02-01-2011
LA CLAQUE DI DAFNE
"Drei"
(Audiolabstudio)
Time: (55:12)
Rating : 8.5
"...Come una morte breve nelle stanze d'albergo, fissando i tuoi occhi sempre più grandi...": in queste poche, splendide parole chi vi scrive, già alla metà degli anni '80, capì che la musica italiana anche underground, per di più uscita da poco dal punk che le diede una piccola svolta, non era più la stessa. Wave e rock s'incrociavano per darsi appuntamento in quella fascia generazionale, senza poter più essere ciò che erano prima: cantautoriale o incazzata, pop-folk o nichilista. Ora il rock underground, il post-punk italico non era più lo stesso, perché Federico Fiumani scriveva "Neogrigio" per quel capolavoro che fu "Siberia" e i Diaframma costruivano una piattaforma nell'oceano dove dare la possibilità di attraccare a tutte quelle band che con il punk si sentivano in debito di un ingrediente fondamentale: la parola! Ora la musica aveva diritto a testi non banali o solo irrequieti che sputassero malcontento: fare rock doveva essere soprattutto scrivere poesie surreali e noir, ma poemi profondi senza scampo. Chi cercava altre direzioni non ne usciva vincitore: i filtri del pubblico di allora erano tremendi e le selezioni estreme. Ne veniva fuori la qualità, e nulla vieta di pensare che la svolta mainstream dei Litfiba fosse dovuta al fatto che dopo "Desaparecido" la sfida sul piano campanilistico con Fiumani & soci fosse persa in partenza. Non è una recensione sui Diaframma, ma i membri della Claque Di Dafne saranno sicuramente orgogliosi di vedere il proprio nome comparire ora, dopo avere introdotto "Drei" tra riferimenti artistici di livelli così eccelsi, perché esso è l'unione di musica (basso, batteria e chitarra, suonati tutti con tecnica felicissima) dove la parola, il testo, la frase non è conseguenza e nemmeno contorno, non è orpello ma è un'arma tra le mani di chi ha composto i testi delle undici track. Un'arma per sedurre una donna come per rovesciare un sistema, un'arma per offendere la morale e per fare male a chi scrive quando le frasi escono dallo 'scrigno rosso', il cuore... Ora si può parlare dettagliatamente dell'album, di come i quattro si sono conosciuti e del perché sono tornati in studio dopo anni. Già un paio di anni fa, nel parlare di Gabriele 'Stopper' Colandrea e del suo solo-debut, vi annunciammo una volontà molto forte di riunire il quartetto sotto l'egida di un fortissimo amore per il suono di grezzissima wave, datata ma non vecchia. Con Gabriele di nuovo Emiliano, Edoardo e Luca, e nella nuova veste di "Elettra" ancora una volta la violinista H.E.R. da cui non poter prescindere. "Drei" è il viaggio di una carriera nata nel 1994 e giunta all'oggi con triboli che spesso sono passioni; nel disco si avverte tutto, dalla voglia di esistere a quella di affermarsi, ma senza compromessi. Undici tracce che si pongono lo scopo iniziale di ritrovare il pubblico del demotape "Nove IO", introvabile, con "Fonetica Libera Trance", stupenda opener surreale per chiavi sociologiche nata in un 'corto' dal medesimo titolo del '96. Poi le nuove canzoni, mescolate nella tracklist per non dividere un'epoca che, invece, si arricchisce nel tornare, ed oggi le elegie si addolciscono. "Katyusha For Breakfast" ed "Ego In Arcadia" sono dolcissime ballate di neo-wave sempre figlie di arpeggi alle corde, ritmi di batteria scanditi e gestiti per generare quel substrato necessario a far sì che l'ascoltatore si fermi, e nell'ascoltare s'imponga di farsi scivolare dentro la dolcezza delle liriche. "Drei" in larga parte è tutte queste cose, e c'è di più: tra ricordi e lacrime nostalgiche contrapposti ad inediti datati e recentissimi, La Claque Di Dafne torna per scoprire le braci ricoperte da troppe ceneri, donandosi a chi ha amato la wave nervosa dei Diaframma o dei C.S.I. di Lindo Ferretti, così come i primi lavori degli Afterhours. In altre parole, fate vostra un'ora di ottimo rock italiano d.o.c.!
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/laclaquedidafne