28-07-2011
REPSEL
"The Double Mask Of Human Kind"
(Nomadism Records)
Time: (48:37)
Rating : 7.5
Su queste pagine, negli ultimi tempi, ci siamo occupati di alcune piacevoli release di prog metal italiano a tinte oscure e malinconiche. Abbiamo notato, in alcuni casi, come l'eccessiva ostentazione della tecnica strumentale si sia progressivamente messa al servizio delle emozioni per dar loro forma e direzione, in brani meno intricati e cervellotici di minor durata e maggior personalità. Anche l'ausilio di ottime voci femminili è sempre più contemplato all'interno di un genere che cerca, per mezzo di sognanti e accessibili linee melodiche, di compiacere anche i palati meno avvezzi a queste sonorità. I Repsel, band laziale in pista dal 2003 e con all'attivo due demo, giungono alla fatidica prova sulla lunga distanza, inserendosi perfettamente in questo contesto. L'ottima performance della cantante-violinista Marta aggiunge, grazie a melodie ricercate ma orecchiabili, un tocco di freschezza a strutture strumentali che riecheggiano i classici dell'heavy-prog e della N.W.O.B.H.M. La tecnica è buona per affrontare al meglio le difficoltà del genere, e anche la produzione di casa Nomadism, pur peccando leggermente nella sezione ritmica, sembra migliore rispetto a precedenti lavori penalizzati da un suono deficitario (vedi Alchemy Room). L'uso del violino sottolinea la drammaticità e la malinconia dei temi trattati, improntati sul tema delle due facce della guerra: le paure e le speranze di chi la vive sulla propria pelle e la sarcastica compiacenza di chi la dirige secondo i propri interessi politici ed economici. L'iniziale "Fairies Of Dream" è senz'altro una delle tracce migliori, immediata e con un refrain d'impatto, a stretto contatto con la sfera Lacuna Coil-Evanescence, ma traslata in un contesto più sofisticato, con tanto di assoli di violino e di chitarra. "Please Don't Throw The Dice" segue con istinto la compattezza della traccia precedente, anche se meno fluida a livello strumentale, ma comunque intrigante nelle armonie vocali. Semplice e trascinante è anche "The 6th Of August 1945", che tratta del disastro di Hiroshima, ma riesce a liberare una paradossale energia positiva grazie, ancora una volta, a linee vocali che sembrano innanzitutto divertire la stessa Marta, che ritroviamo protagonista anche nel successivo episodio semi-acustico "The Constant Fear Of Losing You", perfettamente a suo agio nell'inserire jodel (che non possono che ricordare Dolores O'Riordan) e ricercate armonizzazioni nei suoi back vocals, oltre che nel conferire al brano, questa volta con il violino, un tocco folk nella parte centrale. Anche "The Silence Of Angels" si distingue per l'intrigante atmosfera sincopata delle strofe, contrapposta a quello che sembra un inevitabile declino del ritornello. Un'ulteriore lancia da spezzare a favore dei Repsel, non da poco, sta nel fatto di non essere immediatamente paragonabili ad altri ben più celebri nomi. L'unico neo è che alle volte i Nostri cadono in comprensibili ripetizioni e luoghi comuni: alcuni brani sembrano poco fluidi, con passaggi strumentali leggermente forzati e privi della personalità di altri, ma quando il livello generale è così alto, si può chiudere un occhio e badare alle sole emozioni. Quindi, in definitiva, non resta che sperare che il grande pubblico si accorga di loro e gli dia una possibilità. Ma prima, non me ne vogliano, una cosa è d'obbligo: curare maggiormente l'aspetto scenico ed estetico in vista della fase live. Per il resto, complimenti!
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/nomadism