la musica come viatico per esplorare materie non esattamente alla portata di chiunque, come appunto il sogno e le applicazioni che il suono può avere nel suo controllo. Per Vinz il suono è ricerca a sfondo rituale, e in questo senso "Dreamworking" è il suo lavoro più completo, perché oltre alle cinque tracce audio dell'edizione standard (quella limitata - e graficamente molto bella - include un ulteriore brano, diverso per ognuna delle 96 copie numerate a mano), l'opera si completa del volume "Suono Sacro Sogno", i cui contenuti non possono prescindere dall'ascolto del dischetto, in quanto strettamente correlati. Il piccolo volume, adornato da suggestive e calzanti immagini e pregevole nella rilegatura, è diviso in cinque capitoli, tanti quanti sono - appunto - i brani del dischetto: il tema è senza dubbio estremamente interessante e viene esposto dal Nostro con dovizia di particolari, riflessioni e citazioni, ma come detto non è materia alla portata di chiunque, ed in ogni caso richiederà un accurato lavoro di ricerca anche da parte dell'ascoltatore più avvezzo a tali argomenti, al fine di comprenderlo appieno e non fraintenderne gli intenti e le fonti. Passando ai contenuti sonori, Orchestra Esteh si muove in un limbo: ambient? Musica concreta? Industrial? Questo e niente di tutto questo, se vogliamo: l'intento è quello di richiamare le fasi in cui si divide il saggio, non importa con quali suoni o modalità. Ed allora, ecco che le effusioni sonore paiono quasi giocose nelle movenze dell'iniziale "Phalaenae Nigrae", per poi farsi più sottili, notturne e placide nella seguente "Tzantza"; "Taksaka" è l'autentica pièce de résistance, coi suoi quasi 30 minuti di ambient cupa e rarefatta dai toni tenui, ma che via via si fanno sempre più ritualistici e meditativi, fino a lambire territori industrial ambient. "HDHM" mette in evidenza suoni più nervosi, mentre l'atto conclusivo "Sub Auspiciis Noctis" chiude un lavoro lungo ma discretamente scorrevole, esponendo la materia ambientale in una forma ancor più sfuggente e tetra. Difficile raccontare nei dettagli un'opera che non si limita a dei contenuti prettamente musicali, e che premiamo con una valutazione alta per l'encomiabile doppio sforzo letteral/musicale, ma è fuori discussione che, se l'argomento vi appassiona e le vostre sonorità di riferimento sono quelle cui si rifà Orchestra Esteh (fermo restando che 'intrattenimento', sfoggio di tecnica, produzione ai massimi livelli e/o innovazione andranno semmai ricercati altrove), "Dreamworking" rappresenterà per voi uno studio che non mancherà di stimolarvi.
Roberto Alessandro Filippozzi