16-04-2011
THE GHOST EFFECT
"The Ghost Effect"
(Breakdown Records/Masterpiece)
Time: (48:56)
Rating : 7.5
La Breakdown Records, etichetta torinese che si è distinta negli ultimi anni per ottime produzioni in ambito quasi esclusivamente elettronico, stupisce in positivo per aver allargato i propri orizzonti ad una band che ha nelle sue caratteristiche un sound che si rifà agli albori del gothic rock, molto distante quindi da qualunque elemento sintetico o artificiale. I The Ghost Effect, formatisi nel 2005, convogliano gli ultimi anni del loro intenso lavoro in questo omonimo album e forniscono, assieme alla succitata etichetta, un esempio di come la passione per la musica vada ben al di là dell'età anagrafica e del trend del momento: se infatti da un lato va detto come i Nostri non siano propriamente dei ragazzini (anzi, direi che probabilmente hanno vissuto in prima persona i magnifici anni '80) e continuino con invidiabile e genuino piacere a inseguire un sogno che persiste col passare delle epoche e dei trend , dall'altro c'è la stima verso chi (la DJ Lesley) ha dato loro la possibilità di esprimerne il potenziale, credendo nel prodotto in sé e non in quello che ci sta attorno. Quasi storie d'altri tempi, come d'altri tempi è la musica proposta dal quartetto torinese (quintetto in fase live), un ensemble che ruota attorno alla gelida ed evocativa voce di Laura Agerli, in bilico tra Nico e Siouxsie, e ai raffinati ed incisivi fraseggi della chitarra di Claudio Vernetti, capace di districarsi fra i ricami flanger della new wave più 'pura' e i suoni taglienti più propri del gothic rock. Il brano iniziale "My Black Regrets", fin dai primi accordi, ci riporta ai primi anni di carriera di U2 e Chameleons, a quell'agrodolce senso di energia primitiva ma malinconica, di vitalità inespressa e di carica forzatamente contenuta, tipica delle rivoluzioni interiori di quegli anni; nel successivo "Korsakoff Syndrome", singolo di lancio dell'album, si cavalca invece l'onda più romantica e minimale di band come Sad Lovers And Giants. Con "Submission" e la conclusiva "Goodbye Tomorrow" si entra nei territori più consoni a Laura, nel primo caso ripercorrendo le paralizzanti e soporifere ballate che fecero la fortuna di Velvet Underground e Nick Cave, nel secondo librandosi tra paesaggi liquidi ed ipnotici, che lasciano un soffuso senso di appagamento nel momento in cui il dischetto termina e ritorna il silenzio. Anche "The Ghost Parade", che non fa che confermare le principali fonti di ispirazione della vocalist, si muove su un ritmo cullante e rassicurante, ma non raggiunge i livelli della stupenda "Goodbye Tomorrow". Nel mezzo si fa notare "The Fall Of The Man Of The Moment" per un refrain pienamente riuscito, di un'eccellente carica romantica, e "Say No", ma forse più perché molto simile a produzioni Cure anni '87-'89 che non per particolare ispirazione compositiva. Nel complesso un album molto piacevole da ascoltare, un tuffo in atmosfere purtroppo dimenticate da molta produzione attuale, un manifesto per chi abbraccia ancora quel modo un po' nostalgico e soprattutto onesto del concepire la musica dark, lontano anni luce dalle oscene pagliacciate che imperano nelle menti vuote di tanti istrionici personaggi senza talento che invadono la scena odierna.
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/breakdownrecordslabel